venerdì 27 novembre 2009

Iran: "confiscato" il Premio Nobel a Shirin Ebadi



Non era mai successo. In 108 anni di storia del Premio Nobel per la Pace, a nessun regime era mai venuto in mente di farlo. Cina e Birmania comprese, nonostante i rispettivi governi non avessero certo gradito la scelta del Dalai Lama e di Aung San Suu Kyi. Da Oslo, sede del Comitato Internazionale del Premio Nobel, arriva oggi una notizia incredibile, confermata dall'interessata. Le Guardie della Rivoluzione, pare in esecuzione di una regolare sentenza del Tribunale di Teheran, hanno confiscato la medaglia commemorativa (in oro massiccio) consegnata a Shirin Ebadi (premio Nobel per la Pace 2003), sequestrato i suoi conti bancari, picchiato e minacciato il marito, Javad Tavassolian.
"Purtroppo debbo confermare tutto - ha detto Shirin Ebadi da Londra, dove vive dallo scorso giugno, in una sorta di "esilio" autoimposto, nel timore di essere arrestata - non ho parole per esprimere il mio stupore, la mia indignazione, la mia rabbia"
Shirin Ebadi, nota per il suo impegno a favore dei diritti umani, è stata la prima donna musulmana a ricevere il premio Nobel e la prima giudice donna della Repubblica Islamica. Dopo una breve carriera come giudice, aveva abbandonata la magistratura per dedicarsi, come avvocato, alla difesa di migliaia di cittadini perseguitati politicamente. Pochi giorni prima delle elezioni di giugno, aveva lasciato il paese, per partecipare ad un convegno in Spagna. Da allora, e dopo aver duramente criticato il risultato, accusando il regime di brogli, non ha più fatto ritorno in Iran. "Non mi sento un'esiliata, ma penso di essere più utile al mio paese da cittadina libera, all'estero, piuttosto che in patria, ma detenuta in una cella". Sia il governo norvegese che svedese hanno duramente protestato contro il governo iraniano, chiedendo l'immediata restituzione della medaglia ed il dissequestro del conto bancario dove Shirin Ebadi ha depositato la somma (1.3 milioni di dollari) ricevuta dal Comitato, che le autorità iraniani sostengono debba essere tassata. "Sono soldi suoi, legittimamente percepiti e esentasse in tutti i paesi del mondo, Iran compreso" ha detto il ministro degli Esteri Jonas Gahr Stoere.

Shirin Ebadi in una foto dell'anno scorso, quando l'abbiamo invitata alla Stampa Estera di Tokyo, per una conferenza

martedì 17 novembre 2009

C'erano una volta...butoh e Panta-chan






A volte ritornano. E ti rendi conto che ci sono sempre stati, nascosti nei vivaci sotterranei di Tokyo. Ogni tanto, come i famosi "kappa" di Akutagawa, salgono in superficie. E devi acchiapparli al volo.
Ho avuto modo lo scorso week-end di rivedere - e riascoltare - un paio di "miti" degli anni '70 giapponesi.

Il gruppo hard rock "Zuno Keisatsu" (Polizia del Cervello), guidato da "Panta-chan" sorta di Demetrio Stratos locale (eccolo con il casco dell'Armata Rossa, del quale era simpatizzante) e "Kono buttai", una intrigante pièce di "butoh", il teatro d'avanguardia fondato dai mitici Hijikata Tatsuno e Ohno Kazuo (ancora vivo, 104 anni, segno che danzare, anche a livelli stremi, fa bene!) ad opera del danzatore Meguro Daiji, uno dei giovani continuatori di questa intrigantissima scuola. Un'ora di esercizi a corpo libero, usato sia come strumento di autoliberazione, sia come un'arma impropria contro l'apatia e la rassegnazione. Se siete in letargo, vi dà la sveglia, se siete svegli, vi ipnotizza. Comunque, una bella scossa. Un'inversione di tendenza.

Lo spettacolo di Meguro va avanti tutta la settimana presso D-Soko, a Nippori, ecco il link. Andate sulla pagina giapponese, quella inglese non è aggiornata
http://nude20040529.com/info.html

Per chi volesse approfondire la faccenda del Butoh, ecco un recente video girato nel 2007, nello studio Asbestos (ora chiuso). Ma non c'entra niente con lo spettacolo di cui parlo. Solo per avere un punto di riferimento, su You Tube poi c'è molta altra roba.

http://www.youtube.com/watch?v=DhUK3nruihA




Per Kazuo Ohno, ecco un paio delle sue performance più gettonate "Mar Morto"
http://www.youtube.com/watch?v=ZUjhQLB0hXY
e "Okaasan" (Madre). Qui aveva 86 anni!
http://www.youtube.com/watch?v=Jildd4L6_UM&NR=1
Una delle "costole" più famose del Butoh, costrette ad "emigrare" in Europa (Francia) dopo che le loro performances venivano rifiutate dai teatri, in Giappone, è il gruppo SANKAI JUKU: molti li ricorderanno per le loro rappresentazioni estreme, si appendevano dai monumenti a testa in giù, dipinti di bianco. Solo di recente sono tornati in Giappone, per una indimenticabile tournee, al teatro "ku-nale" di Setagaya: Tobare (tenda)
http://www.youtube.com/watch?v=AnR1FJ6yQq4
www.sankaijuku.com

Il Butoh, come ha ammesso in una delle sue ultime interviste Ohno, non ha più la forza di stupire, scioccare, colpire. Ma conserva intatto il potere di transfigurare il pubblico.

lunedì 2 novembre 2009

Dalai Lama again!



Non capita tutti i giorni di "consigliare" il Dalai Lama....eppure è così: una domanda che non aveva capito bene, e mi ha chiesto di spiegargliela. Oramai è diventato un appuntamento periodico. Ad un anno esatto di distanza, ieri abbiamo di nuovo avuto l'onore di ricevere il Dalai Lama alla Stampa estera di Tokyo....Una conferenza impeccabile, condotta con il solito stile di questo "semplice saggio": concetti chiari, apparentemente scontati, e proprio per questo estremamente efficaci. La crisi globale? Non è solo colpa dei banchieri, dei politici, degli speculatori. E' colpa di noi tutti. Del fatto che l'umanità oramai pensa a far soldi, a nutrire il corpo, lasciando a digiuno lo spirito. Ignoranza e arroganza provocano effetti devastanti. E non può esserci saggezza se non viene nutrito, oltre al corpo, anche lo spirito.



Dopo la conferenza, ho seguito il Dalai Lama anche al Ryogoku Kokugikan, il "tempio" del Sumo, dove c'è stata une emozionante udienza collettiva davanti a oltre 5 mila giapponesi.
Nei prossimi giorni lo seguirò nella sua prima, storica visita a Okinawa.



giovedì 29 ottobre 2009

Hatoyama superstar

Ci sta prendendo gusto il Piccione Montano, Yukio Hatoyama, nuovo premier del Giappone. E oggi ha bastonato per benino Tanigaki, il nuovo leader dell'LDP, leader dell'opposizione. Ho passato un paio di ore in Parlamento, oggi, per assistere dal vivo al primo "question time" dell'era Hatoyama e debbo dire che il nuovo premier se l'è cavata più che bene. Non solo, ma in aula si respirava un clima diverso, da "paese normale". Non sembrava - come spesso succedeva in passato - una riunione di azionisti degli anni '70, quando tutto era deciso prima ancora del dibattito e i deputati, per la maggior parte, ronfavano. Per niente intimidito dalle critiche di Tanigaki, il "Piccione di Montagna" ha rintuzzato tutti gli attacchi, spesso colpendo in contropiede e mostrando, oltre che maggiore lucidità politica, anche grande articolazione ed eleganza di linguaggio (beh, è anche lecito aspettarselo, visto la famiglia da cui proviene...anche se non è scontato, visto che anche il suo predecessore Taro Aso era un rampollo doc, ma come ognun sa non sapeva neanche leggere correttamente i kanji).
"Porterete il paese al fallimento" gli urlava Tanigaki. "Detto da voi non ha senso. Siete voi che avete governato finora. Noi salveremo il paese..." risponde Hatoyama. Anche sulla vicenda di Okinawa, di fronte a Tanigaki che accusava il governo di non avere una posizione chiara e condivisa (proprio stasera Hatoyama ha smentito clamorosamente il suo ministro della difesa Kitazawa, che aveva dato per scontato l'esito della trattativa con gli USA: "non sono d'accordo con lui" - ha detto, deciso, Hatoyama - la faccenda è aperta") il premier ha risposto in modo molto efficace: "Sono oltre dieci anni che non avete saputo prendere una decisione. Noi non la prenderemo certo in dieci giorni"
Il Giappone sta decisamente cambiando. Vale proprio la pena star qui e vedere come va a finire.

per chi volesse seguire un paio di battute del question time di oggi, ecco il link su Y-Tube. Ovviamente, in giapponese

http://www.youtube.com/watch?v=6cCPl921-VI&feature=channel

giovedì 22 ottobre 2009

Disgustato



DA REPUBBLICA DI OGGI
Maxi inchiesta sull'operato dell'Agenzia per l'ambiente con 63 indagati, tra loro la presidente
del Consiglio regionale: "Mi è crollato il mondo addosso. Ancora non riesco a crederci"
Napoli, inchiesta su appalti e assunzioni
Lady Mastella allontanata dalla Campania
Trovato un file con oltre 650 nomi di 'raccomandati' e dei loro sponsor politici

NAPOLI - Scoppia lo scandalo dell'Arpac e coinvolge anche la presidente del consiglio regionale, Sandra Lonardo Mastella. Secondo la procura di Napoli, all'Agenzia regionale per l'ambiente le assunzioni clientelari, messe nero su bianco in un file, sono state per lungo tempo la norma. Nell'inchiesta sono indagate ben 63 persone (25 le misure cautelari), ma il provvedimento più eclatante assunto dal gip è il divieto di dimora in Campania e in sei province limitrofe (Latina, Frosinone, Isernia, Campobasso, Foggia e Potenza) per la presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, leader dell'Udeur, ex ministro ed attuale eurodeputato eletto nel centrodestra.


Certo ne abbiamo viste, sentite e sopportate tante, ma leggendo questo articolo (http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/napoli-mastella/napoli-mastella/napoli-mastella.html) mi sono davvero indignato e umiliato di appartenere a questo paese corrotto, arrogante e deficiente, capace di guizzi alla Ferrari, ma incapace di scrollarsi di dosso lo sciatto feudalesimo nel quale si è impaludato oramai da secoli. Questa umiliante rassegnazione, questo vile mugugno incapace di trasformarsi in azione, questo letale letargo dal quale assistiamo in silenzio alla perdita di diritti e garanzie che avevamo dato per acquisiti e nel corso del quale stiamo trasformandoci da "cittadini" consapevoli a impotenti (e sempre più pezzenti) "consumatori", è qualcosa di cui noi italiani dobbiamo, francamente, vergognarci. Penso che al momento, non ci sia ALTRO stato, tra i 212 registrati all'ONU, dove un premier possa fare e dire quello che fa e dice Berlusconi e dove un presidente di consiglio regionale in carica, sottoposto a domicilio coatto e spedito al confino, non abbia ancora ritenuto di dimettersi.
Forse è davvero ora di fare qualcosa? Il 5 dicembre organizziamo qualcosa?
Nel frattempo, condoglianze, a noi tutti. Siamo diventati la barzelletta del mondo. Se non la feccia.

sabato 17 ottobre 2009

De Diuresi Niponica: TACHI-SHON vs SUWARI-SHON



Non sono sicuro che se ne sentisse davvero il bisogno, ma uno studio approfondito sulla minzione indigena (realizzato da chi se ne intende, la premiata ditta Toto, regina del settore) conferma quanto tempo fa scriveva il settimanale AERA, nella sua divertente inchiesta sui maschietti "erbivori". Tra le note caratteristiche, c'era quella che urinano seduti. Ebbene, è vero.
L'approfondito "studio" della Toto, cui dobbiamo l'avvincente "escalation" tecnologica dei cessi, divenuti oramai vere e proprie "postazioni" (c'è un modello dotato di connessione wireless che effettua addirittura gli esami delle urine e le può trasmettere "on line" all'ospedale di riferimento) conferma quelle che finora erano semplici "voci" giornalistiche. Un maschietto giapponese su tre piscia da seduto. E la percentuale aumenta nella fascia d'età compresa tra i 25 e 35 anni, quella dove abbondano gli "erbivori". Tra le motivazioni addotte, nell'ordine, troviamo: "si evita di schizzare in giro", "è più comodo e rilassante", "è più igienico". E lo studio della Toto è tra i più "conservatori". Secondo la Mitsubishi, che offre una piccola "linea" concorrente, la percentuale, a Tokyo, sale addirittura al 49%. Un maschietto su due. Mah.

Dallo studio della Toto un vero e proprio manuale sull'arte della minzione, si ricavano interessanti dati scientifici e..."culturali". Per esempio, scopriamo che oltre il 52% dei maschietti, ancorchè seduti, si tengono in mano il pisello mentre fanno la pipì, per paura che un'improvvisa impennata provochi schizzi all'esterno, mentre ben il 33% evita di "sgrullarlo". Molto diffuso anche il fenomeno, imbarazzante, dell'enuresi diurna: un giapponese su 4 rilascia involontariamente urina nei vestiti. Un fenomeno, ovviamente, legato allo "stress".

Per chi fosse davvero interessato, lo studio entra anche in ulteriori, specifici dettagli. Per esempio il fatto che la capacita di ritenzione volontaria, nei giapponesi, è minore rispetto ad altri popoli. La minzione, infatti, è essenzialmente un atto riflesso, in cui lo stimolo scatenante è rappresentato dalla distensione dell'organo vescicale oltre certi limiti in seguito all'aumento del contenuto urinario. Rispetto agli "occidentali", capaci di trattenere volontariamente l'urina in vescica fino a volumi urinari dell'ordine di 700-800 ml, i maschietti indigeni non resistono oltre i 400-500 ml. Forse è per questo che, specie a tarda notte, si vedono più giapponesi che gaijin pisciare per strada?

Un interessante video della Fuji Tv sull'argomento
http://www.dailymotion.com/video/k65YAqVX3nlsjpqp9v

martedì 6 ottobre 2009

Parole sante

Il Keidanren - la Confindustria locale - è responsabile per l'aumento delle violenze familiari, dei sucidi e più in generale per la crisi della società. Lo ha dichiarato lunedì Shizuka Kamei, ministro degli affari finanziari e postali. “Gli omicidi perpetrati all’interno del nucleo familiare sono aumentati in Giappone perché le aziende hanno smesso di trattare gli esseri umani così come dovrebbero essere trattati” – ha dichiarato Kamei durante un discorso. Quando si dice, parlar chiaro. Shizuka Kamei non è uno qualsiasi. Capo della polizia di Tokyo durante il '68 (guidava le operazioni ai tempi dell'Asama Sanso) è stato per molti anni uno dei mastini del PLD, fino a quando non si è scontrato a brutto muso con l'ex premier Junichiro Koizumi, che provò a "farlo fuori" opponendogli, nel suo storico collegio di Hiroshima, il "furbetto" Horie-mon. Kamei, che nel frattempo è diventato un garantista (è presidente della lega parlamentare contro la pena di morte ed è sempre in prima linea nel denunciare gli abusi della polizia) fu l'unico a sopravvivere allo "tsunami" di Koizumi, sbaragliando il "furbetto" (che venne poi arrestato per lo scandalo Livedoor) e fondando un nuovo partito, il Shin Kokumin-to (Nuovo partito del popolo).
Ora è ministro della "riforma" postale e finanziaria. E se il buongiorno viene del mattino, ne vedremo delle belle. Me lo immagino, il vecchio ed imperturbabile Fujio Mitarai, padre padrone della Canon e presidente del Keidanren, che si sente dare dell'assassino da Kamei.

domenica 4 ottobre 2009

Fatevi un giro a Mie, vale la pena



A Mie, una delle prefetture della penisola di Kii (dove c'è il famoso tempio di Ise culla dello shintoismo) non bisognerebbe andarci solo per vedere il Gran Premio di Suzuka. Vale la pena di passarci un paio di giorni. Da Nagoya c'è il "superview" Nanki, lento ma gradevole, oppure in macchina calcolate 2-3 ore.

L'attrazione più importante è Kumano, che con il suo "antico cammino" (熊野古道, 170 chilometri di sentiero, una specie di Santiago de Compostela che i pellegrini shinto di un tempo compivano in dieci giorni e che ancora oggi si snoda tra stupendi boschi, vallate e montagne, ahimè spesso interrotto dalla folle cementificazione degli anni '50 e '60) è entrato nel Patrimonio Universale dell'Umanità dell'Unesco e una bellissima costa che vi porta fino a Wakayama (ovviamente è bene tenere lo sguardo fisso a sinistra, verso la costa, perchè se girate a destra il panorama è il solito, sventurato e deprimente scenario texano, con banners commerciali, combini e casette di plastica e alluminio.

Una parte del "vecchio cammino" la si può percorrere anche in barca: 5 mila yen per 4 ore di discesa sulle tranquille acque del fiume, succulento e abbondante bento compreso.




E non dimenticatevi di assaggiare le "sanma" affumicate. Sono in vendita dappertutto, e come mandarini (o mandaranci? non ho ancora capito come si traduce in italiano "mikan") e ortaggi vari sono offerte al pubblico sulla fiducia: le prendi e lasci i soldi in una scatoletta. Fantastico.
Le aragoste, "ise-ebi" invece sono un po' più costose e non le ho viste in vendita disattesa....sono ottime, ma se le fanno pagare

A Kumano, udite udite, si parla italiano. Il sindaco, Kanji Kawakami, già al suo terzo mandato, è stato tre anni in Italia presso l'Ambasciata Giapponese e poi c'è una certa Kuniyo (si pronuncia "coniglio", ci tiene a far sapere) che dopo aver vissuto anche lei qualche anno in Italia adesso insegna la nostra lingua e la nostra cultura presso il centro culturale cittadino.

Pur essendo, come dire, di "passaggio", abbiamo avuto la fortuna di assistere ad uno dei "matsuri" (festival) più antichi e "sentiti" del Giappone (che "mitologicamente" è nato proprio in questa zona, come risulta dal Nihon Shoki). Si tratta dell'Hana o-iwai", che si festeggia il 2 ottobre.


La gente del villaggio issa su una roccia un piccolo mikoshi e poi lo cala, tra ondeggiamenti vari, verso il mare, utilizzando una corda di paglia di riso di oltre un chilometro pazientemente confezionata dalle donne (sempre loro) del villaggio. Purtroppo la corda ieri si è impigliata su un camino e c'è voluto un po' di tempo - anche a causa dell'abbondante sakè che in questi casi comincia a scorrere fin dalla mattina - per restituire dignità, e si spera efficacia, a questa antica tradizione di sano e allegro paganesimo.



Colgo l'occasione per consigliare la lettura del Nihon Shoki, esistono ottime traduzioni, anche se non (mi sembra, in italiano) ed è davvero divertente. Altro che Iliade e Odissea. I kami che hanno "fondato" il Giappone si divertivano come pazzi e ai tempi dei tempi doveva essere uno spasso "vivere" da queste parti. ne facevano di tutti i colori. Altro che Department H.
Guardate queste vignette animate, che indicano le tre scene "fondamentali" della "yamatogonia" indigena. Nell'ordine:
Izanami e Izanagi che creano la prima isoletta dell'arcipelago da una goccia di fango cosmico
(versione edulcorata, pare ce ne fosse un'altra che invece si riferiva ad una goccia di sperma, frutto del primo imperiale incesto)

L'impertinente Susano-o affronta il drago Ya-mata Orochi

La conturbante Ame-no-Uzume balla davanti alla caverna dove si è richiusa, offesa, la dea del sole, Amaterasu.

il tutto tratto da questo ottimo sito giapponese:
http://www6.pref.shimane.jp/kodai/en/shinwa/a_susano/sa_1.html

A Kumano inoltre, la gente è molto aperta. Stanco e sudato, ho deciso di farmi un bagno, prima di rientrare a Tokyo. Una signora con un bambino che giocava sulla spiaggia si è preoccupata del fatto che non potevo farmi una doccia e pensate un po', mi ha invitato a farla nel suo giardino. Lei ed il marito, Kei,si sono trasferiti qui da Kyoto, stufi della vita di città. Lui ha trovato lavoro in una cooperativa di pescatori (non delfini!!!!) lei fa la casalinga e si occupa dei due loro stupendi bambini. Non navigano nelll'oro, ma la sfangano. E non rimpiangono la città. Grazie dell'ospitalità!

sabato 26 settembre 2009

HO VISTO LA MATTANZA



Sono appena tornato da Taiji. Ho visto la mattanza. Stavolta i delfini li hanno lasciati perdere, troppa pressione internazionale. Si sono accontenati di scannare una ventina di "gondo kujira" (pilot whales) , come chiamano qui i delfini globicefali, un po' di tursiopi e un paio di orche marine. Insomma un bel gruppo di "maiali del mare" , come i giapponesi chiamano i delfinidi.
Li hanno radunati nella baia di Hatagiri, visibile dalla strada statale e poi, all'alba del giorno dopo, li hanno uccisi. Tutti tranne un'orca, che pare abbia passato la selezione e sia già in viaggio per chissà quale acquario, dicono alle Bahamas. Uno di questi cetacei può fruttare, ai pescatori, fino a 150 mila euro. Ecco il vero motivo per cui continuano questa crudele, inutile mattanza.




A Tokyo ho finalmente incontrato Rick O'Barry, il "papà" di Flipper. Ora ha quasi settan'anni e va in giro per il mondo a "salvare" i delfini. Qui in Giappone lo considerano un "ecoterrorista", come quelli di Greenpeace, ma lui sta bene attento a non violare la legge.




Sono le autorità giapponesi, in realtà, a violare la legge. Mettendo cartelli e barriere di filo spinato per ostruire ogni via di accesso al "covo", la baia del macello. Lo fanno abusivamente, perchè tutto quel lato di costa è parco nazionale, publico demanio e nessuno può arbittrariamente chiuderlo al pubblico. Ma questo le autorità lo sanno bene e infatti quando ci siamo andati noi non hanno battuto ciglio quando abbiamo scavalcato le ringhiere, non senza esserci prima inchinati, in perfetto stile, difronte ai divieti. La forma va rispettata, no?

Rispetto all'ultima volta che c'ero andato, una decina di anni fa, la situazione è cambiata molto. Oramai la mattanza è diventata uno sporco affare, la tradizione culturale non c'entra più nulla. La carne di delfino, che pochi in realtà mangiano, è sparita dagli scaffali ed è ammucchiata, senza etichetta, in un paio di depositi nascosti. Qualcuno sospetta che venga poi spacciata per carne di balena, che costa molto ddi più. Io sono riuscito a procurarmene un pacchetto (mandando un mio amico giapponese a comprarla) e ora penso di portarla ad esaminare. Primo per vedere che carne è, secondo per vedere se davvero, come giudicano gli ambientalisti, contiene alti dosi di mercurio.

Il servizio che ho realizzato, grazie soprattutto alle bellissime foto di Rob, un fotografo agile e coraggioso (si è arrampicato, di notte, su una rupe a picco sulla baia, braccato da un paio di pescatori inferociti) è uscito oggi in Italia, sull'Espresso.
Ho fatto anche un servizio su Sky ma non so se è già visibile sulla homepage.





Stasera anteprima di THE COVE, il film realizzato da Rick O'Barry grazie alla generosità del magnate Jim Clark, il padrone di Netscape e, indirettamente, di You Tube. Grazie ad un fantastico budget (5 milioni di dollari) e a materiale sofisticato (telecamere termiche e montate a bordo di elicotteri radioccomandati) hanno, per la prima volta, svelato il segreto della "cala maledetta": THE COVE! Ecco il trailer



Domani forse torno a Taiji, stavolta per aiutare gli amici della Ocean Preservation Society a realizzare un'appendice sul pericolo mercurio. Hanno visto che mi so muovere "in zona" e mi hanno "arruolato" per il week end. Mi pagano pure per cui ho deciso di andarci...

sabato 19 settembre 2009

HISASHIBURI

Ogni tanto qualcuno me lo ricorda con una mail, altri, quando mi incontrano, mi insultano, altri ancora, immagino parecchi, si saranno rassegnati e avranno trovato qualcosa di meglio (noto con piacere che il Giappone "tira" e che sono sempre di più i "blogger" che suppliscono, con i loro post, all'ancora carente "Informazione" ufficiale). Fatto sta che sì, ancora una volta ho abbandonato la ...postazione e ho lasciato che questo blog andasse in letargo.
Il fatto gli è che comincio ad avere una certa età - anche e sopratutto "mentale" - e non riseco più a stare appresso come vorrei alla cose.
E di cose qui in Giappone ne sono successe, in questi mesi. L'Ulivo a Mandorla che prende il potere, il mio amico Kan che diventa vicepremier e superministro per l'attuazione del programma (ho fatto il possibile per convincerlo a cambiare immediatamente lo sfigatissmo nome ufficiale di "commissione strategica nazionale", di chiara ispirazione Ozawiana e fastidiosissima "nuance" militaresca...ma niente da fare), il mio cameraman che è diventato papà e le piante del mio terrazzo che sono morte (tranne una, il rosmarino).

Non so proprio da dove cominciare e quindi mi fermo qui. Era solo per comunicare a tutti che sono ancora vivo e che dopo essere sopravvissuto alla visita di Napolitano, con Sky (consentitemi un pizzico di 自慢 jiman...) che è riuscita ad organizzare una diretta di un'ora a costo quasi zero, battendo i dinosauri della RAI calati in massa per "coprrire l'evento, sto partendo per Taiji, a Wakayama-ken, a vedere se riesco a produrre un bel servizio sulla mattanza dei delfini, che come ogni anno si svolge in questa stagione. Ecco un paio di foto emblematiche...




Il 25 settembre, alle 18:30 di sera, proietteremo al Press Club di Yurakucho "the cove" (http://www.thecovemovie.com/) il documentario girato con grande destrezza (e rischio) da un gruppo di esperti sub e militanti ambientalisti che per la prima volta mostra, in tutta la sua crudezza, la mattanza dei "maiali del mare", come i giapponesi chiamano i delfini (海豚 iruka). Se avete lo stomaco duro, siete tutti invitati alla proiezione, che è gratis. Contattatemi pure se volete sapere ulteriori dettagli etc.

martedì 28 luglio 2009

Dance macabre: boia chi non molla

Il governo va in vacanza, ma il boia non si ferma. Oggi in Giappone sono state impiccate tre persone.
Giornata intensa, oggi. Sono andato di nuovo a trovare in carcere Shigenobu Fusako, la fondatrice dell'Armata Rossa. Dopo averla intervistata l'anno scorso, siamo restati in contatto e volevo vedere come stava dopo l'operazione che ha subito lo scorso marzo, per un tumore. Nei giorni scorsi mi aveva mandato, tramite la figlia, il libro che ha scritto in carcere, e che uscirà tra una settimana in Giappone. "L'Armata Rossa. La mia storia". Ho cominciato a leggerlo, ma è molto difficile. Me lo porterò in vacanza.
Comunque la si pensi su quegli anni, fa un certo effetto, molto fastidioso, sapere che una come Fusako, che non ha mai sparato, ferito nè ucciso, stia scontando, a 63 anni, una condanna a vent'anni. E che gente come Barbone, che ha ammazzato Walter Tobagi, è libero e riceve una rendita vitalizia dallo Stato italiano. Forse qualcuno non è d'accordo, ma io la Shigenobu la vedrei molto bene inserita nella società di oggi, a tenere lezioni e raccontare la sua esprienza.
Sulla via del ritorno dal carcere di Kosuge, mi raggiunge via I-pod la notizia delle tre esecuzioni capitali. Le ha ordinate stamane Eisuke Mori,ministro della giustizia scaduto di un governo scaduto, che evidentemente non voleva essere da meno del suo predecessore, il forcaiolo Kunio Hatoyama, fratellino minore del probabile nuovo premier del Giappone, Yukio Hatoyama. Che promette di tutto, dall'abolizione dei pedaggi autostradali ai pannolini gratis, ma che non si sogna di arrestare la danza macabra delle impiccagioni di stato.
Nel frattempo, continuano ad aumentare i suicidi. Più 4.2% rispetto all'anno scorso. La polizia ha fatto i conti: 94 al giorno.
Particolare curioso e decisamente macabro: uno dei giustiziati di oggi, tale Maeue, si era specializzato nell'ammazzare i potenziali suicidi. Si metteva d'accordo sui siti specializzati, si univa ad un gruppo, e poi strangolava i poveri compagni.
Mah!.

domenica 26 luglio 2009

FukushimaKu: Fazzoletti

FukushimaKu: Fazzoletti

ciao ottimo blog, propongo di linkarci....

giappio.blogspot.com

pio

venerdì 24 luglio 2009

Storie di ordinaria follia (2) Ai soldati giapponesi piace spinellare

Il Giappone sta diventando per davvero un paese "normale". Dopo i lottatori di sumo, un'altra categoria di integerrimi sudditi dell'impero ha scoperto il fascino dello spinello. Nientepopodimenoche i soldati. La notizia l'ha data oggi l'agenzia giapponese Kyodo, per cui ci può fidare. Dopo un test delle urine condotto su oltre duemila soldati presso la caserma Nerima di Tokyo (a seguito dell'arresto di un soldato trovato con 7 grammi di marijuana addosso) sono ben 4 i militari risultati positvi: 3 reclute e un ufficiale. Buon segno. Se si diffondono le canne, tacciono i cannoni.

mercoledì 15 luglio 2009

Storie di ordinaria follia (1) Il mio primo melone muschiato




Questo è il mio casco. Ci sono molto affezionato. Primo perchè me l'ha regalato, con un gesto di estemporanea generosità tipicamente napoletana, un caro amico, Salvatore Cuomo.
Poi perchè mi ricorda un personaggio e un'epoca formidabile, infine perchè e comodissimo e di ottima qualità.
Potete immaginare la tristezza, ma anche lo stupore, quando un paio di sere fa, mi sono reso conto che me l'avevano rubato.
E' successo nell'androne del mio palazzo, a Shirokane, dove spesso non chiudo nemmeno la porta di casa e dove in genere lascio di tutto, compresa la borsa con il mio prezioso Mac, quando la sera, tornando dal lavoro, mi fermo un attimo a fare la spesa.
Anche l'altra sera ho fatto la stessa cosa, lasciando solo il casco. Ma dopo una mezz'oretta, non c'era più. Sparito. Qualcuno mi ha consigliato di andare dalla polizia, ma avrei perso solo del tempo: era chiaro che si trattava di un "itazura", un gesto cretino, da parte di qualche stronzo di passaggio. Ci ho dormito sopra, pensando che ahimè anche il Giappone stava perdendo il suo fascino di paese dove nessuno ruba nulla (tranne l'anima, ha scritto qualcuno, ma non è il caso di appesantire questo post). La mattina sono andato dal mio kanri-san, il portiere che dopo tre anni e passa comincia finalmente a salutarmi, dopo avermi guardato con sospetto (e giustificato fastidio, visto che spesso sbaglio la complicatissima divisione dell'immondizia). Gli ho chiesto se era possibile controllare il video della sera prima. All'entrata infatti c'è una telecamera che dovrebbe registare chi entra e chi esce. "Imposssibile, questione di privacy". "Ma allora a che cazzo serve, scusi", gli ho detto, pronto a strozzarlo. Lui deve aver capito che facevo sul serio e, divenuto improvvisamente gentilissimo, mi ha preso una sedia, acceso il monitor e spiegato come fare ad andare avanti e indietro. Alle 20:32 ecco il misfatto. Si vedono due ragazzi che entrano. Dopo qualche minuto, escono. Uno ddi loro ha il mio casco in testa. Chiedo al portiere se li conosce. "Certo - mi fa - uno vive qui, al terzo piano. Andiamo a vedere se c'è qualcuno. SOno persone perbene, la madre lavora di notte, dovrebbe esserci, a quest'ora". Saliamo al terzo piano. La madre in effetti sta dormendo. All'inizio sembra infastidita, poi stupita, poi preoccupata. In casa c'è anche il figlio: "chiedo subito". Dopo un attimo riappare sulla soglia, si sprofonda in un inchino, e ammette. "temo abbiate ragione, mio figlio ha confernato che ieri, l'amicco che era venuto a trovarlo ha trovato un casco e se l'è portato via. Non ho parole. Faccio immediatamente una telefonata alla madre di quel ragazzo e ve lo faccio riportare subito". Detto fatto.
Nel giro di un'oretta, bussano alla mia porta. Ci sono i due ragazzi, contriti e impauriti, e le due madri, affrante e preoccupatissime. In Giappone rubare è una cosa gravissima, e anche se in un caso del genere la cosa si risolverebbe con una ramanzina (in Giappone l'azione penale è discrezionale, in casi del genere non viene esercitata) la polizia VIOLANDO LA LEGGE, mantiene un suo "casellario" dove vengono registrati tutti i casi, dalle marachelle dei ragazzi al divieto di sosta. E al momento giusto, saltano fuori. I quattro sono insomma, oltre che sinceramente pentiti, molto preoccupati che lo "strano straniero" sia (giustamente) incazzato e che non si acccontenti delle scuse, e che denunci il fatto alla polizia.
Ovviamente non ho intenzione di farlo e li rassicuro subito. Soprattutto quando vedo il mio casco bello ripulito, le facce pentite dei ragazzi e lo sguardo addolorato e preoccupato della madre. E' sola, il marito l'ha lasciata con il figlio, non le ha mai dato uno yen. Lei è riuscito a mantenerlo e a portarlo all'università, facendo tre lavori, uno di giorno, uno da casa nel tempo libero, e uno la notte. Chiacchieriamo per oltre un'ora del più e del meno, e mi accordo che uno dei ragazzi è sparito.
Riappare con un'enorme scatolone. Visto che ho rifiutato una busta con - presumibilmente - del denaro (in Giappone si usa così), la madre l'aveva spedito a comprare della frutta. Tornato a casa, apro lo scatolone e, circondato da papaya, mango, fragoloni e un gigantesco grappolo d'uva, c'è il mitico melone muschiato. Roba da 20 mila yen, 150 euro, minimo. In vent'anni che bazzico questo paese, ne ho scritto spesso, ma non l'avevo mai assaggiato. Con il mio casco piazzato al centro del tavolo, me lo slurpo in un attimo. E mentre ne apprezzo la fragranza, mi scopro a pensare come sia bello vivere in un paese dove la follia, e l'onestà, sono ancora all'ordine del giorno. E si coniugano perfettamente.



*Dimenticavo. Ovviamente, ho reciprocato. Una bella bottiglia di vino italiano al portiere (che ora non solo mi saluta, ma mi apre la porta e si è offerto di innaffiare le piante in terrazzo, quando non ci sono) e una busta contenente mezzo chilo di spaghetti e una bottiglia di olio di oliva per la signora. Con due righe di aconmpagnamento, opportunamente concordate con i miei amici giapponesi. "Mi scuso per avere recato disturbo". E' uno dei principi fondamentali che regolano la società giapponese. Anche l vittime si debbono scusare. Se non avessi lasciato il casco in quel posto, quel giorno, il ragazzo non l'avrebbe preso, la madre non avrebbe dovuto scusarsi e io non mi sarei potuto pappare il melone muschiato.
W il Che...e lunga vita all'Imperatore!

lunedì 8 giugno 2009

Bufale miliardiarie?

Ringrazio Luca di Osaka per le sue osservazioni sul precedente post, e ovviamente condivido il suo stupore...
ma la realtà a volte supera la fantasia. E per ora, restiamo ai fatti. Ecco i giornali e le agenzie che hanno parlato della cosa.

http://ansa.it/site/notizie/regioni/lombardia/news/2009-06-04_104375664.html
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=356715
http://new.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=161782&rubrica=2 (molto azzeccati e "tecnici" alcuni commenti...)
http://it.notizie.yahoo.com/7/20090604/tit-como-sequestrati-a-chiasso-titoli-us-afde0ec.html
http://www.aduc.it/dyn/dilatua/dila_mostra.php?id=262095

E questo è il comunicato stampa della Dogana di Chiasso. Non siamo in Aprile, quindi dubito che sia un pesce. E nemmno una bufala, a questo punto.


http://www.agenziadogane.it/wps/wcm/connect/resources/file/ebc2ab0abd8b8ed/cre-s-20090604-78836_chiasso.pdf?MOD=AJPERES

Interessante anche questo vecchio articolo, che riguarda il caso che menzionavo, accaduto dieci anni fa. L'ho ritrovato.
Non ci trovate qualche curiosa, inquietante similitudine?

http://archiviostorico.corriere.it/1997/marzo/05/Nella_valigia_mila_miliardi_co_0_9703059099.shtml

sabato 6 giugno 2009

Nuovi contrabbandieri: arrestati a Chiasso due giapponesi, nelle valigette, 100 miliardi di titoli di stato USA

Se è vero - ricordo un sequestro analogo in Korea, anni fa, finito in una bolla di sapone: in questo caso era un cittadino italiano che era stato trovato con centinai di milioni di titoli di stato giapponesi - è davvero una notizia inquietante e al tempo stesso gustosa.
Me l'ha segnalata un caro amico che lavora al Ministero degli Esteri, specialista nel pescare le "chicche", ovunque e comunque. Stando a quanto scrive il Messaggero (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=60867), la guardia di finanza italiana avrebbe fermato un paio di giorni due "turisti" giapponesi alla stazione di Chiasso, diretti in Svizzera. Nel doppio fondo delle tradizionali "valigette", c'era un vero e proprio tesoro, in titoli USA. Si tratta di titoli obbligazionari della Federal Reserve per valore nominale di 500 milioni di dollari ciascuno e dieci bond Kennedy del valore nominale di un miliardo di dollari ciascuno. Insomma, qualcosa come 100 miliardi di euro, senza dilungarsi sul tasso di cambio. Bah. Quello che stupisce, per ora, è che la notizia non sia apparsa in prima pagina. Nè in Italia - e questo possiamo capirlo - nè qui in Giappone. E forse si capisce anche questo. Ma il punto è: come diavolo è finito nelle mani di due "giapponesi" non meglio identificati un simile tesoro? Cento miliardi di euro, ragazzi. Cento miliardi. Volevano comprare la Fiat? O è l'ultima trance per l'avvocato Mills? Speriamo comunque che la notizia sia vera, perchè, sempre che i titoli risultino autentici, lo Stato Italiano incasserebbe una colossale cifra, a titolo di ammenda: 38 miliardi euro. Per diventare eterno come KIm Il Sung, Berlusconi potrebbe distribuirli all'intero popolo italiano, non ho fatto i conti ma forse ci scapperebbe una casetta per tutti.

sabato 30 maggio 2009

I granchi del PC (giapponese)



Peccato. Reso un po' ebbro dal tutto sommato comprensibile successo del partito - 1000 iscrizioni al mese, sondaggi che parlano di raddoppio dell'attuale 5% (al proporzionale, all'uninominale nessuna chance) - il PC giapponese ha abbandonato la sua tradizionale sobrietà e si è lanciato in una discutibile campagna pubblicitaria che punta sul successo - questo sì inaspettato e come vedremo abbastanza artificiale - di un vecchio e commovente romanzo degli anni '30, e della sua "riduzione" (è proprio il caso di dirlo....) cinematografica che nei prossimi giorni uscirà nella sale giapponesi (sono molto curioso di vedere quale sarà la reazione: il film è una vera schifezza, è stato ideato e prodotto per far cassetta in tre settimane, e potrebbe rivelarsi un colossale flop)


Il romanzo in questione è KANIKOSEN "la nave inscatolatrice" (intraducibile in italiano, perchè non abbiamo mai raggiunto questa tecnologia nel settore della pesca: si tratta di imbarcazioni specializzate nella pesca di granchi, che, una volta pescati, vengono bolliti, sgusciati e inscatolati mentre si è ancora in navigazione) un romanzo drammatico e commovente nel quale Kobayashi Tajiki, un giovane scrittore comunista morto di torture in carcere a 30 anni nel 1933, quando il Giappone, in piena esaltazione nazionalista, era lanciato nella sua grande rincorsa all'Occidente, descriveva le terribili condizioni di lavoro degli operai-pescatori. Due di questi, disperati, si buttano in mare e vengono ripescati da un cargo sovietico, dove vengono accolti, oltre che salutare vodka, con grande generosità e spirito di solidarietà socialista. Preso atto della superiorità del "nuovo mondo", i due tornano sulla nave e provano ad organizzare uno sciopero. Vi lascio immaginare come finisce: arriva la marina militare ed il leader degli operai, Shinjo, viene freddato con un colpo di pistola dal comandante mentre stanno "trattando". Ma la mobilitazione continua, e alla fine il "messaggio" del romanzo è positivo, del tipo: alla fine il socialismo trionferà.

Peccato che l'opera del povero Tajiki, rimasta pressochè sconosciuta sino a pochi mesi fa, si stata riscoperta "per caso" e sia ora oggetto di un "boom" artificiale. A fronte di un ordine di 150 copie da parte di leader sindacale che ne voleva far omaggio ai suoi compagni, due grandi quotidiani, ricevuta la segnalazione dalla casa editrice Shinchosha (stupita dall'ordine) hanno parlato di un "boom", che ovviamente ancora non esisteva e mai sarebbe esistito. Ma i giapponesi leggono i giornali e ne hanno anche grande rispetto (anche se dovrebbero esercitare maggior senso critico, a mio modesto avviso) e hanno invaso le librerie dell'arcipelago in cerca del "capolavoro". Due intellettuali particolarmente "gettonati", Genichiro Takakhashi e Karin Amanomiya (ex nazionalista divenuta paladina dei no-global) ne hanno parlato - insultandosi a vicenda - su un terzo quotidiano nazionale, il MAINICHI. Risultato: oltre un milione di copie in pochi mesi, 50 edizioni, una versione "manga" etc etc.
Peccato anche per gli eredi del povero Tajiki, che a suo tempo avevano ceduto tutti i diritti ad una piccola fondazione che ha tenuto alto il suo nome (il che è ovviamente meritevole) ma che ora, ovviamente, si guarda bene dal dividere l'inaspettato gruzzolo che entra in cassa.





Ma la cosa peggiore è la voracità delle case cinematografiche, che fiutato il business, si sono buttate alla forsennata rincorsa del "granchio". Una decina di progetti, per ora uno arrivato, si fa per dire, in porto. Si tratta di "Kanikosen" di Sabu, un regista un po' schizzato noto in occidente per un paio di apparizioni al festival di berlino (Blessing Bell 2002, Monday 1999) uscirà, tra pochi giorni, sugli schermi giapponesi - e speriamo non in quelli intrnazionali, perchè rovinerebbe l'ottima reputazione del cinema contemporaneo giapponese. "Kanikosen" è stato ideato, girato e montato nel giro di tre mesi, e si vede. Nonostante il cast di tutto rispetto (il povero sindacalista, Shinjo, è Ryuhei MATSUDA, l'indimenticabile Akumu Tantei di Nightmare Detective di Shinya Tsukamoto e l'inquitante Gohatto dell'ultimo, omonimo capolavoro di Nagisa Oshima, mentre l'aguzzino, il luogotenete Asakawa, è Hidetoshi NISHIUMA, divenuto famoso grazie a Dolls di Kitano) il film non è che una squallida e francamente fastidiosa parodia del romanzo e sopratutto delle drammatiche tematiche sociali che affronta. Del resto Sabu, che nella conferenza stampa sembrava infastidito alle domande dei giornalisti stranieri, troppo "politiche", a suo dire, evidentemente non è nè Kitano nè Tsukamoto e le prestazioni delle due "star" evidentemente ne risentono.

Ma il quotidiano comunista Akahata ne ha fatto una recensione trionfale. Chissà, forse sperano che aldilà della fattura del film, le condizioni di lavoro in Giappone siano divenute talmente difficili oggi - al punto da paragonarle a quelle degli anni '30 - che il pubblico si concentrerà più sui contenuti e andrà a votare compatto per il partito che ha sempre difeso i temi del lavoro, della contrattazione collettiva, della solidarietà sociale.

Speriamo che, ci si passi la battuta, non finiscano per prendere....un granchio.

aerei di stato

Pare che mentre il governatore Mario Draghi annunciava l'Apocalisse, invitando la stato ad affrontare una situazione sempre più drammatica, un aereo di stato decollava da Ciampino per andare a "riprendere" il presidente del Senato Schifani "bloccato" a Mosca dal guasto dell'altro aereo di stato che ce l'aveva portato un paio di giorni fa.
Possiamo solo immaginare i costi per "muovere" ben due aerei di stato, nonostante vi siano ben due voli Alitalia disponibili, uno dei quali in offerta speciale, proprio in questi giorni: 366 euro.
Persino l'on. Italo Bocchino, il più che chiacchierato e indagato presidente dell'Associazione Parlamentare di Amicizia Italo-Giapponese, ha dato segni di morigeratezza: per venire in Giappone, si è accontentato di un volo di linea. Che la "casta" si stia cominciando a "pentire"?

domenica 24 maggio 2009

Musi gialli e razzismo a mezzo stampa




Ci ho pensato parecchio prima di intervenire, pubblicamente, su questa triste vicenda. Ho persino chiamato il direttore del Giornale, Mario Giordano (nella fotina), che ho incrociato un paio di volte in passato e che mi era sembrata persona "seria"e simpatica. Niente, non c'era, o si è negato, comunque non mi ha richiamato. Ho aspettato un altro paio di giorni e ho anche incontrato, per motivi diversi, l'ambasciatore giapponese a Roma, Ando. Niente. Non solo il fu "autorevole" IL GIORNALE, passato dall'estro integerrimo e iconoclasta di Indro Montanelli a "house-organ" della pluri-inquisita" Berlusconi spa", non chiede scusa, non solo non ospita la lettera dell'ambasciata, sacrosanta e tutto sommato anche troppo soft. Quello che più colpisce è l'assenza totale di reazione da parte del resto della stampa italiana (a parte il mondo dei blogger, che giustamente se ne è accorto eccome). Il che davvero è preoccupante.


Si va da "inutile saltarci su, finiremo per far pubblicità ad un giornale di merda", al semplice menefreghismo, fino ad arrivare ad una non dichiarabile, ma strisciante, solidale complicità...."embè? che c'è di male a chiamare i giapponesi musi gialli? perchè, sono verdi?". Battute raccolte in redazioni, non in osterie.
Che dire, per quanto mi riguarda - dopo anni e anni di rapporti anche burrascosi con le autorità giapponesi, a causa dei miei articoli considerati più o meno "scomodi" e "offensivi" dall'ambasciatore di turno (ma sempre rivolti verso governo, politici e autorità varie, non certo verso il popolo giapponese che amo e rispetto) - non posso che aggiungere la mia personale indignazione per questa incredibile caduta di stile, per questa sciatteria editoriale (non voglio nemmeno pensare che il collega che ha scritto quella frase l'abbia fatto con intento insultante: è semplicemente un cretino ignorante che lavora in una redazione dove i pezzi "passano" senza essere stati letti da qualcuno che abbia un livello culturale e professionale decente).
E' del tutto evidente che l'intento del collega - e forse della direzione (il che aggreverebbe la cosa, ecco perchè volevo parlare personalmente con Giordano per capire se fosse stata una "svista", sempre possibile, o un maldestro, becero tentativo di spacciare per satira un insulto razzista) - era quello di prendere in giro il buon "Lambertow". E ci mancherebbe. Cosa buona e giusta, visto quello hanno combinato (nel bene e nel male, però), tra lui e la moglie. Ma che c'entrano i poveri giapponesi? Che c'entra un popolo di 120 milioni di persone, tra le più oneste, educate, colte e diligenti del mondo, ingiustamente perseguitate, ingannate e oppresse nei secoli dei secoli (come noi italiani "mangiapizza" e "mafiosi"...) da "caste" politiche tra le più corrotte, arroganti e incapaci del pianeta.

Invece di sparare nel mucchio, invece di ricorrere a queste battute da pellicole americane del dopoguerra ("beccati questa raffica, sporco muso giallo") etc etc capaci solo di solleticare il più becero, e dunque pericoloso, dei razzismi (che nessuno, tanto meno noi italiani che troppo facilmente ci chiamiamo fuori è autorizzato a sottovalutare...) sarebbe davvero, per la stampa (ed i cittadini) italiani, utile crescere. E usare la giaculatoria della "globalizzazione" per affrontare con serietà i veri temi che riguardano i "musi" di ogni colore. Cercando solidarietà, anzichè alimentare le spesso inesistenti divisioni. Basta girare un po' il mondo, Giappone compreso, per capire che oramai non ci sono più musi "bianchi", "rossi", "neri" o "gialli". Ma solo musi preoccupati. E sempre più incazzati.

Per chi volesse saperne di più:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=347623 (articolo originale sul GIORNALE del 30 Aprile 2009)
http://www.it.emb-japan.go.jp/italiano/comunicati%20stampa/Dini.htm (lettera di protesta sul sito dell'ambasciata)

mio articolo pubblicato sul manifesto:
di Pio d'Emilia 22 maggio 2009
TOKYO - Mantenere un minimo di decenza – che poi, in certi casi, diventa anche il massimo – dovrebbe essere un dovere di tutti, dai politici ai vescovi, dai delinquenti ai giornalisti.
Purtroppo non sempre è così e – chi l’avrebbe detto, per chi da anni denuncia il modello giapponese di sviluppo – ci tocca intervenire per segnalare il becero razzismo in cui è incorso IL GIORNALE, che lo scorso 30 aprile, nell’intento, più che legittimo, di ridicolizzare l’onorificenza che il governo di Tokyo ha conferito a Lamberto Dini, ha pensato bene di insultare l’intero popolo “giallo”. “Lambertow fa incetta di consensi tra i musi gialli giapponesi”, si legge nell’occhiello. Roba da propaganda bellica americana, con l’attenuante che almeno loro, all'epoca, erano stati vittime di un attacco, quello di Pearl Harbour, che una sapiente propaganda interna aveva definito (mentendo) improvviso e a tradimento. Ma che senso ha, oggi, ridicolizzare ed insultare 120 milioni di giapponesi, colpevoli soltanto, come noi italiani, di essere da sempre maltrattati, oppressi, ingannati e trattati come carne da macello per condurre improbabili “avanzate” dalle classi politiche probabilmente più arroganti e corrotte del pianeta?
Una svista? Sciatteria? Probabile. Ma allora perché IL GIORNALE rifiuta di pubblicare la lettera di protesta dell’Ambasciatore, scritta in punta di penna? In questo caso bastavano davvero due righe di scuse, magari anche spiritose, di cui il direttore Mario Giordano è certamente capace. Invece no, sta diventando un caso diplomatico. Non ricevendo risposta da tre settimane, la lettera – e l’articolo – sono ora in bella vista sul sito ufficiale dell’Ambasciata Giapponese, ad onore e gloria di questo nuovo prodotto dell”eccellenza” italiana. Il razzismo a mezzo stampa. Per quanto sciatto, e becero sia, guai a sottovalutarlo.