Proprio una bella sfilza di eventi: la Corte Suprema respinge definitivamente il ricorso degli ex lavoratori cinesi (e coreani) ridotti in schiavitù durante la guerra...Hanno sofferto, sono stati ingiustamente sfruttati, ma non hanno alcun diritto a risarcimento. La Cina, con la dichiarazione congiunta del 1972 (concepita dal mitico Kakuei Tanaka, il premier più furbo e corrotto del dopoguerra), ha infatti rinunciato ai danni di guerra. Che questi poveracci se la prendano con Chu En lai e la real politik a mandorla degli anni '70.
Il giorno dopo ci svegliamo con il macabro annuncio di tre impiccagioni: per tutta risposta all'ennesimo appello europeo in favore della moratoria contro la pena di morte, il Giappone scatena il boia di stato e fa capire che i diritti fondamentali dell'uomo non sono ancora metabolizzati. Esattamente come le direttive del WTO: "sì, però...".
Infine, il solito, deprimente, primo maggio passato al lavoro, senza che a nessuno, manco ai comunisti, venga in mente di provare a riconquistare le piazze (sic). Persino il cielo si è messo a piangere: ieri ha piovuto su tutto l'arcipelago!
E poi ci chiediamo perchè il Giappone fccia fatica a guadagnare consensi nella comunità internazionale per conquistare il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza. Qualcuno dovrebbe consigliare al "principino" Abe - che i sondaggi danno in netta ripresa - di "regalare" all'Europa una bella moratoria delle esecuzioni e ai cinesi un fondo per risarcire schiavi e prostitute forzate. Forse il cammino verso il Consiglio di Sicurezza sarebbe meno impervio. E il Giappone diventerebbe meno "antipatico"
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4 commenti:
...ma come tu ben sai, ai giapponesi per cambiare occorrono secoli. Le loro regole, la loro etica, il loro assoluto senso del dovere sono la loro forza, ma soprattutto la loro debolezza. Come sempre, il Giappone e' il paese delle grandi contraddizioni.
Caro Pio, devi scrivere con piu' frequenza.......altrimenti tutti si stancano ancor prima d'INIZIARE!!!!
Ai giapponesi sono occorsi pochi decenni per cambiare radicalmene tutto, ma agli occhi di tanti, come il primo anonimo questo non conta e se conta, allora il divario che si genera tra vecchio e nuovo e' fonte poi di contraddizioni da indicare come caratteristiche del Giappone.
Le grandi contraddizioni ci sono ovunque, solo che agli italiani piace mettere all'indice quelle giapponesi e chiamare le proprie con altri nomi meno eclatanti, come "fasi storiche", "sacche di arretratezza", "realta' contingenti", "movimenti politici", "decreti regi", ecc.
Con tutte queste contraddizioni, che gli italiani non vedono ma che sono palesi a tutti nel mndo, l'Italia un seggio permanente nemmeno lo puo' concepire.
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