mercoledì 19 dicembre 2007

O isogashii?



Domenica scorsa ho partecipato ad un convegno sulla detenzione preventiva organizzato dalla Nichibenren, la federazione nazionale degli avvocati giapponesi. Tema importante e attuale. Nonostante il giorno festivo, la sala era stracolma. Mi ha colpito in particolare l'alto numero di rappresentanti diplomatici. Sono loro, tutto sommato, che se un cittadino straniero finisce nei guai, colpevole o innocente che sia, debbono darsi da fare e assicurarsi che vengano rispettati tutti i diritti della difesa (che in Giappone sono previsti, ma spesso non rispettati perchè non invocati).
C'erano i tedeschi, i francesi, i messicani, canadesi, norvegesi, svedesi, persino i cubani.
Nessun italiano. Non è per far polemica gratuita, ma possibile mai che quando ci sono eventi importanti, dove si impara qualcosa che può essere davvero utile per chi alla fine è pagato per essere al servizio dei cittadini, i nostri diplomatici non ci sono mai?
Ad ascoltare gli sproloqui militareschi di Scheffer, il segretario generale della Nato venuto nei giorni scorsi a bacchettare i giapponesi per il loro scarso impegno nella "pacificazione" dell'Afganistan erano presenti in due. L'Addetto Militare ed il ministro Amati. Per carità, la Nato è la Nato. E quando chiama, gli staterelli debbono scattare sull'attenti. Anche se qualcuno ci dovrebbe spiegare che c'azzecca il segretario generale di un'alleanza militare denominata "organizzazione del trattato del nord atlantico" in mezzo al Pacifico.

sabato 8 dicembre 2007

E' Natale, arriva il boia

Oramai pare sia divenuto un appuntamento fisso, anche se quest'anno il neoministro della giustizia Kunio Hatoyama, penultimo rampollo di una dinastia che governa il Giappone da più di un secolo, ha anticipato i tempi. Ieri mattina con qualche giorno di anticipo rispetto all'anno scorso, quando i boia erano stati costretti a lavorare il giorno di Natale, è ricominciata la danza macabra delle impiccagioni di stato. Tre esecuzioni, una ad Osaka, due a Tokyo. Non c'è verso, sembra che il Giappone abbia individuato nella difesa ad oltranza del cappio di stato il modo per rivendicare la sua peraltro impercettibile "presenza" internazionale e sovranità nazionale.
Peccato che la nostra ambasciata abbia postio il veto al simposio sulla pena di morte che Angelo De Rosa, direttore dell'associazione culturale "lo studiolo" aveva chiesto di poter organizzare presso il nostro Istituto di Cultura. Sarebbe stato quanto mai azzeccato, in questo momento. E avrebbe ricordato ai nostri amici giapponesi che oltre che il paese di pizza, mandolini, armani e ferrari, siamo anche quello che ha dato i natali a Cesare Beccaria.

venerdì 7 dicembre 2007

In caso di arresto....aggiornamento e ringraziamenti

Volevo solo aggiornarvi. SX è stato chiamato di nuovo dalla polizia, che gli ha chiesto se era disposto a presentarsi ancira una volta al koban per essere interrogato....
lui non sapeva che fare, ha chiamato l'avvocato che gli ha detto di andare senza paura.
Lui invece ha avuto paura e, su mio modesto consiglio, ha scelto un'altra strada...un po' all'italiana ma per ora pare funzioni. E' andato da un medico che gli fatto un certificato: "il qui presente è stressato è non può reggere un altro interrogatorio".
Per ora funziona....

Mercoledì 12 dicembre - data indimenticabile - SX terrà una conferenza stampa presso la Stampa Estera a Tokyo...ci sarà anche l'ambasciatore svedese, che dopo aver appreso della vicenda si è mosso ufficialmente con una protesta alla autorità giapponesi.

A chi ha proposto di tradurre il blog dico....fate pure, magari...ma io non ho proprio il tempo, nè, forse, la capacità.

martedì 4 dicembre 2007

In caso di arresto - soluzione al quiz (e un paio di commenti ai commenti...)

Allora, per chi fosse ancora in attesa di sapere come sono andate le cose. I poliziotti ci hanno - gentilmente - pregato di uscire, rifiutando ovviamente di partecipare al festino improvvisato. Ma un paio di loro sono usciti dopo qualche minuto e, con la scusa di vedere cosa stavamo facendo, ci hanno riaggiunto sul ponte sul fiume Sumida e hanno finalmente accettato di unirsi a noi. Ma la bottiglia era finita. Yappari.

Nel frattempo - ultime notizie - SX è stato contattato telefonicamente dalla polizia, che gli ha chiesto di ripresentarsi al commissariato per sostenere un altra seduta "volontaria" di interrogatorio. Sx ha risposto di mandargli un ordine di comparizione scritto. Non si sono più fatti vivi. Ricordatevelo: l'habeas corpus esiste anche qui. Mai accettare la "cooperazione volontaria". Pretenderes sempre un mandato scritto.

Mi fa piacere che la serie abbia suscitato molti commenti. E ringrazio Giullo e Eeinjanaika per aver, direi giustamente, "interpretato" il mio pensiero....il problema è che se qualcuno è fazioso (come ammetto di esserlo anch'io a volte) è difficile fargli cambiare idea. Nel suo commento Tokyogajin dimostra - come dire - di esser lui "cercar rogna". Buona parte delle sue critiche, infatti, non hanno alcun senso e dimostrano, nella migliore ipotesi una lettura superficiale dei miei post. Nella peggiore, un'avanzata e perniciosa forma di tatamizzazione (subdola malattia che colpisce molti gaijin, e non solo quelli "alti e robusti", convinti, una volta arrivati qui, di aver trovato il paradiso in terra. Il che è vero per molti versi, e sbagliato per altrettanti. Basti pensare, senza volare troppo alto e restare con le chiappe a terra, alla sublime accoppiata tatami/futon e alla delinquente, invalidante abitudine di lavorare accovacciati sotto al kotatsu. Nel primo caso la salute ne trae giovamento, nel secondo vi rattrappite e crescete storti). Sintomo inequivocabile di questa tatamizzazione è l'espressione "non ho mai preso a calci taxi e picchiato sconosciuti". Pensavo di essere stato abbastanza chiaro nel mio post: SX nega di aver picchiato il tassista... trovo preoccupante che "tokyogaijin", come la polizia di Tsukiji, dia invece per scontato che sia colpevole.Non vi pare?
Ma ancora una volta, ha ragione "Giullo". La questione non è se SX sia o meno colpevole. E' il suo trattamento. E il fatto che in Italia vi siano posti indecenti come i "centri di accoglienza", e non solo in Sicilia, non diminuisce certo l'indecenza di certe situazioni in Giappone. Con la differenza, non piccola, che in Italia un giornale come L'Espresso - al quale come sapete mi onoro di collaborare - vi ha dedicato un lungo reportage, mentre in Giappone non c'è uno straccio di giornale che abbia il coraggio di denunciare lo strapotere della polizia e l'assoluto spregio dei diritti umani non solo dei rei confessi e dei criminali incalliti, ma anche di semplici sospettati in attesa di giudizio. Non bisogna certo essere "yamatologhi" per accorgersene. E auguro a "tokyogaijin", ma davvero, di non doversene mai accorgere lui.

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domenica 2 dicembre 2007

In caso di arresto...istruzioni per l'uso (5)

Beh, vediamo di accelerare. Dunque, dopo essere riusciti ad incontrare SX, ammanettato e separati da un vetro antiproiettile, neanche fossimo a Guantanamo ed aver verificato che le sue condizioni generali sono buone, gli facciamo capire che stiamo seguendo il suo caso, ma che la sua liberazione potrebbe non essere immediata. "MA il procuratore oggi mi sembrava ben disposta..." Gli facciamo capire di non sperarci troppo, e di essere forte. Soprattutto, se è innocente (noi non lo possiamo sapere) di non firmare nulla, soprattutto se scritto in giapponese e neanche se, in cambo della firma, gli viene offerta la libertà. Sakae Menda si è fatto 33 anni di braccio della morte per aver firmato una confessione estorta dopo dieci giorni di interrogatori, con la polizia che gli diceva "intanto firma, poi puoisempre ritrattare". Lui ha ritrattato, ma nessuno gli ha dato retta. L'hanno liberato dopo 33 anni...
I nosstri timori sono fondati. SX viene riportato alla stazione di polizia di Tsukiji. Il pubblico ministero ha convalidato l'arresto e chiesto la proroga della detenzione per esigenze istruttorie. Dieci giorni, per ora. La palla ora passa al Tribunale, che deciderà l'indomani, sabato. Intanto un buon segno: c'era il rischio che il sistema, per il week end, si fermasse. Sx passa un'altra notte, la terza, in cella. Senza lavarsi, senza cambiarsi. Alla moglie che chiede la cortesia di fargli avere un cambio, la polizia risponde: "gomennasai, siamo fuori tempo. Dalle 10 alle 16, tutti i giorni, esclusi sabato domenica e feste comandate". Siamo a venerdì notte. Se gli va male, SX resta con le sue mutande fino a lunedì.
Ma arriva la prima bella notizia. Il giudice di sorveglianza ha deciso. Non c'è nessuna esigenza di custodia cautelare. Sx può andare a casa. "Lei ora torna alla stazione di polizia, raccoglie le sue cose, e può tornare a casa. Poi si vedrà - gli spiega il giudice, anche lei una donna - l'inchiesta ovviamente va avanti e si deciderà in seguito se sarà o meno rinviato a giudizio". Ci si può stare, no?
Ma la dottoressa Yamazaki non ci sta. Ma quando mai? Sx non ha confessato, pessimo segnale, mandarlo a casa. E, di sabato pomeriggio, pur non essendo di turno, chiede al suo sostituto di proporre immediato ricorso contro la decisione del giudice.
Sx viene avvertito appena arrivato al commissariato. Prima di sbatterlo di nuovo in cella, gli spiegano che il giudice ha cambiato idea. Lui non capisce e chiede di parlare con l'avvocato. Non glielo consentono. Ma Sx per fortuna non da' fuori di matto. E' importante, fondamentale, non perdere MAI le staffe. Mai.
Intanto si fanno le 10 di sera. La moglie è disperata. Continua ad aspettare, davanti al commissariato, con laa busta delle mutande e dei calzini in mano. Visto che la situazione non si sblocca, io e un altro collega decidiamo di andare a farle compagnia. Arriviamo al commissariato di Tsukiji e, mentre lka moglie insulta i poliziotti, che non reagiscono, non cerchiamo di ragionare. Passiamo un'oretta in questo modo, noi a spiegare i grundrisse del diritto (differenza tra sospetto e colpevole, diritti degli imputati, habeas corpus, concetto di umanità e tortura....etc etc) loro a farci capire che, per quanto logiche e razionali siano le nostre argomentazioni, "koko wa Nippon da!" (si vabbè, ma qui siamo in Giappone).
Ma anche in Giappone avvengono i miracoli. Del resto l'aveva detto l'ex premier Mori, quello che gioca a rugby, ricordate? "kaminokuni", il paese divino, dunque....mentre io ed il mio collega abbiamo esaurito tutti gli argomenti e rischiamo, a nostra volta, di essere arrestati quanto meno per schiamazzi...arriva l'incredibile notizia. Il Tribunale, riunito a tarda notte (però, che efficenza) ha confermato il niet alla procura. Sx va liberato, immediatamente. Ci vorrà un'ora, prima che procura e polizia si riprendano dallo shock ed espletino tutte le pratiche del caso. Nel frattempo, ci procuriamo una bottiglia di champagne, che, appena SX spunta dall'ascensore, stappiamo nell'androne del commissariato. Sx, da vero gentiluomo, offre un bicchiere anche ai poliziotti, attoniti, incerti se arrestarci tutti o mollare i freni e partecipare alla festa. Secondo voi, come è finita?
Dite la vostra, poi vi racconto come è andata.
FINE

In caso di arresto...istruzioni per l'uso (4)

Il procuratore, tale Yamazaki, è gentile ma palesemente poco disponibile a mettere in discussione la routine. Fino alla nostra richiesta di udienza non aveva probabilmente la più pallida idea che l'ennesima richiesta di convalida di un arresto fosse così "pesante" da provocare una visita da parte del vicepresidente della stampa estera. Che, il più gentilmente possibile, le fa presente che pur non volendo entrare nel merito del caso, trovavamo abbastanza curiosa e inadeguata un tale reazione da parte dell'Impero, rispetto ad una - per ora solo supposta - rissa. Sx non ha precedenti penali, è felicemente sposato con una vostra cittadina da 15 anni, non ha neanche chiesto il permesso di soggiorno permanente, per evitare di gravare sul vostro sistema pensionistico...non è il caso di mostrare un po' di buon senso e mandarlo a casa? Il magistrato annuisce, ma non comprende. Il tipo non ha confessato. E' ovvio che la polizia voglia tenerlo ancora un po' sotto torchio, deve pensare. Comunque prende atto del nostro appello - compreso quello, straziante, della moglie che con un inchino prrofondissimo le chiede il permesso di incontrare il marito anche per poco, e, in via subordinata, di fargli avere un cambio di biancheria. Il procuratore si irrigidisce. Nessuna visita, solo l'avvocato può incontrare Sx, e solo dopo l'interrogatorio. Quanto alle mutande, non è di sua competenza, ma è sicura che non vi saranno problemi, alla stazione di polizia, per fargliele avere. Più tardi scopriremo che non è così: c'è un orario, anche per portare mutande, calzini e spazzolino.
Prima di accomiatarci, abbiamo una intuizione. Solo l'avvocato? Ma se l'avvocato non parla inglese? Il detenuto straniero ha diritto a un interprete....Già, ammette il procuratore. Può farlo la moglie? Certo. E un amico? Anche...La moglie mi lascia volentieri il posto: "vai tu, conosci le leggi e sono sicuro che saprai infondergli coraggio, più di me che magari mi metto a piangere e basta". E fu così che, per la seconda volta (la prima fu vent'anni fa, quando facevo il mio dottorato sul sistema penale giapponese) sono entrato nei sotterranei della procura, nelle celle di sicurezza. Aldilà delle condizioni/motivazioni di detenzione, c'è una puzza pazzesca e sporco dappertutto. Davvero una vergogna, per la seconda potenza economica del mondo. E siamo a cento metri dal Palazzo Imperiale. Un bel talpone, in un paio di mesi, riuscirebbe a raggiungere le cucine di Sua Maestà. (segue 4)

In caso di arresto...istruzioni per l'uso (3)

Siamo a venerdi mattina, 30 novembre. Sx viene svegliato alle 6 di mattina (dopo essere stato interrogato altre 4 ore, la notte. Non sto a raccontarvi il tipo di domande: ma è vero che in Svezia c'è il salmone? Ti piace il natto? etc etc) e ammanettato. Resta così, seduto in una stanza, fino alle 9:30, quando assieme ad altre 4 persone viene legato ad una corda e tradotto fino ad un pullmino, Destinazione Kasumigaseki, Procura Generale della Repubblica, pardon, dell'Impero. Lì viene rinchiuso in un'altra cella frigorifera, se possibile ancor più fetida (parole sue) della prima, assieme ad una decina di persone. Tutte ammanettate, tutte in stato di fermo, in "attesa di giudizio". Aspetta che il publico ministero lo "interroghi", prima di decidere se accogliere o meno la richiesta della polizia: convalida dell'arresto, per "esigenze istruttorie". Il tutto senza uno straccio di documento scritto: all'avvocato viene solo riferito veerbalmente che la polizia ha chiesto il prolungamento della detenzione perchè SX non collabora "jijitsu wo mitomenai" (non ammette i fatti). Purtroppo è così. L'avvocato mi spiega che se SX ammettesse i "fatti", verrebbe subito liberato e, dato che in Giappone vige la discrezionalità (oserei dire, arbitrarietà) dell'azione penale, e che l'Impero è in tutte altre faccende affaccendato, probabilmente il caso verrebbe archiviato. Con tanti saluti al tassista, ammesso che sia stato davvero picchiato (cosa che, allo stato, non è dato sapere, ma pare sia paradossalmente irrilevante, per tutti). In ballo non c'è la verità, i diritti umani, l'habeas corpus. Ma la "faccia" della polizia e del "sistema". Quello che produce, dicono le statistiche, il 99% di condanne, una volta che il caso arriva in tribunale. E ci mancherebbe, visto come funziona.
Mentre SX sta aspettando di essere interrogato, l'avvocato chiede di incontrare il procuratore.Il quale può anche rifiutare l'incontro, ma la nostra avvocatessa è famosa ed il pubblico ministero, una donna che ci dicono proiettata verso una brillante carriera, non vuole fare passi falsi. Accetta di incontrare l'avvocato. Che visto che c'è infila pure la moglie ed il sottoscritto, in qualità di vicepresidente della stampa estera, associazione di cui SX fa parte e che si dichiara "preoccupata" per quanto sta succedendo....(continua). E' fatta. Saliamo al 7 piano della procura. Non nascondo di essere enmozionato. Pochi giornalisti entrano in queste stanze. Qui, nel 1954, la "zoto settai bunka" (cultura dello "scambio", cioè della corruzione) riportò la sua storica vittoria contro l'indipoendenza della magistratura. Quando il procuratore generale Tosa Sato, su ordine diretto dell'allora ministro della giustizia, Takeru Inukai, fu costretto a stracciare il mandato di cattura contro Eisaku Sato (nessuna parentela), allora segretario generale del partito liberaldemocratico, accusato di corruzione. Il procuratore generale, umiliato e pentito, si ritirò a vita monastica, mentre Eisaku Sato, ringalluzzito, divenne dopo qualche anno addirittura primo ministro e, nel 1974, fu addirittura insigniti del premio nobel per la Pace....se siete interessati alla vicenda, e più in generale all'illuminante storia di quel periodo, eccovi un brillante articolo, in inglese, di Takeshi Tachibana, il giornalista cui si deve l'arresto e la condanna dell'unico politico giapponese arrestato in "flagranza", nel paese a più alto tasso di corruzione politica al mondo (se la batte con il nostro, temo): http://www.jpri.org/publications/workingpapers/wp34.html
Da allora, l'art 14 della legge che disciplina la pubblica accusa (kensatsuchohou), e che riguarda il potere di avocazione da parte del procuratore generale, non ' MAI stato invocato. Con l'avvocatessa, e neanche tanto per scherzo, abbiamo un'idea. Potremmo suggerire al procuratore generale attualmente in carica, persona estremamente sensibile e amante della pubblicità, di farlo per "salvare" il povero SX, reo inconfesso di aver aggredito un tassista.....(segue, 4)

In caso di arresto...istruzioni per l'uso (2)

E veniamo alla parte più istruttiva.
Sx, che continua a negare di aver "picchiato" il tassista, non parla una parola di giapponese. E chiede di parlare con un avvocato, cosa che per la polizia qui è un'ammissione indiretta di colpevolezza. Li fa incazzare da matti, ma la legge riconosce questo diritto e la polizia consente a SX di fare una telefonata. Lui non sa a chi telefonare. Non conosce avvocati, nè li conosce la moglie. Fa la cosa più logica, telefona alla sua ambasciata. La reazione è poco incoraggiante. "Possiamo solo inviare una lista degli avvocati che conosciamo, ma non consigliarne uno, non è corretto". Sx ha bisogno di un avvocato, subito. Chiede un avvocato d'ufficio. Gli spiegano, correttamente, che la legge giapponese prevede un avvocato d'ufficio solo dopo il rinvio a giudizio. Durante tutta la fase istruttoria (la più delicata, che può durare mesi, spesso in condizioni di detenzione) alla difesa hanno diritto solo i ricchi. Un avvocato di fiducia, solo per farlo spostare e venirti a trovare in carcere (non può comunque assistere agli interrogatori) costa 200/500 mila yen. Sx resta senza avvocato, mentre gli interrogatori proseguono.
La moglie nel frattempo mi telefona. Sa che "bazzico" l'ambiente e mi chiede aiuto. Io faccio un paio di telefonate e le trovo subito un avvocato. Una tipa in gamba, difende alcuni condannati a morte e ha tirato fuori dal carcere, due anni fa, il vecchio Bobby Fisher, che le autorità giappponesi stavano tenendo illegalmente al fresco in attesa che gli Stati Uniti trovassero un cavillo giuridico per fargli pagare tutte le malefatte commesse da quando, violentato in un carcere di Pasadena dove era stato rinchiuso per oltraggio, era scappato dagli Stati Uniti e aveva cominciato a sparare cazzate in giro per il mondo. Cazzate, alcune gravissime, ma non bombe.
L'avvocato accetta la difesa e promette di visitare al più presto Sx in carcere. Ci riesce solo alle 11 di sera. La polizia prova a dirle che è fuori orario, ma la tipa è tosta e insiste. La fanno salire. Parla con Sx, per oltre un'ora. Un record, pare. In genere ai difensori viene concesso, in questa fase, un "sekken" (incontro) di 15 minuti.
Sx nel frattempo passa la sua seconda notte in cella di sicurezza, al freddo, senza potersi nè lavare nè cambiare.

In caso di arresto.....istruzioni per l'uso 1.

Quanto segue è stato vissuto in...seconda persona. Nel senso che ho seguito il caso da molto vicino. Primo perchè la moglie (giapponese) del mio collega (svedese) l'unica ad essere stata avvertita dell'arresto, non sapeva cosa fare, secondo perchè avendo da sempre interesse in questo settore (sono laureato in legge e sono arrivato in Giappone, inizialmente, come procuratore legale per un dottorato in procedura penale internazionale). A parte i nomi, tutte le informazioni sono assolutamente accurate e di prima mano.
Il mio collega (d'ora in poi lo chiamerò SX) è stato fermato verso le 10 di sera di mercoledì scorso, 28 novembre, Il caso vuole che, poco prima di iniziare la sua (dis)avventura, aveva assistito alla proiezione del fil "Confessioni di un cagnolino" di Gen Takahashi, al press club, un film in cui si parla dello strapotere della polizia e l'assenza, nei fatti, di qualsiasi garanzia per gli imputati, in caso di arresto.
I fatti sono semplici. E le versioni fino ad un certo punto coincidono. SX uscito dal Club, fa quattro passi a piedi e poi prende un taxi. Il tassista, mentre era ancora fermo, gli urla/sussurra/ (non si sa) "no sumoking". Il mio collega gli risponde qualcosa tipo "no problem" (non ha mai fumato in vita sua). Ma il tassista - evidentemente poco contento di tirar su un gaijin - continua a parlargli in giapponese, facendogli capire che non ha nessuna intenzione di proseguire la corsa. Nemmeno SX, che infatti esce dal taxi e ne ferma un altro. Il primo conducente si avvicina al nuovo taxi e comincia a a confabulare. Qui le versioni prendono strade diverse. Sx sostiene di aver cominciato ad insultare il primo tassista e (forse, non ricorda) aver preso a calci la sua vettura. Il tassista - e la polizia che nel frattempo era stata chiamata dal secondo tassista - sostiene invece che SX è passato dalle parole ai fatti e che gli ha tirato almeno 3 cazzotti, lasciandogli dei lividi e facendo uscire del sangue dalla bocca.
La polizia arresta SX, lo ammanetta e lo porta al commissariato più vicino, quello di Tsukiji. SX viene perquisito, fingerprintato, fotografato e sbattuto in una cella frigorifera (nelle celle non c'è riscaldamento) dove ci sono altre 4 persone. Riesce a telefonare alla moglie, ma non perchè glielo permettono, semplicemente perchè riesce a fare il numero dal suo cellulare, prima che glielo sequestrino. Alla moglie riesce solo a dire "I got arrested, Tsukiji police". Siamo oltre la mezzanotte. La moglie (invece di telefonare ad un avvocato) si precipita a Tsukiji, e ovviamente la fanno aspettare fino alle 7 di matttina, dicendole che non c'è nessuno autorizzato a parlare. Nel frattempo, SX viene interrogato per tre ore di fila, mandato a dormire, svegliato dopo un'ora e reinterrogato. Roba da Guantanamo.
Segue 2

In caso di arresto.....istruzioni per l'uso

Quanto segue è stato vissuto in...seconda persona. Nel senso che ho seguito il caso da molto vicino. Primo perchè la moglie (giapponese) del mio collega (svedese) l'unica ad essere stata avvertita dell'arresto, non sapeva cosa fare, secondo perchè avendo da sempre interesse in questo settore (sono laureato in legge e sono arrivato in Giappone, inizialmente, come procuratore legale per un dottorato in procedura penale internazionale). A parte i nomi, tutte le informazioni sono assolutamente accurate e di prima mano.
Il mio collega (d'ora in poi lo chiamerò SX) è stato fermato verso le 10 di sera di mercoledì scorso, 28 novembre, Il caso vuole che, poco prima di iniziare la sua (dis)avventura, aveva assistito alla proiezione del fil "Confessioni di un cagnolino" di Gen Takahashi, al press club, un film in cui si parla dello strapotere della polizia e l'assenza, nei fatti, di qualsiasi garanzia per gli imputati, in caso di arresto.
I fatti sono semplici. E le versioni fino ad un certo punto coincidono. SX uscito dal Club, fa quattro passi a piedi e poi prende un taxi. Il tassista, mentre era ancora fermo, gli urla/sussurra/ (non si sa) "no sumoking". Il mio collega gli risponde qualcosa tipo "no problem" (non ha mai fumato in vita sua). Ma il tassista - evidentemente poco contento di tirar su un gaijin - continua a parlargli in giapponese, facendogli capire che non ha nessuna intenzione di proseguire la corsa. Nemmeno SX, che infatti esce dal taxi e ne ferma un altro. Il primo conducente si avvicina al nuovo taxi e comincia a a confabulare. Qui le versioni prendono strade diverse. Sx sostiene di aver cominciato ad insultare il primo tassista e (forse, non ricorda) aver preso a calci la sua vettura. Il tassista - e la polizia che nel frattempo era stata chiamata dal secondo tassista - sostiene invece che SX è passato dalle parole ai fatti e che gli ha tirato almeno 3 cazzotti, lasciandogli dei lividi e facendo uscire del sangue dalla bocca.
La polizia arresta SX, lo ammanetta e lo porta al commissariato più vicino, quello di Tsukiji. SX viene perquisito, fingerprintato, fotografato e sbattuto in una cella frigorifera (nelle celle non c'è riscaldamento) dove ci sono altre 4 persone. Riesce a telefonare alla moglie, ma non perchè glielo permettono, semplicemente perchè riesce a fare il numero dal suo cellulare, prima che glielo sequestrino. Alla moglie riesce solo a dire "I got arrested, Tsukiji police". Siamo oltre la mezzanotte. La moglie (invece di telefonare ad un avvocato) si precipita a Tsukiji, e ovviamente la fanno aspettare fino alle 7 di matttina, dicendole che non c'è nessuno autorizzato a parlare. Nel frattempo, SX viene interrogato per tre ore di fila, mandato a dormire, svegliato dopo un'ora e reinterrogato. Roba da Guantanamo.
Segue 2

Giustizia: qualcosa sta cambiando

Piccoli segnali, d'accordo. Ma importanti. Nel caso abbiate la sfortuna di incappare nel sistema giudiziario giapponese (parlo di penale) sappiate che le cose stanno timidamente cambiando e che, non importa se colpevoli o innocenti (non è questo il punto, anche se qui questo concetto, riconosciuto dalla legge, non è stato ancora metabolizzato dalla maggior parte degli "operatori", che continuano a trattare gli "Indiziati" come criminali e i criminali come animali, anzi peggio) si sta aprendo qualche spiraglio di luce nel famigerato inferno del "daihyo kangoku", il fermo di polizia. Che come immagino sappiate è il più lungo al mondo: 23 giorni, rinnovabili, per ciascun singolo addebito. Forse è per questo che la polizia giapponese è nota per il suo alto tasso di estrazione di confessioni.
Ma lo strapotere della polizia ed il principio di "discrezionalità dell'azione penale", che spesso e volentieri sfocia in puro e semplice arbitrio da parte della procura (i procuratori nel 99% dei casi seguono le "indicazioni" della polizia, ed il 99% dei tribunali seguono le richieste, sia giudiziali che extragiudiziali, della procura) comincia a vacillare. I giudici, insomma, (la notizia è questa) cominciano a fare il loro mestiere, che non dovrebbe essere quello che in genere fanno: omologare sentenze già scritte in fase di interrogatorio preliminare! Sabato scorso, 1 dicembre, un giovane magistrato ha per ben due volte respinto la richiesta di convalida d'arresto presentata dal pubblico ministero (a sua volta su richiesta della polizia), per "esigenze istruttorie". Tradotto: il "fermato" si ostinava a "non collaborare" (cioè a non confessare) e la polizia, sostenuta dal pubblico ministero, chiedeva un po' di tempo in più. Vale la pena ricordare che, in fase istruttoria, gli interrogatori avvengono senza alcuna formalità nè limiti di durata, non vengono verbalizzati e tanto meno video/audio registrati, e, ultima ciliegina, SENZA LA PRESENZA DI UN AVVOCATO DIFENSORE. Il giudice (una donna, onore al sesso "forte") ha detto di no. Alleluja.
In questi giorni ho seguito da vicino il caso di un collega svedese, "fermato" e poi "arrestato" per aver - sostiene la polizia - insultato e aggredito un tassista. Il collega, che grazie al nostro intervento ha avuto la possibilità di incontrare un avvocato di fiducia nel giro di 24 ore (in base alla legge giapponese, se non hai o non puoi pemetterti un avvocato di fiducia, l'avvocato d'ufficio viene fornito solo DOPO l'incriminazione/rinvio a giudizio, il che può avvenire dopo mesi e mesi di detenzione), nega la seconda parte delle accuse. Sostiene di aver "solo" insultato il tassista - colpevole di averlo trattato male e di non volerlo trasportare con la scusa che non parlava giapponese - ma non di averlo picchiato.
Ma il punto, dicevo non è questo. Il punto è il trattamento ricevuto dal mio collega. E da come è finita - per ora - la faccenda.
Si tratta di un caso semplice, di una situazione in cui potremmo ritrovarci tutti, all'improvviso. Ho quindi pensato di raccontarvi il caso nei minimi dettagli. Ritengo che leggerne i particolari possa rappresentare, oltre che pura informazione, anche un utile "manuale", just in case.....

Segue (1)

sabato 17 novembre 2007

Questo convegno non s'ha da fare

Vattelapesca. L'Italia - giustamente - si vanta di guidare la battaglia contro la pena di morte e, alle Nazioni Unite, proprio ieri ha registrato un primo grande successo per quanto riguarda la moratoria internazionale sulle esecuzioni. Ma a Tokyo le sale dell'istituto italiano di cultura, aperte in genere ad ogni genere di manifestazione, dalle più valide ad autorevoli alle "personali" dei più oscuri (ma evidentemente bene ammanicati) "artisti", vengono rifiutate ad una associazione che intendeva organizzarvi un convegno sul tema. Incredibile ma vero. Il rifiuto, tanto per essere chiari, non viene dal direttore, Umberto Donati, che anzi aveva manifestato ampia disponibilità, ma direttamente dall'Ambasciata, che in una lettera a firma di Aldo Amati, ministro consigliere, indirizzata agli organizzatori del convegno (per ora) mancato adduce tutta una serie di nebulose giustificazioni e fa capire che senza un ordine del ministro D'Alema in persona (che per ora non ha ritenuto di voler intervenire, nonostante le pressioni esercitate da Nessuno Tocchi Caino e del ministro Emma Bonino, da smepre in prima linea in questa battaglia) l'Istituto, "per questo tipo di sia pur lodevoli inziative", resta chiuso.
Roba da matti. Pura schizofrenia istituzionale. Anzichè sfruttare la - più che meritata, specie in certi settori - popolarità dell'Italia e l'autorevolezza di un Istituto che dopo le polemiche sul color rosso che disturbava i sogni del governatore Ishihara e del padre padrone dell'impero Yomiuri, Watanabe, è diventato, innegabilmente, uno dei centri culturali più attivi della metropoli, ci tiriamo indietro per paura che sponsor e politici locali storcano il naso e boicottino l'inaugurazione della prossima mostra? E allora?
Possibile che l'Italia debba vendere solo sogni? In base a quale principio le sale dell'Istituto vengono offerte a Valentino piuttosto che alla Ducati, e rifiutate al povero Angelo De Rosa, direttore del centro culturale "LO STUDIOLO", che da anni si dà da fare per ricordare ai giapponesi che oltre ai sogni esistono anche le idee? E che oltre al paese di Girolamo e Totti siamo anche quello di Cesare Beccaria? Tanto più che il dibattito sulla pena di morte, sinora praticamente inesistente, sta timidamente affiorando sulla stampa locale, grazie alle sparate dell'attuale ministro della giustizia Hatoyama (della serie, la pena di morte fa parte della nostra cultura e guai a chi ce la tocca) e alla "confessione" del primo giudice "pentito", Kumamoto, giudice a latere del tribunale che oltre 40 anni fa condannò a morte il giovane pugile Hakamada, tutt'ora nel braccio della morte in attesa di un processo di revisione che ora pare finalmente in dirittura d'arrivo: "ero convinto dell'innocenza dell'imputato, ma sono stato costretto a firmare la condanna a morte dai miei superiori" ha dichiarato il giudice, in una conferenza stampa che abbiamo organizzato al Foreign Correspondent Club.
Tornando al convegno mancato, da giornalista, dopo aver inutilmente aspettato che qualcuno, in Ambasciata, si degnasse di ricevermi (sono rimasto un quarto d'ora fuori dai cancelli, ma l'unico che si è fatto vivo, oltre al consigliere Vattani che è sfrecciato via in motorino, è stato il carabiniere in servizio, che mi ha gentilmente confermato l'impossibilità di conferire con un funzionario) ho scritto un articolo e inviato un servizio per il telegionale.
Da cittadino mi chiedo se, assieme ad altri, non sia il caso di organizzarci per una protesta, civile ma efficace. Qualche idea? Una fiaccolata davanti all'Istituto? Siamo vincoli, o...sparpagliati?

venerdì 28 settembre 2007

Redivivo

Tadaima, benritrovati!
Molti si saranno chiesti che fine avessi fatto e la maggior parte - ad eccezioni degli amici più stretti - avrà subito pensato...il solito blogger che dopo un po' molla tutto....
Beh sì ho mollato tutto, ma non per maleducazione e tanto meno per pigrizia che è uno dei pochi difetti che non ho...
In Italia sono incappato in una serie micidiale di disavventure sanitarie culminate, a fine agosto in un bell'infartino (da sfiga, non da cedimento: un'infezione che rappresenta un caso più unico che raro!). Morale, ho subito due interventi chirurgici e sto tutt'ora facendo riabilitazione...
Comunque sono sopravvissuto, mi sto riprendendo alla grande e sono anche riuscito a "salutare" la resa del falchetto Abe - un caso oramai pietoso, più che politico - e la nomina del vecchio ma saggio e navigato Fukuda (figlio di Takeo, a suo tempo soprannominaato lo "zaccagnini a mandorla" per il ruolo di salvataggio della Balena Gialla)con un lungo servizio per l'Espresso da oggiin edicola. Insomma, back to business (quasi)
Abbiate ancora un po' di pazienza - diciamo un paio di settimane - e ricomincerò a produrre anche qualcosa per questo blog. Nel frattempo, un caro saluto a tutti voi e mi raccomando riprendete a visitare il blog e a mandare commenti e suggerimenti. grazie

sabato 7 luglio 2007

Qui gatta ci Bova/6

Sul Corriere di oggi 7 luglio 2007 (anniversario della morte del mitico Syd Barrett, cofondatore dei Pink Flyod...che c'entra, nulla ma mi piace ricordarlo) una chicca strepitosa. Per aiutare il nostro povero governo ad abbassare i costi della politica, la regione Calabria ha avuto una bella pensata. Ha inserito nella già ricca lista di comunità montane altri 19 municipi, tra i quali la vetta "dolomitica" di Bova Marina (altezza sul mare: 20 metri)
mah!

giovedì 28 giugno 2007

Pannellate giapponesi

Il Giappone, è noto, corre appresso all'Italia. Dopo aver copiato la democrazia sorvegliata, il bipolarismo incompiuto, il mattarellum e il truffismo di stato (pensate alle migliaia di pensioni sparite: in Italia non è - ancora - successo!) adesso arrivano le candidature alla Pannella. Quelle che dovrebbero provocare riflessione, ma che finiscono per provocare e basta, allontanando sempre più i cittadini dalla politica.
Dopo la signora Tojo, nipotina di uno dei pochi "criminali di guerra" ad aver pagato il conto (il nonno di Shinzo Abe, Nobusuke Kishi, invece è addirittura diventato primo ministro) adesso pare si candidi anche Alberto Fujimori, per ora ancora agli arresti domiciliari in Cile, dove pare abbia ricambiato idea. Non si sente più peruviano, ma giapponese doc. L'onorevole Kamei, ex poliziotto spietato, oggi voce inascoltata della lotta per l'abolizione della pena di morte in Giappone e uno dei pochi "baroni" del vecchio LDP ad essere sopravissuto all'Ukase di Koizumi (sconfisse nel collegio di Hiroshima il furbetto Horie, poi finito in gattabuia)gli ha chiesto di candidarsi nel suo piccolo partito PNP. Fujimori ovviamente ha accettato, ma speriamo che il cileni non si facciano prendere da sentimenti umanitari e lo rispediscano in Perù. DOve non c'è micsa la pena di morte, solo un popolo che vorrebbe fargli pagare il conto.

Nel frattempo: a quando una candidatura di Hagen Roi, l'indimenticato e oramai "purificato" Delfo Zorzi, al Senato giapponese. Dopo tutto, basta un passaporto indigeno, molti soldi, e tanta faccia tosta. Requisiti che possiede.

Air Onion tratta per Alitalia/2

Noooo!
Ho riviaggiato con l'Alitalia....e l'onion dressing è sempre lì, a umiliare il made - and eat - in ITALY. E sì che il cavalier Tucci aveva promesso di farlo fuori.
Ma cos'è una vendetta trasversale della primavera italiana, ora che siamo in piena estate e S.E. si appresta a lasciare il Giappone? O un assaggio di quanto ci toccherà subire dopo il passaggio di proprietà? Pensavo si trattasse con Air One, non con Air Onion....

martedì 19 giugno 2007

Alba sul Fuji...un brivido





"Sedersi in cima ad una montagna e ascoltare l'alba, il brivido del mondo" scriveva il grande Rigoni Stern. Se poi la montagna è il Fuji e il "suono" dell'alba è accompagnato dall'incredibile violoncello del maestro Mario Brunello il brivido diventa qualcosa di più. Diventa poesia, serenità, rinascita.
Ho fatto quello che i giapponesi considerano una stronzata. Sono salito per la seconda volta ( a trent'anni di distanza....) sul Monte Fuji. Ma ne valeva la pena, eccome. Ho avuto il privilegio di accompagnare, restandone ammaliato dalla personalità, dalla perizia tecnica e soprattutto dalla sapiente umiltà, il maestro Mario Brunello. Che assieme alla moglie Arianna e a un gruppo di amici italiani (della provincia autonoma di Trento, che hanno sponsorizzato l'impresa) e giapponesi ha deciso di salire sul Monte Fuji assieme al suo prezioso, ineseparabile violoncello Maggini (oltre 450 anni) e suonare alcune musiche di Bach sull' orlo del cratere più famoso del mondo. Il tempo era meraviglioso: due giorni di sereno assoluto, un miracolo, in questa stagione. Ecco alcune sequenze dell'avventura. Davvero indimenticabile. Una fatica boia, specie perchè le ultime due ora di salita le abbiamo percorse sul ghiacciaio, aprendoci la strada con piccozze e ramponi (il Fuji è ufficialmente "chiuso" fino al 30 giugno, per salire abbiamo dovuto chiedere dei permessi speciali...Ma la discesa è stata bellissima: approfittando del sole che aveva sciolto qualche centimetro di neve, abbiamo "sciato" sugli scarponi per oltre 500 metri di dislivello, riducendo drasticamente i tempi del rientro.

sabato 16 giugno 2007

trekking musicale sul Fuji

Ragazzi sono eccitatissimo. Tra qualche ora si parte per il Fuji. La scorsa settimana ci sono andato ai piedi, per raccontare il dramma delle centinaia di persone che vanno a suicidarsi nel bosco di Aokigahara. Stavolta la visità è più allegra. Si va in cima, ancora coperta da un metro di neve, assieme al maestro Mario Brunello ed il suo gruppo di "alpinisti musicisti". Arrivati (che ce la farà) in cima assisteremo ad un concerto di violoncello, che Mario si porta sulle spalle per tutta l'ascensione.
Vi racconterò tutto al ritorno. E spero di avere anche molte belle foto.

giovedì 14 giugno 2007

Incontro con Fusako Shigenobu, fondatrice dell'Armata Rossa

Oggi ho incontrato nel carcere di Kosuge, a Tokyo, la "Primula rossa" Fusako Shigenobu, fondatrice dell'Armata Rossa. Fino a qualche giorno fa era in assoluto isolamento, imposto, come spesso avviene in Giappone (e in altri paesi...) in modo arbitrario, dalle autorità carcerarie, e non, come dovrebbe avvenire, dalla magistratura.
Da qualche giorno ha avuto il permesso di ricevere visite e io sono stato il primo giornalista in assoluto che è riuscito ad incontrarla, dopo il suo arresto, tutt'ora avvolto nel mistero, nel 2000 ad Osaka. Aveva trascorso gli ultimi trent'anni o giù di lì in LIBANO, nella valle della Bekaa.
Leggerete la lunga intervista - dove si parla del caso Moro, della Palestina, degli "anni di piombo" in generale e degli accordi più o meno segreti con la Corea del Nord - fra qualche giorno, sul Manifesto (niente telecamere, altrimenti l'avrei fatta per SkyTG24). Oggi mi premeva segnalare solo un paio di punti:
- l'assenza del minimo spiraglio di una soluzione politica agli anni di piombo versione locale. Shigenobu non ha mai commesso delitti di sangue ed è stata completamente scagionata dalla vicenda dell'occupazione dell'ambasciata francese all'Aja da una testimonianza scritta di Carlos, il terrorista in carcere in Francia. Un documento fondamentale che il publico ministero - che in Giappone (come in Inghilterra) non ha il dovere di rivelare anche le prove a discarico - ha aquisito con una rogatoria ma non ha reso pubblico durante il processo, provocando l'assurda sentenza di vent'anni. Shigenobu ha 62 anni, ed è malata di cancro. Ma non bisogna stupirsi troppo: questo è il Paese dove si condanna a morte un ragazzo di 18 anni e un mese (mettendo alla berlina il collegio di avvocati che lo difende, per i quali il quotidiano "progressista" Asahi ha chiesto la revoca del patentino) e dove lo scorso dicembre sono stati impiccati un non vedente e un uomo di 77 anni costretto su una sedia a rotelle
- lo sguardo tutto sommato sereno e "pulito" di Shigenobu. La quale si è "pentita" degli errori compiuti in passato, ha rinnegato da tempo la lotta armata e penso abbia più che pagato il suo debito - peraltro meno grave di tanti altri - nei confronti della società. Ebbene sì, l'avrete capito. A mio umile giudizio dovrebbe essere rimessa in libertà. Non è un'assassina. La sua detenzione è una ingiustizia, soprattutto pensando a quanti dei suoi "colleghi" internazionali, Italia compresa, spesso colpevoli di crimini ben più efferati, siano liberi e magari contino su una bella rendita da parte dello stato per i servigi forniti.

lunedì 11 giugno 2007

Pena di morte/2 - Rapppresentante italiano cercasi



Oggi al Foreign Corrrespondent Club di Yurakucho c'è un dibattito sulla pena di morte in Giappone. Interverrano, tra gli altri, Sakae Menda, ex condannato a morte che dopo 34 anni anni nel braccio della mrote è stato assolto con formula piena, l'onorevole Nobuto Hosaka, segretario della Lega Parlamentare per l'Abolizione della Pena di Morte, l'avvocato Kuzuko Ito, difensore del condannato a morte più anziano del mondo: 84 anni. Nei paesi "civili" (e mai questo aggettivo è stato meglio usato) la pena di morte è stata da tempo abolita, ma perfino in quelli che ancora ce l'hanno (54, tra i quali spiccano Usa, Cina e Giappone) in genere non si giustiziano minori, invalidi e anziani. In Giappone sì: lo scorso dicembre, quando l'attuale ministro ha dato nuovo impulso alla danza macabra delle impiccagioni, sono stati impiccati due invalidi: un non vedente e un altro costretto sulla sedia a rotelle.
Lunga introduzione per arrivare al sodo. Uno si aspetterebbe che l'Italia - in prima fila nella battaglia per la moratoria internazionale sulla pena di morte - partecipasse con impegno e convinzione a questo evento. Niente da fare. In città c'è il ministro Padoa Schioppa, e tutte, ma proprio tutte, le risorse umane sono impegnate. Non perdetevi il passaporto, non pretendete un certificato, non fatevi arrestare. Per un paio di giorni la nostra Ambasciata è mobilitata per accompagnare il nostro ministro dell'economia e finanze. Passi per S.E. Bova e diciamo un altro paio di funzionari, interpreti, autisti etc. Ma possibile che per una battaglia che fa onore all'Italia - e che fa parte del programma ufficiale del goveerno - non ci sia nessuno che, con la sua presenza, testimoni l'impegno internazionale del nostro Paese? Sono indeciso se lasciare la sedia vuota, con tanto di cartellino esplicativo, o se chiedere all'ex cuoco Hafiz (quello "in corso di licenziamento" per colpa dei famosi gamberetti) di occuparla. Dopotutto è ancora formalmente un dipendente dell'Ambasciata. E molto tempo libero.

NOTA: Onore all'Ambasciatore danese Freddie Svane. Già in passato, ai tempi delle vignette "sataniche" contro Maometto, aveva mostrato coraggio accettando di venire a discutere al Press Club la libertà di stampa, versione "europea" (o almeno "danese": dubito che il nostro Ambasciatore sarebbe venuto a difendere il diritto di satira contro il papa...). In occasione del dibattito sulla pena di morte è stato l'unico ad essersi reso disponibile, cancellando perfino precedenti impegni, per rappresentare l'Europa.

Nelle foto: SAKAE MENDA, 82 anni, 34 anni dei quali passati, innocente, nel braccio della morte del carcere di Fukuoka
"In Giappone uccidono prima l'anima, poi il corpo, di un condannato. Sono fortunato ad aver salvato entrambi"

Pena di morte/1




Finalmente qualcuno che "vende" l'Italia del sociale, dell'impegno, della riflessione. Ieri ho finalmente conosciuto Angelo De Rosa, quello che si dice, un "operatore culturale". Una sorta di anti-Girolamo. Se il mitico Panzetta fa "sognare" i giapponesi, Angelo insegna loro a pensare. E ci riesce molto bene, anche se probabilmente il "ritorno", in termini di quattrini, non è altrettanto fruttuoso. Ma non mi sembra che se ne faccia un cruccio. Ieri ha ottimamente organizzato - immagino dedicandoci molto tempo - e gestito un incontro sulla pena di morte in Giappone. Ai suoi studenti più "avanzati" , una cinquantina, ha dato un compitino da svolgere, in italiano: "cosa ne pensate della pena di morte". Ne ha scelto i più significativi (lo erano davvero) e ha chiesto agli autori di leggerli davanti a tutti. Ospite d'onore Sakae Menda, l'ex condannato a morte che dopo 34 anni di detenzione è stato assolto ed è diventato una sorta di "testimonial" contro la pena di morte e la sua profonda immoralità (è stato anni fa anche a S.Egidio a Roma, ricordo che l'accompagnai). Menda ha parlato della sua drammatica esperienza, delle accuse infondate, della confessione estorta sulla quale si è basata la condanna a morte, del terrore in cui ha vissuto ogni giorno della sua vita in carcere: in Giappone l'esecuzione viene comunicata al condannato all'ultimo momento, un'ora prima che venga portata a termine.
Complimenti ad Angelo e un profondo grazie per essere andato a colmare un "vuoto": quello di promuovere l'Italia delle idee, dell'impegno sociale, dei diritti dell'uomo. Ieri sera ho incontrato Umberto Donati, direttore del nostro Istituto di Cultura. Gli ho chiesto di organizzare un evento simile, in autunno, in occasione della presentazione della mozione europea alle Nazioni Unite per la moratoria internazionale alle esecuzioni. Mi ha detto che lo farà, e spero che coinvolga Angelo.

Nelle foto: SKY TG24 intervista Angelo De Rosa/ Il pubblico (olttre 70 persone) ascolta con grande attenzione il racconto di Sakae Menda

sabato 9 giugno 2007

Gigetto sbaglia mira/Bottiglie (vuote) contro l'ex presidente di Taiwan, Lee Teng Hui

Nonostante fosse stato accolto ovunque con molta simpatia e affetto – l’ex presidente di Taiwan, che parla perfettemente il giapponese e ha sempre definito l’occupazione giapponese uno dei momenti più felici nella storia dell’isola – è stato oggetto al momento della partenza del lancio di due bottiglie di plastica da parte di un cittadino cinese residente a Tokyo. “Non lo sopporto” ha detto, prima di essere arrestato dalla polizia. Grande stupore e imbarazzo quando, dietro il trucco posticcio, la polizia ha scoperto che il maldestro tiratore in realtà è un cittadino italiano: Pierluigi Zanatta, corrispondente dell'ANSIA. Furioso per non essere stato filato più di tanto dall'ex presidente durante la conferenza stampa, e ancor più dal fatto che dopo 200 lezioni di tiro con l'arco non è ancora stato autorizzato dal sensei a scagliare manco una freccia, lo Zanatta ha raggiunto in monopattino l'aereoporto e travestito da cinese ha scagliato le bottigliette contro Lee. "Lo perdono - ha detto l'ex presidente, che è bravo cristiano - non sa quello che fa, oltre che quello che dice, e poi so che comunque è un amico di d'Emilia san" e sorridendo, si è imbarcato.
Accuorto, Gigetto, e impara a mirare.

sabato 2 giugno 2007

Manuale del Perfetto Suicidio

L'ho incontrato. L'ho braccato per una settimana, non voleva farsi intervistare. Alla fine ha accettato. Wataru Tsurumi, 52 anni, autore del "Manuale del suicidio perfetto", è un grande. Chissà perchè mi ero fatto un'idea sbagliata: me lo immaginavo con un "otaku" fuori di testa, sul tipo maniaco ossessivo, con pillole al cianuro al posto delle mentine. E invece è un grande. E' un intellettuale coi fiocchi, laureato alla Todai in sociologia, per anni impegnato nel "movimento" (c'era anche qui, c'era anche qui). Ma non batteva chiodo. Leggendo sui giornali dell'aumento dei suicidi, ha avuto l'intuizione geniale. Scrivere un manuale. E' deventato miliradario. Il suo manuale ha venduto oltre un milione di copie, ed è alla 30ma edizione. Lo vedrete su Sky, sabato 2 giugno,ore 18:30, nello speciale Jet Lag dedicato ai suicidi in Giappone. Vecchi e nuovi trend.
Sul programma gli dedico solo pochi minuti, giuisto un paio di battute, ma se siete interessati posso uplodare l'intera intervista. Sia a lui che allo scrittore Masahiko Shimada. E anche a Padre Giuseppe Pittau, che mi ha concesso un'ora del suo tempo regalandomi preziosi commenti e osservazioni su questo paese che conosce molto bene, avendoci vissuto per oltre 50 anni.

Ecce killer

Lo sapevo. Prima o poi doveva succedere. Il Giappone ha sempre penato prima di importare vizi e virtù altrui. Ma dopo aver pagato il dazio, pecuniario, sociale o culturale che sia, il prodotto viene apprezzato, migliorato, "naturalizzato".
Dopo ombrelli, preservativi e arance, si sono aperte le porte ai killer d'oltre oceano. Sul mitico "2channel", il sito probabilmente più frequentato, "aperto" e controverso del mondo ho scovato per caso questa chat evidentemente gestita da qualche "chimpira" (mafiosetto"):
"外国人殺し屋、なんでも、どこでも、連絡はこっちから入れます。レスくれた方に連絡先お教えします"
Killer straniero offresi. Vaso ovunque, per qualsiasi "ordine". Indirizzo disponibile su richiesta, Rispondete e mi farò vivo io"

Per carità, potrebbe essere una bufala. Chissà.

mercoledì 30 maggio 2007

Ti va di suicidarti?

Sto preparando uno speciale sui suicidi in Giappone, prendendo spunto da quello del ministro Matsuoka, tutto sommato meno drammatico degli altri cento o giù di lì al giorno che avvengono in questo paese.
Uno dei fenomeni più agghiaccianti è quello dei suicidi collettivi, organizzati via internet tra sconosciuti. Me ne ero occupato qualche anno fa, quando fecero la loro prima apparizione. Ma ora è diventato un fenomeno diffusissimo, sulla rete. Ci sono chatline, newsgroup che ogni giorno mettono assieme un sacco di gente. La conversazione è agghiacciante. Eccone un esempio. La traduzione è estemporanea, l'ho fatta al volo, perchè volevo condividere subito con voi il grande disagio, la tristezza che mi ha colpito...
Ripreso da "2channel", ieri notte, ore 01:34

【HN】 ももこ nome: momoko
【年齢】 22 età 22 ann
【性別】 女 sesso femminile
【所在地】 東京 residenza tokyo
【希望の方法】 練炭 sistema preferito: stufa a carbone (esalazione)
【希望の時期】 秋〜冬 periodo preferito: prossimo autunno/inverno
【希望の場所】 どこでも luogo preferito: ovunque
【用意できる物】 練炭、七輪、睡眠薬 materiale che si può procurare: stufa, gli altri due non so, devo ancora decifrare i kanji
【用意してほしい物】車(免許書だけでも可) 最低でも自分の分の睡眠薬 materiale che si richiede: macchina (anche solo la patente)
【相手への条件】 意思の固い方。心変わりしない自身のあるかた。できれば女性 tipo di partner ricercato:
Persona seria, forte, che non cambi idea. Possibilmente, una donna

【メルアド】 monti_motirin2@yahoo.co.jp indirizzo e-mail
【なにか一言】 男性参加者が1名決まっています eventuale messaggio: ho già un partner maschio, che si unisce a noi.

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no comment, ma se volete commentare....

Ultimo "dango" a Tokyo/follow up

Sembra che le "note" lasciate da Matsuoka siano diventate 11. In una pare ci fosse scritto:

遺書で最後に「天皇陛下万歳 大日本帝国万歳」って書かれていたのには感動した。
"Lunga vita all'Imperatore" (tenno heika banzai)
"Viva l'impero del Grande Giappone"

Vuoi vedere che Ishihara aveva ragione? che Matsuoka era davvero un samurai??

Oggi, sulla stampa giapponese, qualche lampo di saggezza. Anziche il solito coro di ammirazione e solidarietà per il defunto, qualche critica: "sarebbe stato meglio spiegare al paese la verità" (asahi) "togliersi la vita non aiuta a scoprire la verità" (mainichi)
"un suicidio decisamente inopportuno" (tokyo shinbun)

martedì 29 maggio 2007

Ultimo "dango" a Tokyo/istruzioni per l'uso

Qualcuno mi chiede cosa c'entri il particolare del guinzaglio con i sospetti sul "suicidio" del ministro Matsuoka. Ecco alcune chiavette di interpretazioni:

- Nè Matsuoka nè la sua famglia possiedono cani
- I cani non possono entrare nè in Parlamento, nè a Gruppi, nè presso gli edifici pubblici riservati ai membri del parlamento e del governo
- nel gergo mafioso locale, "inu" (cane) ha due accezioni. Quella di "pula" (poliziotto) e quella di "leccaculo".

In assenza (incredibilmente) di autopsia, ognuno può lavorare di fantasia e tirare le sue somme: che ci faceva Matsuoka con un guinzaglio in tasca?

Suicidio eccellente a Palazzo

Toshikatsu Matsuoka si è suicidato. Era uno dei ministri più "simpatici" dell'attuale governo. E con le sue belligeranti dichiarazioni ("finchè ci sono io, la bistecca americana non passa") era quello che, dopo il suo collega agli esteri Aso, dava a noi giornalisti i "quote" più succulenti.
Stava affogando in una serie di scandali, e pare abbia deciso, dopo una vita da burocrate e pochi mesi da politico, di morire da "samurai", come ha subito farneticato il governatore di Tokyo, Ishihara. Triste - e mestamente simbolica - fine, se è vero, come pare, che per impiccarsi allo stipite della porta di casa abbia utilizzato un guinzaglio.

domenica 27 maggio 2007

Gatta ci Bova/3- Servizio notifiche personalizzato

Chi l'ha detto che l'Italia arriva sempre ultima nelle riforme della burocrazia, quelle che semplificano la vita al cittadino? Dopo averci finalmente concesso il voto all'estero e abolito le marche da bollo sui passaporti, è iniziata la rivoluzione informatica, i servizi consolari on line. D'ora in poi, niente più file al consolato: il cittadino verrà servito a domicilio. Alcune ambasciate si limitano ad inviare - via e mail o a domicilio - la certificazione inerente allo stato civile, residenza, stato di famiglia et etc. Altre vanno ben più in là. In occasione della "primavera italiana", e del concetto di "eccellenza" sul quale da sempre batte S.E. l'ambasciatore Bova, è stato inaugurato il servizio notifiche giudiziarie a domicilio. Avete un creditore che si sottrae alle notifiche? Volete citare il vicino di casa per schiamazzi? Querelare un giornalista che ha scritto - secondo voi - il falso? Telefonate in Ambasciata, chiedete del consolato e date l'indirizzo, anche temporaneo, del notificando. Nel giro di poche ore un funzionario del consolato andrà alla caccia del destinatario ed effettuerà la notifica.
Il servizio è stato inaugurato in via sperimentale da S.E: in persona. Non fidandosi delle poste giapponesi (mah, queste privatizzazioni...deve aver pensato, da uomo di sinistra) ha ordinato al capo della cancelleria consolare di trovarmi entro 24 ore e notificarmi il suo atto di citazione per l'articolo sul povero cuoco pachistano dell'ambasciata ( l'oggetto del "reato" è consulrtabile sul mio public disk) . Mi è francamente dispiaciuto dover comunicare all'impeccabile e solerte funzionario, che mi aveva immediatamente individuato mentre, travestito da uomo d'affari, mi apprestavo a partecipare ad una riunione della cellula "coperta" ICCJ (Italian Chamber of Communists in Japan) che le Poste giapponesi, NONOSTANTE la privatizzazione, mi avevano già scovato.
Tutto ciò (lascio alla vostra intelligenza il piacere di discernere tra il serio ed il faceto contenuto in questo post) legittima alcuni dubbi:
- il servizio notifiche a domicilio è davvero aperto a tutti?
- è gratuito o a pagamento?
- il pagamento è a notifica, a pagina o a percentuale sul valore della controversia?
- il notificando deve essere un cittadino italiano, straniero, "strano" straniero o anche giapponese?
Se il servizio fosse esteso anche ai giapponesi sarebbe davvero una trovata di portata storica. In Giappone, forse non tutti lo sanno, non esiste la figura dell'ufficiale giudiziario. Le notifiche, di qualsiasi genere, vengono affidate in prima e normalmente sufficiente battuta alle poste. Ai "furbetti" ci pensa la premiata ditta Yamaguchi, con le sue varie succursali locali. Ma i loro servizi non sono gratis e pochi stranieri vi si possono rivolgere.

martedì 15 maggio 2007

L'impero dei reclami

Curioso. In aereo nel tentativo di trovare sollievo dopo la sventola dell'Onion Dressing (Tucci, intervieni da par tuo: fa' in modo che al mio rientro quel prodotto si quantomeno "out of stock") mi cade l'occhio sull'ultimo numero di Shukan Shincho, uno dei settimanali più aggressivi e controversi del Giappone. Un articolo è così intitolato: "l'odissea degli uffiici reclamo". Occhiello: "Sembra che i giapponesi non abbiano nient'altro da fare che lamentarsi. Ecco di cosa". Si va dalla vedova perseguitata dai fantasmi, che "sente" all'interno di tutti gli elettrodomestici che compra, pretendendo (e ottenendo, è questo il bello) non solo il risarcimento ma anche una cerimonia di esorcismo officiata da un "esperto" (suo nipote), al proprietario "furbetto" di una Porsche Carrera che ogni settimana manda una fattura al comune di Chiba, chiedendo i danni per lo stato "disastroso" delle strade. Pare che andasse a cercarsi apposta le buche e le cunette. Altro che Avellino. Infine, il tipo specializzato nello scroccar bevande nei combini. Sceglie accuratamente quelle appena messe in frigo e comincia a berle...poi va alla cassa e fa un cazziatone al commesso. "questa bevanda è calda, puah!" Mentre il commesso corre a prenderne un'altra, il tipo si scola comunque tutta la prima. Quando il commesso ritorna, sprezzante e incazzato (chi l'ha detto che i giapponesi sono "tiiiimiiidiii"?!?!) gli fa: "ho cambiato idea, questo posto fa schifo. Non voglio comprarci nulla". Il commesso, invece di prenderlo a pedate, ovviamente si inchina. "sumimasen deshita".
Insomma, l'articolo è un florilegio di situazioni tra l'inaudito, ma anche il grottesco il decisamente divertente. E istruttivo. Se anche solo un terzo (in genere è il tasso di credibilità dello Shukan Shincho, che tra mille stronzate ogni tanto c'azzecca...) delle storie raccontate sono vere, ci sarebbe da fare un libro. Anzi, sto meditando di farci un servizio. nel frattempo, se tra chi mi legge c'è qualcuno che vuole raccontare esperienze dirette o indirette...ne terrei volentieri conto. Ad esempio, comandante Tucci: ci girerebbe, aum aum, qualche reclamo che vi arriva dai clienti giapponesi. Poi la intervisterei volentieri sull'approccio italiano: come si reagisce al reclamo, compreso il più astruso? Esiste un manuale aziendale? Vi ispirate a S.Agostino o a Previti?
E le altre aziende italiane come si regolano? Soddisfatti e/o rimborsati? Feedbacks, please!

lunedì 14 maggio 2007

Onion Dressing?

Ho sempre fatto il possibile per volare Alitalia e sempre lo farò (una voltà mi chiesi seriamente perchè, e mi trovai a rispondere che, in caso di sciagura, mi sarebbe piaciuto schiattare in territorio italiano). E non voglio appesantire, con questa segnalazione, il già arduo e iniquo lavoro del leader supremo Tucci, grande manager, discreto sciatore e soprattutto impareggiabile gentiluomo.
Passi per il riso pietrificato - serviva un rastrello per districarne i chicchi, la forchetta non era sufficiente - per il merluzzo imbalsamato e comunque meno peggio dell'alternativa "meat": un povero filetto affogato in una salsa orripilante e indecifrabile..ma che c'azzecca l' "onion dressing"??? Perfino la British e la United Arab Emirates offre le bustine di aceto balsamico e olio d'oliva, possibile che a nessuno venga in mente di arrestare questa provocazione, questo orribile autogol sulla nostra (sic) compagnia (sic) di bandiera (arisic)? Mi sembra ben peggiore, come offesa alla nostra cultura gastronomica, che servire gamberetti surgelati....Tucci, pensaci tu! Prima che se ne accorga S.E. e affidi il catering alla premiata ditta Kajima.

sabato 12 maggio 2007

Il governo giapponese suggerisce l'allattamento al seno e ninna nanna

l'eroico collega dell'Ansa, Zanatta, mi segnala questa notizia:

Panel to urge parents to breast-feed, sing lullabies
TOKYO, May 9 KYODO
A government advisory panel on education reform will intrude into the private roles of parents by urging them to breast-feed and even to sing lullabies while looking into babies' eyes, its draft proposal showed Wednesday.
The panel, headed by Nobel Prize laureate chemist Ryoji Noyori, will also propose that parents turn off the TV during family meals or breast-feeding, while warning that the Internet and mobile phones will enable children ''to directly connect to evils around the world.''
Criticism has arisen that the panel has stepped into the sphere of private life, but a panel member said, ''We should start with reaffirming common practices in order to rehabilitate education in this country.''
In January, the panel submitted a controversial report to Prime Minister Shinzo Abe featuring proposals to lengthen classroom hours and allow teachers to resort to now-banned corporal punishment.

Commenti?

giovedì 10 maggio 2007

speciale mafia a mandorla/irezumi





Nello speciale "mafia a mandorla", che sto preparando per Sky, ne vedrete delle belle. Per esempio, una seduta di irezumi - il tatuaggio organico tradizionale a mano - del "maestro" horishi 3 (alias Nakano), che da tre generazioni tatua chimpira, oyabun e, da un po' di tempo in qua, anche qualche straniero.
Lo speciale è dedicato al "nuovo ordine sociale", al nuovo assetto che la yakuza - forte di oltre 100 mila uomini regolarmente "registrati" si è data in Giappone, a seguito della cosiddetta "internazionalizzazione". Anzichè osteggiarla, o accettarla con il contagocce, come fa il governo, l'ha abbracciata. A cominciare dall'integrazione "gialla" (per ora). A differenza dei rispettivi governi - che almeno a parole se le danno di santa ragione - le cosche nippo-sino-coreane hanno da tempo raggiunto un accordo per gestire e controllare l'intera "regione". Nello speciale conoscerete un cinese che arrivato qui una ventina di anni fa ha messo su un impero (ristoranti, fuzoku, casinò illegali etc etc), e controlla di fatto il quartiere di kabukicho, a shinjuku, dando ordini alla yakuza, divertendosi ad insultare i poliziotti davanti alla videocamera e a confessare di attendere con trepidazione il prossimo ottobre, data in cui diventarà il primo possessore cinese in Giappone di una fiammante Ferrari, già targata "preventivamente" (in Giappone si può fare, lo sapevate?): shinagawa 66-66. Una numerazione simbolica, che riunisce elementi della cabala cinese e della tradizione yakuza. Per non parlare di "don" Suzuki, un ex boss di Osaka con entrambe le dite mozzate ed il corpo perfettamente tatuato, che da lupo si è fatto pastore...d'anime. E' scappato con la "cassa" di una società di "sarakin" (usurai) e ha fondato, in quel di Chiba, la Chiesa di barabba. Per non parlare di Tanaka-san, "delegato per il Kanto" della premiata ditta Yamaguchi (la più potente del Giappone, che davanti alla camera "confessa" la sua maggiore colpa (aver ammazzato un po' di gente) ed il suo vanto (Aver servito senza pecca - e mostra tutte le dita integre - per 35 anni il suo boss. Cui è appena succeduto). Da non perdere, ve l'assicuro. Soprattutto se volete sapere come mai il Giappone è ancora esente - anche se la situazione sta un po' peggiorando - dalla microcriminalità, nonostante la (non solo) apparente inefficienza della polizia. Grazie alla yakuza. "E' nostro interesse mantenere l'ordine: altrimenti la gente non frequenta i quartieri del piacere, e noi non incasseremmo le nosttre percentuali". Sentirete anche un aggiornamento su tassi a strozzo (gli unici davvero ottenibili da chiunque in qualsiasi momento) sul particolarissimo mercato della droga, su come procurarsi un'arma (la Beretta è ancora al top, come la Ferrari), su quanto costi "affittare" un picchiatore, un buttafuori a ore o un killer, (i meno cari, ma eficacissimi, sono i cinesi, gli indigeni "si creano troppi problemi") e quali siano le tecniche più aggiornate per sbarazzarsi di un cadavere. Altro che incaprettamenti o tuffo nel cemento....oggi si usa il sistema del..."maguro no fune"....Oltre a sbarazzarsi della vittima designata..si incassa l'assicurazione. Alla prossima!

martedì 8 maggio 2007

Un paese normale 1/Unatsuki Onsen







Chi l'avrebbe detto che in queste terme sperdute nella valle di Kurobe, ai piedi del Tateyama, raggiungibili SOLO da questo trenino-giocattolo chiamato "torokko", si annidi il germe della trasgressione? Che l'avanguardia operaia destinata a trasformare l'Impero Liberaldemocratico in un Paese Normale ha le sue cellule anche tra i dipendenti della premiata ferrovia Kurobe Kyokoku? Desiderosi di uscire dalla morsa del tour organizzato, che in Giappone rappresenta, dopo il culto di Sua Maestà, uno dei più micidiali "nibe" (collante) omogenizzanti, e tentare di scoprire la natura (quasi) incontaminata della zona A PIEDI (come sapete in Giappone andare a piedi è quasi un reato*), siamo scesi con la scusa di far pipì dal trenino, promettendo agli addetti che avremmo preso il prossimo...Il piano criminoso era invece quello di infrattarci tra i boschi, e raggiungere il "rotenburo" (le mitiche pozze di acqua bollente che compensano milioni di giapponesi di secoli di angherie) di Kuronagi seguendo l'istinto e le tracce degli animali (lepri e scimmioni, ne abbiamo incontrati parecchi) anzichè come turisti al guinzaglio. Appena ripartito il trenino, ci imbattiamo in un ferroviere. Stiamo per fuggire, ma l'aspetto è di uno giusto (camicia aperta, andatura un po' sciatta, sigaretta in bocca). Ci guarda con evidente simpatia, non come fossimo alieni da combattimento, e ne approfittiamo per chiedergli informazioni sulla zona. Un fiume in piena. "Si può raggiungere a piedi, il rotenburo?". "Certo, in linea d'aria sono 500 metri..se passate dal tunnel della ferrovia ci mettete meno di un quarto 'ora...". Dal tunnel? Ma è vietatissimo, ci sono cartelli dappertutto...In Giappone c'è la pena di morte, mica voglio finire impiccato per farmi un bagnetto..."Ma va la! ("ii 'n ja nai ka")...fottetevene. Noi ci passiamo tranquillamente, basta stare attenti ai treni, passano ogni venti minuti. Adesso ne sta per passare uno, voi partite subito dopo e siete tranquilli...magari quando sbucate dall'altra parte vi faranno una ramanzina...ma da stranieri immagino ci siate abituati". Roba da proporlo al Minshuto, per candidarlo alle prossime elezioni. Abbiamo nome cognome e foto, ma non li pubblichiamo, dovessero andarlo a rapire e trasferirlo in una miniera della famiglia Aso (attuale ministro degli esteri), quella che durante la guerra si è arricchita riducendo in schiavitù i prigionieri di guerra cinesi e coreani.
Come è finita? Quando siamo sbucati dal tunnel, l'addetto alla stazione ha brillantemente evitato il "mendokusai" (fastidio) rintanandosi in ufficio, facendo finta di non vederci e consentendoci il transito verso la foresta senza problemi. Ma al ritorno, mentre eravamo in attesa del trenino, evidentemente assalito da ancestrali sensi di colpa, ha raccolto tutte le sue forze e convinto che comunque non avremmo capito nulla si è cortesemente inchinato, ci ha contestato il crimine, e ci ha chiesto di fare adeguato e convinto "shazai" (chiedere scusa formalmente) al capostazione, al nostro arrivo al capolinea. Con suo profondo stupore, ci siamo inchinati, promettendo di ottemperare. Mi ero preparato una lunga, forbita e civilissima tiritera sul tipo: "Ammetto di aver violato le regole, ma come immagino Lei saprà, onorevole capostazione, è dovere di un cittadino, diceva Alexis de Tocqueville, che sicuramente è tra le sue letture preferite, saper distinguere tra regole che vanno rispettate e regole che vanno contestate. La differenza tra cittadini e pecoroni è tutta qui. Quindi le chiedo certamente scusa per il disturbo e l'apprensione provocata a Lei e ai suoi dipendenti (il famoso "meiwaku") ma rivendico il diritto di violare regole insulse e arbitrarie, nel mio paese, nel Suo e ovunque ve ne ravveda l'urgenza e la necessità. Mi permetta dunque di cogliere questa fortunata occasione per suggerire che a scusarsi, e non solo nei miei confronti ma per il "meiwaku" imposto a tutti i vostri cittadini, sia la Vostra società, responsabile di aver ferito e affettato senza ritegno una valle meravigliosa, riducendo quello che un tempo era il cammino degli dèi ad un parco giochi di infima qualità. Yoroshiku onegai itashimasu". E giù inchino d'ordinanza.
Me l'ero preparato proprio perbenino, ripetendolo più di una volta. Ma all'arrivo, in piena Golden Week, del capostazione nessuna traccia. E andarlo a cercare mi sembrava una provocazione inutile. Forse gli scriverò. Intanto lascio volentieri il testimone a chi vorrà seguire le mie tracce e andare, a piedi, alla scoperta di questa valle meravigliosa e...in via di "liberazione".

*TRADIZIONALMENTE a piedi ci vanno i poveracci, i fuggitivi, i lestofanti e i "sanka", sorta di zingari locali alla cui etnia pare appartenga anche quel simpaticone dell'ex premier Koizumi. A proposito, che fine ha fatto?
Per chi fosse interessato a questo tipo di esperienza, consiglio vivamente la lettura dello stupendo racconto di Alan Booth, THE ROAD TO SATA. Preciso, dettagliato, esilarante.

lunedì 7 maggio 2007

119 morti durante la Golden Week

119 morti sulla strada in Giappone durante la Golden Week. Ma come è possibile? Le autostrade sono pressochè deserte e la maggior parte dei conducenti rsipetta i limiti. Sulle strade nazionali, regionali e comunali si va a passo d'uomo. 119 morti?
Mah.

Te lo do io lo Yeti - Il collega Zanatta nei guai

Il collega Zanatta (per davvero) mi ha pregato di "postare" questo flash autoreferenziale: pare che l'avventura in cui l'ho cacciato si stia rivelando fatale per il suo matrimonio. Non ho parole. Spero che la paziente Barbara lo perdoni e lo sopporti ancora un po'...tanto la pensione è vicina.

IL FALSO YETI CHE COSTO' UN VERO MATRIMONIO
(dal corrispondente dell'ANSA Pier Luigi Zanatta)

TOKYO, 7 MAG - Giappone fatale per un giornalista italiano che 24 anni fa vi decise un drammatico matrimonio e ora vi rischia un altrettanto drammatico divorzio.
Secondo fonti informate, in ambo i casi il malcapitato, pur nutrendo un certo interesse antropologico e pittorico per il Sol Levante, vi si e' ritrovato per motivi totalmente estranei ai suoi progetti esistenziali.
E in ambo i casi la sciagura si e' abbattuta su di lui per avere ceduto alle lusinghe di una facile avventura: se nella prima fini' riarso fra i miraggi delle calure siciliane, nella seconda ha rischiato un brutto congelamento degli arti e della vita famigliare.
Si apprende infatti da Roma che l'attuale consorte, venuta a conoscenza dell'incauta spedizione sul Tateyama, ha ripetutamente minacciato il giornalista di denuncia giudiziaria per avere condotto con se' la figlia minorenne nonostante la mancanza di adeguate attrezzature escursionistiche.
"E' tutta colpa dello Yeti!" ha tentato di giustificarsi il giornalista, ma non sembra che la moglie gli abbia creduto.
"Perche' inseguire lo Yeti portandosi dietro solo una canna da pesca e un'inerme creatura?" ha incalzato la consorte. "E' una storia che non ha senso se non in un' abominevole ambizione cronachistica", ha aggiunto la signora, minacciando di chiedere al piu' presto la riconsegna della figlia.
Si attendono ora i risultati di un'inchiesta delle autorita' nipponiche: nelle speranze del giornalista dovrebbero avvalorare le testimonianze di alcuni sherpa locali che lo hanno visto annaspare su un pendio innevato dietro a un grosso essere peloso che si inerpicava con agilita' inconsueta per la sua corporatura.
Si e' nel frattempo appreso che il giornalista ha deciso di abbandonare definitivamente la pesca per il tiro con l'arco, piu' consono allo spirito dei luoghi e a qualsiasi altra avventura con lo Yeti.

Lo yeti a mandorla








Chi ha detto che i giornalisti, specie i corrispondenti, fanno la bella vita? L'eroico collega dell'Ansa, Pierluigi Zanatta, ha interrotto una tranquilla vacanza di pesca tra i laghetti artificiali di Nagano (non che ramazzi granchè, ma pare che il gesto plastico del lancio lo rilassi molto) per inseguire una notizia che il compagno Carrer, corrispondente del Sole 24 ore e di Radio Onda Rossa aveva invece considerato una bufala. Il ritrovamento di alcune tracce di yeti a mandorla sul monte Tateyama, seconda cima del Giappone, al centro delle Alpi giapponesi.

Fedele alla consegna: se non vedo non scrivo, Zanatta ha voluto controllare di persona ed in piena Golden Week si è inerpicato sul Tateyama, spacciandosi da turista locale e sottoponendosi a tutte le angherie logistiche inventate dalla Giappone spa per spillar quattrini e rendere "mendokusai" (fastidiosa) una gita in montagna che potrebbe essere memorabile, tra pozze sulfuree, ghiacciai perpetui e filetti di "tatemasu", la trota salmonata tipica di questo luogo che cresce congelata e che i giapponesi pescano direttamente a filetti da riscaldare sull'onsen.

Per non dare nell'occhio Zanatta, oltre alle immancabili canne (da pesca, ahimè) si è persino portato appresso la figlia, come copertura. Immaginiamo la sua delusione - vissuta con l'aplomb che lo contraddistingue, gettando una ventina di turisti giù dal burrone - nel vedere che gli indigeni fotografavano forsennatamente lui. Ovviamente la storia dello yeti era in una bufala inventata dal sottoscritto per obbligarlo a sgranchirsi un po' le gambe. Felice di esserci riuscito. Rigenerato (e incazzato) com'è, il bollettino Ansa da Tokyo questa settimana farà faville. Sumimasen deshita.

Nelle foto:
1) l'arrivo notturno in apnea dell'eroico Zanatta
2) la baracca dove il nostro eroe ha passato la notte, avvolto in una coperta di licheni e sognando branchi di trote salmonate
3) il rientro dalla sfortunata spedizione alla scoperta dello yeti a mandorla: nessuna traccia
5) l'accampamento dei pescatori di "tatemasu", una specie di trota salmonata tipica del luogo, si pesca direttamente congelata
4) il corrispondente dell'Ansa intervistato da SKY Tg24: "il mio motto? Mai lasciare il minimo spazio al dubbio..."

domenica 6 maggio 2007

Linea Più si aggiudica esclusiva per vestire la Famiglia Imperiale

Qualcuno si era chiesto dove fosse sparito lo Scardigli, instancabile perlustratore di mercati gialli per conto della premiata ditta Linea Più. Da alcuni giorni non rispondeva al telefono. Depressione? Fuitina primaverile? Macchè. Lavorava ai fianchi dell'Impero. E l'ha spuntata, sbaragliando oltre un centinaio di concorrenti locali, riunite nel solito "dango" (appalto aum aum, o "a la japonaise"), come quelli offerti dal governo italiano alla solita Kajima, la società cui la nostra Ambasciata è solita affidare ogni necessità immobiliare, dal rifacimento della cancelleria al nuovo Istituto di Cultura, dai dormitori del personale all'allestimento delle scaffalature per mostre ed esposizioni varie.
La notizia non è ancora ufficiale e probabilmente l'interessato la smentirà - senza passare alla querela, ci auguriamo - ma secondo radio Kokyo-Nai, l'emittente pirata scoperta dall'Ansa (sennò il prode Zanatta da chi le apprende certe notizie?) che trasmette su frequenze e locali variabili dall'interno del Palazzo Imperiale e che si dice sia diretta da Sua Maestà in persona (notoriamente l'unica persona di sinistra antagonista del paese, spero tutti ricordino il suo coraggioso altolà, l'anno scorso, alla fissa di Ishihara di rendere obbligatorio il canto dell'inno nazionale e l'alzabandiera nelle scuole: peccato che come sapete nè lui nè la sua famiglia possano votare, davvero un sacrilegio che meriterebbe la mobilitazione di Human Rights Watch) lo Scardigli si è assicurato l'esclusiva quinquennale per vestire l'intera Famiglia Imperiale, compresi gli acquisiti e i nascituri fino al 2012, anno in cui, secondo quanto avrebbe rivelato la principessa Masako al giornalista australiano Ben Hills, autore della biografia non autorizzata che ha fatto saltare su tutte le furie governo e funzionari della Casa Imperiale, ma pare sia stata particolarmente apprezzata dalla principessa stessa, l'intera famiglia imperiale avrebbe deciso di abdicare al trono e trasferirsi in Calabria. Lo Scardigli, che si era offerto di trovare una adeguata sistemazione in Maremma, accanto ai cugini etruschi, stavolta è stato anticipato da Elio Il Sung, titolare dell'elegante Locanda di Kojimachi, che dopo aver finalmente ottenuto il primo catering dal Palazzo Imperiale grazie alle intercessioni dell'Ambasciata, ha opzionato l'intera piana di Bivongi, in provincia di Reggio Calabria, dove pare siano stati rinvenuti di recente dei Vasi Apuli che proverebbero scambi tra le popolazioni silane e quelle della provincia di Gunma risalenti al periodo neolitico.

Achtung sucidi/2

ACTHUNG SUICIDI/2

Il suicidio in Giappone è una tradizione antica e dai molteplici, affatto scontati risvolti ed implicazioni: per chi volesse approfondire l’argomento uscendo (e superando) il concetto nazionalpopolare e un po’ romantico di seppuku o harakiri che dir si voglia, suggerisco l’insuperato saggio di Maurice Pinguet, La mort volontaire au Japon, di cui non so se esista una versione inglese. Io ce l’ho in francese. Un libro che fa molto riflettere, anche per la sua capacità di affrontare l’argomento da una prospettiva rigorosamente laica, cosa molto difficile per un occidentale.
Ciò che colpisce oggi in Giappone, è lo storico avvicendamento generazionale, il “ricambio” di classe. Oggi a suicidarsi non sono più i nobili sconfitti, i politici che sbagliano, gli artisti e gli intellettuali. E nemmeno i vecchi, il cui suicidio, in passato, in realtà era tutt’altro che volontario (come si evince dal meraviglioso Narayama Bushiko, il film di Shoei Imamura vincitore della Palma d’Oro 1983 a Cannes, tratto dall’ancor più affascinante omonimo romanzo dello “scrittore maledetto”, e ahimè dimenticato, Shichiro Fukazawa*) bensì imposto dalla comunità, che non poteva più occuparsi di loro. Oggi che le condizioni di vita – soprattutto nelle campagne – sono migliorate, i vecchi non sono più costretti a farsi da parte e usano la loro saggezza per tenersi stretti la vita.
A suicidarsi oggi – oltre ai minorenni – sono i poveracci. I 40/50enni espulsi dal mercato del lavoro fisso che non potranno mai rientrarvi alle stesse condizioni. E allora come far fronte al mutuo, alle oltraggiose rette scolastiche, alle varie attività del tempo libero cui la famiglia si è abituata? Non resta che farla finita, grazie ad un perverso sistema – che per fortuna pare in via di revisione – in base al quale le assicurazioni pagano anche in caso di suicidio. Unico paese al mondo, che io sappia. Non essendovi alcun ostacolo di tipo religioso, il suicidio in Giappone ha un altissimo valore etico e sociale. Purtroppo, è una soluzione. Che consente alla faamiglia di sopravvivere decentemente. C'è un bel libro di Masahiko Shimada, a suo tempo tradotto in italiano per Einaudi ma che non è mai uscito, che si intitola Jiyuu Shikei, "Libertà di esecuzione". "La nostra società- mi spiegava in una vecchia intervista Shimada - prevede due forme di pena capitale: l'impiccagione, per i delinquenti e il suicidio per gli sfigati". Ho il testo della traduzione italiana, per chi lo volesse leggere.


*Shichiro Fukasawa, che ho avuto il privilegio di conoscere ed intervistare nel lontano 1985, poco prima che morisse in assoluta povertà e dimenticato da tutti, era un personaggio fuori dal comune. Scrittore, poeta, iconoclasta, burlone e menestrello. Autore della prima (e ultima) sferzante satira anti-imperiale pubblicata nel Giappone del dopoguerra. Uscì nel 1960, quando c’era ancora qualche editore coraggioso in giro. Si intitolava Furyu Mutan, “Sogno elegante”, e raccontava, con dovizia di particolari decisamente irriverenti, la decapitazione delle Loro Maestà Imperiali a seguito di un’improbabile insurrezione popolare. I difensori del sacro impero del crisantemo ovviamente reagirono da par loro: la casa dell’editore della rivista (Chuokoron, oggi divenuta una casa editrice ultraconservatrice) venne circondata peer due giorni e infine incendiata, la moglie restò uccisa nell’incendio assieme alla domestica ed il marito, tale Shimanaka, costretto alle dimissioni dopo le pubbliche scuse. Il folletto Fukazawa – era alto poco più di un metro e mezzo – decise di sparire e cominciò a girovagare per il Giappone mantenendosi come cantastorie, in giro per le osterie e i bordelli. Fino a quando si fermò in una fattoria di Saitama, alla periferia di Tokyo, assieme ad una ex prostituta che si era invaghita disperatamente di lui. “La fattoria dei sogni” l’avevano chiamata, ed è lì che lo intervistai, tra galline starnazzanti, fiumi di sakè e un duello all’ultimo stornello con la chitarra: lui cantava gli enka della più sporcacciona tradizione locale (chi ha detto che non c’è…) io le varie osterie… uno degli incontri più belli della mia vita in Giappone, peccato non aver avuto, all’epoca, una telecamera! Chi ne volesse sapere di più può digitare Shichiro Fukasawa: scoprirà che non tutto è mai stato sempre uguale qui, e che l’amnesia sociale non è congenita, ma provocata.

Achtung sucidi/1

3 Maggio

ACHTUNG SUICIDI/1

Ci avete mai fatto caso? Le finestre degli alberghi, dal Park Hyatt ai love hotel sono sigillate. E così pure quelle delle abitazioni private: in genere quelle ai piani superiori puoi aprirle solo in parte: per cambiare l’aria. Ci passa il gatto, ma un corpo umano no. Per non parlare delle stazioni. Preoccupate (e seriamente danneggiate) dall’alto numero dei suicidi, le autorità, oltre ad avere iniziato a chiedere i danni ai parenti superstiti (cosa molto poco “giapponese”: tradizionalmente il suicidio elimina ogni pendenza, sia morale che finanziaria) stanno progressivamente trasformando le stazioni in giardini per l’infanzia a prova di graffio. Dopo aver raggiunto, tanto di cappello, il top mondiale per quanto riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche (ce le sogniamo noi, in Italia, certe strutture e attenzione per i disabili) le autorità pare si stiano lanciando in quelle anti-suicidio. Finestrini dei treni bloccati, intercapedini antituffo tra i binari, timide campagne "pubblicità progresso" che cominciano a fare la loro apparizione nei luoghi tradizionali dove la gente si va a suicidare, come la foresta Aokigahara alle pendici del Fuji. Epperò..
Epperò il numero dei suicidi in Giappone continua ad aumentare. Quest’anno il libro bianco della polizia è in ritardo (che stiano ancora valutando se inserire i dati sui suicidi dei gaijin: se un cinese si suicida in Giappone che figura ci facciamo?) ma stando alle indiscrezioni pare che abbiano superato ancora una volta quelli dell’anno scorso, oltre 32 mila, mantenendo dunque il tragico ritmo di uno ogni 15 minuti. Senza parlare degli oltre 20 mila johatsusha (“evaporati”), quelli che la mattina escono per andare in ufficio e non tornano mai più. Fortuna che il governo Koizumi, appena installato, aveva assunto l’impegno di ridurre il numero dei suicidi a 22 mila, entro il 2005. Il governo Abe, tra mille faccende (s)sfaccendato, pare abbia finalmente deciso di metter su una commissione speciale presieduta dal suo (ancora per poco: il tam tam di Nagatacho lo dà per silurato al rimpasto di luglio) capo di gabinetto Yasuhisa Shiozaki: obiettivo dichiarato, ridurre l’imbarazzante tasso dall’attuale 24.2 per 100 mila al 19.4%. Il Giappone è al terzo posto assoluto per numero di suicidi, ma al primo tra i paesi del G8. Meno chiaro è come intendono ridurre il tasso: nel documento governativo si parla di “consultori familiari” e “disincentivazione della pratica degli straordinari”. Auguri.

Patente express e confessioni di un cagnolino...

Quando ce vo' ce vo'. Ho smarrito la patente giapponese, e già avevo messo in preventivo un lungo viaggio tra le maglie della burocrazia locale, che quando ci si mette può essere più letale della nostra. E invece no. In meno di un'ora ho avuto la copia. E senza tirar giù tutti i penati del Fuji. Previa telefonata a Samezu, l'equivalente della nostra motorizzazione (solo che è gestita dalla polizia, come la maggior parte dei pachinko...lo sapevate?), mi sono presentato allo sportello no.3 (quello per le copie) munito di due foto 3x4, come mi era stato detto al telefono (se non le hai, te le fanno on the spot, per 1.300 yen). Allo sportello - dove non c'è un impiegato civile ma un poliziotto, il mio sembrava zompato fuori da un film di Gen Takahashi* - accennano ad una ramanzina (un po' rozza con i giapponesi, con me non ci hanno neanche provato), poi ti fanno compilare un foglietto dove devi indicare le tue generalità e le circostanze del furto/smarrimento. Sulla fiducia, niente denunce alla polizia (ce l'hai davanti!), niente autentiche di firme (in Giappone non si usa, come sapete) e menate varie. Se non sai scrivere in giapponese ti aiutano, anzi ho addirittura notato un gaijin che scriveva in inglese, e gliel'hanno accettato. Consegni foglietto, foto e gaijin torokusho (o passaporto) ed in cambio di danno uno scontrino. Sul quale c'è scritto l'orario in cui riceverai, al piano superiore, la nuova patente. Inutile dire che spaccano il minuto. In tutto sono stato a Samezu meno di un'ora, e mi hanno perfino fatto ricaricare il telefonino. Quando ce vo' ce vo'. Viva l'Impero.



*Gen Takahashi è un grande. E' ancora abbastanza sconosciuto (soprattutto in Giappone....come è avvenuto a suo tempo per Tsukamoto, Miike e perfino Kurosawa e Oshima) ma fa ottimi film "impegnati". Alla Bellocchio de "I pugni in tasca", per intenderci. L'ultimo l'ha presentato al Far east film festival di Udine, l'anno scorso, ed è piaciuto molto a Marco Muller, il "guru" italico del cinema asiatico, padre padrone (ancora per quest'anno, poi pare si ritiri in quel di Macao) della rassegna cinematografica di Venezia. A settembre uscirà, finalmente. Ve lo consiglio vivamente. Si chiama "Pochi no kokuhaku", "Confessioni di un cagnolino", dove cagnolino sta per poliziotto. Uno spaccato illuminante della società giapponese e dell'intreccio yakuza/polizia/massmedia, che con la scusa di "proteggere" il cittadino, lo fanno fesso dalla culla all'urna. Chi fosse davvero interessato può contattarmi, ne ho ancora qualche copia sottotitolata (in inglese). Perchè lo spingo? Perchè un paio di scene le ha girate al Press Club di Yurakucho, definendo la nostra associazione l'unico tempio della libertà di stampa in Giappone!

mercoledì 2 maggio 2007

Te lo do io il Seggio Permanente

Proprio una bella sfilza di eventi: la Corte Suprema respinge definitivamente il ricorso degli ex lavoratori cinesi (e coreani) ridotti in schiavitù durante la guerra...Hanno sofferto, sono stati ingiustamente sfruttati, ma non hanno alcun diritto a risarcimento. La Cina, con la dichiarazione congiunta del 1972 (concepita dal mitico Kakuei Tanaka, il premier più furbo e corrotto del dopoguerra), ha infatti rinunciato ai danni di guerra. Che questi poveracci se la prendano con Chu En lai e la real politik a mandorla degli anni '70.
Il giorno dopo ci svegliamo con il macabro annuncio di tre impiccagioni: per tutta risposta all'ennesimo appello europeo in favore della moratoria contro la pena di morte, il Giappone scatena il boia di stato e fa capire che i diritti fondamentali dell'uomo non sono ancora metabolizzati. Esattamente come le direttive del WTO: "sì, però...".
Infine, il solito, deprimente, primo maggio passato al lavoro, senza che a nessuno, manco ai comunisti, venga in mente di provare a riconquistare le piazze (sic). Persino il cielo si è messo a piangere: ieri ha piovuto su tutto l'arcipelago!
E poi ci chiediamo perchè il Giappone fccia fatica a guadagnare consensi nella comunità internazionale per conquistare il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza. Qualcuno dovrebbe consigliare al "principino" Abe - che i sondaggi danno in netta ripresa - di "regalare" all'Europa una bella moratoria delle esecuzioni e ai cinesi un fondo per risarcire schiavi e prostitute forzate. Forse il cammino verso il Consiglio di Sicurezza sarebbe meno impervio. E il Giappone diventerebbe meno "antipatico"