Oramai pare sia divenuto un appuntamento fisso, anche se quest'anno il neoministro della giustizia Kunio Hatoyama, penultimo rampollo di una dinastia che governa il Giappone da più di un secolo, ha anticipato i tempi. Ieri mattina con qualche giorno di anticipo rispetto all'anno scorso, quando i boia erano stati costretti a lavorare il giorno di Natale, è ricominciata la danza macabra delle impiccagioni di stato. Tre esecuzioni, una ad Osaka, due a Tokyo. Non c'è verso, sembra che il Giappone abbia individuato nella difesa ad oltranza del cappio di stato il modo per rivendicare la sua peraltro impercettibile "presenza" internazionale e sovranità nazionale.
Peccato che la nostra ambasciata abbia postio il veto al simposio sulla pena di morte che Angelo De Rosa, direttore dell'associazione culturale "lo studiolo" aveva chiesto di poter organizzare presso il nostro Istituto di Cultura. Sarebbe stato quanto mai azzeccato, in questo momento. E avrebbe ricordato ai nostri amici giapponesi che oltre che il paese di pizza, mandolini, armani e ferrari, siamo anche quello che ha dato i natali a Cesare Beccaria.
sabato 8 dicembre 2007
venerdì 7 dicembre 2007
In caso di arresto....aggiornamento e ringraziamenti
Volevo solo aggiornarvi. SX è stato chiamato di nuovo dalla polizia, che gli ha chiesto se era disposto a presentarsi ancira una volta al koban per essere interrogato....
lui non sapeva che fare, ha chiamato l'avvocato che gli ha detto di andare senza paura.
Lui invece ha avuto paura e, su mio modesto consiglio, ha scelto un'altra strada...un po' all'italiana ma per ora pare funzioni. E' andato da un medico che gli fatto un certificato: "il qui presente è stressato è non può reggere un altro interrogatorio".
Per ora funziona....
Mercoledì 12 dicembre - data indimenticabile - SX terrà una conferenza stampa presso la Stampa Estera a Tokyo...ci sarà anche l'ambasciatore svedese, che dopo aver appreso della vicenda si è mosso ufficialmente con una protesta alla autorità giapponesi.
A chi ha proposto di tradurre il blog dico....fate pure, magari...ma io non ho proprio il tempo, nè, forse, la capacità.
lui non sapeva che fare, ha chiamato l'avvocato che gli ha detto di andare senza paura.
Lui invece ha avuto paura e, su mio modesto consiglio, ha scelto un'altra strada...un po' all'italiana ma per ora pare funzioni. E' andato da un medico che gli fatto un certificato: "il qui presente è stressato è non può reggere un altro interrogatorio".
Per ora funziona....
Mercoledì 12 dicembre - data indimenticabile - SX terrà una conferenza stampa presso la Stampa Estera a Tokyo...ci sarà anche l'ambasciatore svedese, che dopo aver appreso della vicenda si è mosso ufficialmente con una protesta alla autorità giapponesi.
A chi ha proposto di tradurre il blog dico....fate pure, magari...ma io non ho proprio il tempo, nè, forse, la capacità.
martedì 4 dicembre 2007
In caso di arresto - soluzione al quiz (e un paio di commenti ai commenti...)
Allora, per chi fosse ancora in attesa di sapere come sono andate le cose. I poliziotti ci hanno - gentilmente - pregato di uscire, rifiutando ovviamente di partecipare al festino improvvisato. Ma un paio di loro sono usciti dopo qualche minuto e, con la scusa di vedere cosa stavamo facendo, ci hanno riaggiunto sul ponte sul fiume Sumida e hanno finalmente accettato di unirsi a noi. Ma la bottiglia era finita. Yappari.
Nel frattempo - ultime notizie - SX è stato contattato telefonicamente dalla polizia, che gli ha chiesto di ripresentarsi al commissariato per sostenere un altra seduta "volontaria" di interrogatorio. Sx ha risposto di mandargli un ordine di comparizione scritto. Non si sono più fatti vivi. Ricordatevelo: l'habeas corpus esiste anche qui. Mai accettare la "cooperazione volontaria". Pretenderes sempre un mandato scritto.
Mi fa piacere che la serie abbia suscitato molti commenti. E ringrazio Giullo e Eeinjanaika per aver, direi giustamente, "interpretato" il mio pensiero....il problema è che se qualcuno è fazioso (come ammetto di esserlo anch'io a volte) è difficile fargli cambiare idea. Nel suo commento Tokyogajin dimostra - come dire - di esser lui "cercar rogna". Buona parte delle sue critiche, infatti, non hanno alcun senso e dimostrano, nella migliore ipotesi una lettura superficiale dei miei post. Nella peggiore, un'avanzata e perniciosa forma di tatamizzazione (subdola malattia che colpisce molti gaijin, e non solo quelli "alti e robusti", convinti, una volta arrivati qui, di aver trovato il paradiso in terra. Il che è vero per molti versi, e sbagliato per altrettanti. Basti pensare, senza volare troppo alto e restare con le chiappe a terra, alla sublime accoppiata tatami/futon e alla delinquente, invalidante abitudine di lavorare accovacciati sotto al kotatsu. Nel primo caso la salute ne trae giovamento, nel secondo vi rattrappite e crescete storti). Sintomo inequivocabile di questa tatamizzazione è l'espressione "non ho mai preso a calci taxi e picchiato sconosciuti". Pensavo di essere stato abbastanza chiaro nel mio post: SX nega di aver picchiato il tassista... trovo preoccupante che "tokyogaijin", come la polizia di Tsukiji, dia invece per scontato che sia colpevole.Non vi pare?
Ma ancora una volta, ha ragione "Giullo". La questione non è se SX sia o meno colpevole. E' il suo trattamento. E il fatto che in Italia vi siano posti indecenti come i "centri di accoglienza", e non solo in Sicilia, non diminuisce certo l'indecenza di certe situazioni in Giappone. Con la differenza, non piccola, che in Italia un giornale come L'Espresso - al quale come sapete mi onoro di collaborare - vi ha dedicato un lungo reportage, mentre in Giappone non c'è uno straccio di giornale che abbia il coraggio di denunciare lo strapotere della polizia e l'assoluto spregio dei diritti umani non solo dei rei confessi e dei criminali incalliti, ma anche di semplici sospettati in attesa di giudizio. Non bisogna certo essere "yamatologhi" per accorgersene. E auguro a "tokyogaijin", ma davvero, di non doversene mai accorgere lui.
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Nel frattempo - ultime notizie - SX è stato contattato telefonicamente dalla polizia, che gli ha chiesto di ripresentarsi al commissariato per sostenere un altra seduta "volontaria" di interrogatorio. Sx ha risposto di mandargli un ordine di comparizione scritto. Non si sono più fatti vivi. Ricordatevelo: l'habeas corpus esiste anche qui. Mai accettare la "cooperazione volontaria". Pretenderes sempre un mandato scritto.
Mi fa piacere che la serie abbia suscitato molti commenti. E ringrazio Giullo e Eeinjanaika per aver, direi giustamente, "interpretato" il mio pensiero....il problema è che se qualcuno è fazioso (come ammetto di esserlo anch'io a volte) è difficile fargli cambiare idea. Nel suo commento Tokyogajin dimostra - come dire - di esser lui "cercar rogna". Buona parte delle sue critiche, infatti, non hanno alcun senso e dimostrano, nella migliore ipotesi una lettura superficiale dei miei post. Nella peggiore, un'avanzata e perniciosa forma di tatamizzazione (subdola malattia che colpisce molti gaijin, e non solo quelli "alti e robusti", convinti, una volta arrivati qui, di aver trovato il paradiso in terra. Il che è vero per molti versi, e sbagliato per altrettanti. Basti pensare, senza volare troppo alto e restare con le chiappe a terra, alla sublime accoppiata tatami/futon e alla delinquente, invalidante abitudine di lavorare accovacciati sotto al kotatsu. Nel primo caso la salute ne trae giovamento, nel secondo vi rattrappite e crescete storti). Sintomo inequivocabile di questa tatamizzazione è l'espressione "non ho mai preso a calci taxi e picchiato sconosciuti". Pensavo di essere stato abbastanza chiaro nel mio post: SX nega di aver picchiato il tassista... trovo preoccupante che "tokyogaijin", come la polizia di Tsukiji, dia invece per scontato che sia colpevole.Non vi pare?
Ma ancora una volta, ha ragione "Giullo". La questione non è se SX sia o meno colpevole. E' il suo trattamento. E il fatto che in Italia vi siano posti indecenti come i "centri di accoglienza", e non solo in Sicilia, non diminuisce certo l'indecenza di certe situazioni in Giappone. Con la differenza, non piccola, che in Italia un giornale come L'Espresso - al quale come sapete mi onoro di collaborare - vi ha dedicato un lungo reportage, mentre in Giappone non c'è uno straccio di giornale che abbia il coraggio di denunciare lo strapotere della polizia e l'assoluto spregio dei diritti umani non solo dei rei confessi e dei criminali incalliti, ma anche di semplici sospettati in attesa di giudizio. Non bisogna certo essere "yamatologhi" per accorgersene. E auguro a "tokyogaijin", ma davvero, di non doversene mai accorgere lui.
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domenica 2 dicembre 2007
In caso di arresto...istruzioni per l'uso (5)
Beh, vediamo di accelerare. Dunque, dopo essere riusciti ad incontrare SX, ammanettato e separati da un vetro antiproiettile, neanche fossimo a Guantanamo ed aver verificato che le sue condizioni generali sono buone, gli facciamo capire che stiamo seguendo il suo caso, ma che la sua liberazione potrebbe non essere immediata. "MA il procuratore oggi mi sembrava ben disposta..." Gli facciamo capire di non sperarci troppo, e di essere forte. Soprattutto, se è innocente (noi non lo possiamo sapere) di non firmare nulla, soprattutto se scritto in giapponese e neanche se, in cambo della firma, gli viene offerta la libertà. Sakae Menda si è fatto 33 anni di braccio della morte per aver firmato una confessione estorta dopo dieci giorni di interrogatori, con la polizia che gli diceva "intanto firma, poi puoisempre ritrattare". Lui ha ritrattato, ma nessuno gli ha dato retta. L'hanno liberato dopo 33 anni...
I nosstri timori sono fondati. SX viene riportato alla stazione di polizia di Tsukiji. Il pubblico ministero ha convalidato l'arresto e chiesto la proroga della detenzione per esigenze istruttorie. Dieci giorni, per ora. La palla ora passa al Tribunale, che deciderà l'indomani, sabato. Intanto un buon segno: c'era il rischio che il sistema, per il week end, si fermasse. Sx passa un'altra notte, la terza, in cella. Senza lavarsi, senza cambiarsi. Alla moglie che chiede la cortesia di fargli avere un cambio, la polizia risponde: "gomennasai, siamo fuori tempo. Dalle 10 alle 16, tutti i giorni, esclusi sabato domenica e feste comandate". Siamo a venerdì notte. Se gli va male, SX resta con le sue mutande fino a lunedì.
Ma arriva la prima bella notizia. Il giudice di sorveglianza ha deciso. Non c'è nessuna esigenza di custodia cautelare. Sx può andare a casa. "Lei ora torna alla stazione di polizia, raccoglie le sue cose, e può tornare a casa. Poi si vedrà - gli spiega il giudice, anche lei una donna - l'inchiesta ovviamente va avanti e si deciderà in seguito se sarà o meno rinviato a giudizio". Ci si può stare, no?
Ma la dottoressa Yamazaki non ci sta. Ma quando mai? Sx non ha confessato, pessimo segnale, mandarlo a casa. E, di sabato pomeriggio, pur non essendo di turno, chiede al suo sostituto di proporre immediato ricorso contro la decisione del giudice.
Sx viene avvertito appena arrivato al commissariato. Prima di sbatterlo di nuovo in cella, gli spiegano che il giudice ha cambiato idea. Lui non capisce e chiede di parlare con l'avvocato. Non glielo consentono. Ma Sx per fortuna non da' fuori di matto. E' importante, fondamentale, non perdere MAI le staffe. Mai.
Intanto si fanno le 10 di sera. La moglie è disperata. Continua ad aspettare, davanti al commissariato, con laa busta delle mutande e dei calzini in mano. Visto che la situazione non si sblocca, io e un altro collega decidiamo di andare a farle compagnia. Arriviamo al commissariato di Tsukiji e, mentre lka moglie insulta i poliziotti, che non reagiscono, non cerchiamo di ragionare. Passiamo un'oretta in questo modo, noi a spiegare i grundrisse del diritto (differenza tra sospetto e colpevole, diritti degli imputati, habeas corpus, concetto di umanità e tortura....etc etc) loro a farci capire che, per quanto logiche e razionali siano le nostre argomentazioni, "koko wa Nippon da!" (si vabbè, ma qui siamo in Giappone).
Ma anche in Giappone avvengono i miracoli. Del resto l'aveva detto l'ex premier Mori, quello che gioca a rugby, ricordate? "kaminokuni", il paese divino, dunque....mentre io ed il mio collega abbiamo esaurito tutti gli argomenti e rischiamo, a nostra volta, di essere arrestati quanto meno per schiamazzi...arriva l'incredibile notizia. Il Tribunale, riunito a tarda notte (però, che efficenza) ha confermato il niet alla procura. Sx va liberato, immediatamente. Ci vorrà un'ora, prima che procura e polizia si riprendano dallo shock ed espletino tutte le pratiche del caso. Nel frattempo, ci procuriamo una bottiglia di champagne, che, appena SX spunta dall'ascensore, stappiamo nell'androne del commissariato. Sx, da vero gentiluomo, offre un bicchiere anche ai poliziotti, attoniti, incerti se arrestarci tutti o mollare i freni e partecipare alla festa. Secondo voi, come è finita?
Dite la vostra, poi vi racconto come è andata.
FINE
I nosstri timori sono fondati. SX viene riportato alla stazione di polizia di Tsukiji. Il pubblico ministero ha convalidato l'arresto e chiesto la proroga della detenzione per esigenze istruttorie. Dieci giorni, per ora. La palla ora passa al Tribunale, che deciderà l'indomani, sabato. Intanto un buon segno: c'era il rischio che il sistema, per il week end, si fermasse. Sx passa un'altra notte, la terza, in cella. Senza lavarsi, senza cambiarsi. Alla moglie che chiede la cortesia di fargli avere un cambio, la polizia risponde: "gomennasai, siamo fuori tempo. Dalle 10 alle 16, tutti i giorni, esclusi sabato domenica e feste comandate". Siamo a venerdì notte. Se gli va male, SX resta con le sue mutande fino a lunedì.
Ma arriva la prima bella notizia. Il giudice di sorveglianza ha deciso. Non c'è nessuna esigenza di custodia cautelare. Sx può andare a casa. "Lei ora torna alla stazione di polizia, raccoglie le sue cose, e può tornare a casa. Poi si vedrà - gli spiega il giudice, anche lei una donna - l'inchiesta ovviamente va avanti e si deciderà in seguito se sarà o meno rinviato a giudizio". Ci si può stare, no?
Ma la dottoressa Yamazaki non ci sta. Ma quando mai? Sx non ha confessato, pessimo segnale, mandarlo a casa. E, di sabato pomeriggio, pur non essendo di turno, chiede al suo sostituto di proporre immediato ricorso contro la decisione del giudice.
Sx viene avvertito appena arrivato al commissariato. Prima di sbatterlo di nuovo in cella, gli spiegano che il giudice ha cambiato idea. Lui non capisce e chiede di parlare con l'avvocato. Non glielo consentono. Ma Sx per fortuna non da' fuori di matto. E' importante, fondamentale, non perdere MAI le staffe. Mai.
Intanto si fanno le 10 di sera. La moglie è disperata. Continua ad aspettare, davanti al commissariato, con laa busta delle mutande e dei calzini in mano. Visto che la situazione non si sblocca, io e un altro collega decidiamo di andare a farle compagnia. Arriviamo al commissariato di Tsukiji e, mentre lka moglie insulta i poliziotti, che non reagiscono, non cerchiamo di ragionare. Passiamo un'oretta in questo modo, noi a spiegare i grundrisse del diritto (differenza tra sospetto e colpevole, diritti degli imputati, habeas corpus, concetto di umanità e tortura....etc etc) loro a farci capire che, per quanto logiche e razionali siano le nostre argomentazioni, "koko wa Nippon da!" (si vabbè, ma qui siamo in Giappone).
Ma anche in Giappone avvengono i miracoli. Del resto l'aveva detto l'ex premier Mori, quello che gioca a rugby, ricordate? "kaminokuni", il paese divino, dunque....mentre io ed il mio collega abbiamo esaurito tutti gli argomenti e rischiamo, a nostra volta, di essere arrestati quanto meno per schiamazzi...arriva l'incredibile notizia. Il Tribunale, riunito a tarda notte (però, che efficenza) ha confermato il niet alla procura. Sx va liberato, immediatamente. Ci vorrà un'ora, prima che procura e polizia si riprendano dallo shock ed espletino tutte le pratiche del caso. Nel frattempo, ci procuriamo una bottiglia di champagne, che, appena SX spunta dall'ascensore, stappiamo nell'androne del commissariato. Sx, da vero gentiluomo, offre un bicchiere anche ai poliziotti, attoniti, incerti se arrestarci tutti o mollare i freni e partecipare alla festa. Secondo voi, come è finita?
Dite la vostra, poi vi racconto come è andata.
FINE
In caso di arresto...istruzioni per l'uso (4)
Il procuratore, tale Yamazaki, è gentile ma palesemente poco disponibile a mettere in discussione la routine. Fino alla nostra richiesta di udienza non aveva probabilmente la più pallida idea che l'ennesima richiesta di convalida di un arresto fosse così "pesante" da provocare una visita da parte del vicepresidente della stampa estera. Che, il più gentilmente possibile, le fa presente che pur non volendo entrare nel merito del caso, trovavamo abbastanza curiosa e inadeguata un tale reazione da parte dell'Impero, rispetto ad una - per ora solo supposta - rissa. Sx non ha precedenti penali, è felicemente sposato con una vostra cittadina da 15 anni, non ha neanche chiesto il permesso di soggiorno permanente, per evitare di gravare sul vostro sistema pensionistico...non è il caso di mostrare un po' di buon senso e mandarlo a casa? Il magistrato annuisce, ma non comprende. Il tipo non ha confessato. E' ovvio che la polizia voglia tenerlo ancora un po' sotto torchio, deve pensare. Comunque prende atto del nostro appello - compreso quello, straziante, della moglie che con un inchino prrofondissimo le chiede il permesso di incontrare il marito anche per poco, e, in via subordinata, di fargli avere un cambio di biancheria. Il procuratore si irrigidisce. Nessuna visita, solo l'avvocato può incontrare Sx, e solo dopo l'interrogatorio. Quanto alle mutande, non è di sua competenza, ma è sicura che non vi saranno problemi, alla stazione di polizia, per fargliele avere. Più tardi scopriremo che non è così: c'è un orario, anche per portare mutande, calzini e spazzolino.
Prima di accomiatarci, abbiamo una intuizione. Solo l'avvocato? Ma se l'avvocato non parla inglese? Il detenuto straniero ha diritto a un interprete....Già, ammette il procuratore. Può farlo la moglie? Certo. E un amico? Anche...La moglie mi lascia volentieri il posto: "vai tu, conosci le leggi e sono sicuro che saprai infondergli coraggio, più di me che magari mi metto a piangere e basta". E fu così che, per la seconda volta (la prima fu vent'anni fa, quando facevo il mio dottorato sul sistema penale giapponese) sono entrato nei sotterranei della procura, nelle celle di sicurezza. Aldilà delle condizioni/motivazioni di detenzione, c'è una puzza pazzesca e sporco dappertutto. Davvero una vergogna, per la seconda potenza economica del mondo. E siamo a cento metri dal Palazzo Imperiale. Un bel talpone, in un paio di mesi, riuscirebbe a raggiungere le cucine di Sua Maestà. (segue 4)
Prima di accomiatarci, abbiamo una intuizione. Solo l'avvocato? Ma se l'avvocato non parla inglese? Il detenuto straniero ha diritto a un interprete....Già, ammette il procuratore. Può farlo la moglie? Certo. E un amico? Anche...La moglie mi lascia volentieri il posto: "vai tu, conosci le leggi e sono sicuro che saprai infondergli coraggio, più di me che magari mi metto a piangere e basta". E fu così che, per la seconda volta (la prima fu vent'anni fa, quando facevo il mio dottorato sul sistema penale giapponese) sono entrato nei sotterranei della procura, nelle celle di sicurezza. Aldilà delle condizioni/motivazioni di detenzione, c'è una puzza pazzesca e sporco dappertutto. Davvero una vergogna, per la seconda potenza economica del mondo. E siamo a cento metri dal Palazzo Imperiale. Un bel talpone, in un paio di mesi, riuscirebbe a raggiungere le cucine di Sua Maestà. (segue 4)
In caso di arresto...istruzioni per l'uso (3)
Siamo a venerdi mattina, 30 novembre. Sx viene svegliato alle 6 di mattina (dopo essere stato interrogato altre 4 ore, la notte. Non sto a raccontarvi il tipo di domande: ma è vero che in Svezia c'è il salmone? Ti piace il natto? etc etc) e ammanettato. Resta così, seduto in una stanza, fino alle 9:30, quando assieme ad altre 4 persone viene legato ad una corda e tradotto fino ad un pullmino, Destinazione Kasumigaseki, Procura Generale della Repubblica, pardon, dell'Impero. Lì viene rinchiuso in un'altra cella frigorifera, se possibile ancor più fetida (parole sue) della prima, assieme ad una decina di persone. Tutte ammanettate, tutte in stato di fermo, in "attesa di giudizio". Aspetta che il publico ministero lo "interroghi", prima di decidere se accogliere o meno la richiesta della polizia: convalida dell'arresto, per "esigenze istruttorie". Il tutto senza uno straccio di documento scritto: all'avvocato viene solo riferito veerbalmente che la polizia ha chiesto il prolungamento della detenzione perchè SX non collabora "jijitsu wo mitomenai" (non ammette i fatti). Purtroppo è così. L'avvocato mi spiega che se SX ammettesse i "fatti", verrebbe subito liberato e, dato che in Giappone vige la discrezionalità (oserei dire, arbitrarietà) dell'azione penale, e che l'Impero è in tutte altre faccende affaccendato, probabilmente il caso verrebbe archiviato. Con tanti saluti al tassista, ammesso che sia stato davvero picchiato (cosa che, allo stato, non è dato sapere, ma pare sia paradossalmente irrilevante, per tutti). In ballo non c'è la verità, i diritti umani, l'habeas corpus. Ma la "faccia" della polizia e del "sistema". Quello che produce, dicono le statistiche, il 99% di condanne, una volta che il caso arriva in tribunale. E ci mancherebbe, visto come funziona.
Mentre SX sta aspettando di essere interrogato, l'avvocato chiede di incontrare il procuratore.Il quale può anche rifiutare l'incontro, ma la nostra avvocatessa è famosa ed il pubblico ministero, una donna che ci dicono proiettata verso una brillante carriera, non vuole fare passi falsi. Accetta di incontrare l'avvocato. Che visto che c'è infila pure la moglie ed il sottoscritto, in qualità di vicepresidente della stampa estera, associazione di cui SX fa parte e che si dichiara "preoccupata" per quanto sta succedendo....(continua). E' fatta. Saliamo al 7 piano della procura. Non nascondo di essere enmozionato. Pochi giornalisti entrano in queste stanze. Qui, nel 1954, la "zoto settai bunka" (cultura dello "scambio", cioè della corruzione) riportò la sua storica vittoria contro l'indipoendenza della magistratura. Quando il procuratore generale Tosa Sato, su ordine diretto dell'allora ministro della giustizia, Takeru Inukai, fu costretto a stracciare il mandato di cattura contro Eisaku Sato (nessuna parentela), allora segretario generale del partito liberaldemocratico, accusato di corruzione. Il procuratore generale, umiliato e pentito, si ritirò a vita monastica, mentre Eisaku Sato, ringalluzzito, divenne dopo qualche anno addirittura primo ministro e, nel 1974, fu addirittura insigniti del premio nobel per la Pace....se siete interessati alla vicenda, e più in generale all'illuminante storia di quel periodo, eccovi un brillante articolo, in inglese, di Takeshi Tachibana, il giornalista cui si deve l'arresto e la condanna dell'unico politico giapponese arrestato in "flagranza", nel paese a più alto tasso di corruzione politica al mondo (se la batte con il nostro, temo): http://www.jpri.org/publications/workingpapers/wp34.html
Da allora, l'art 14 della legge che disciplina la pubblica accusa (kensatsuchohou), e che riguarda il potere di avocazione da parte del procuratore generale, non ' MAI stato invocato. Con l'avvocatessa, e neanche tanto per scherzo, abbiamo un'idea. Potremmo suggerire al procuratore generale attualmente in carica, persona estremamente sensibile e amante della pubblicità, di farlo per "salvare" il povero SX, reo inconfesso di aver aggredito un tassista.....(segue, 4)
Mentre SX sta aspettando di essere interrogato, l'avvocato chiede di incontrare il procuratore.Il quale può anche rifiutare l'incontro, ma la nostra avvocatessa è famosa ed il pubblico ministero, una donna che ci dicono proiettata verso una brillante carriera, non vuole fare passi falsi. Accetta di incontrare l'avvocato. Che visto che c'è infila pure la moglie ed il sottoscritto, in qualità di vicepresidente della stampa estera, associazione di cui SX fa parte e che si dichiara "preoccupata" per quanto sta succedendo....(continua). E' fatta. Saliamo al 7 piano della procura. Non nascondo di essere enmozionato. Pochi giornalisti entrano in queste stanze. Qui, nel 1954, la "zoto settai bunka" (cultura dello "scambio", cioè della corruzione) riportò la sua storica vittoria contro l'indipoendenza della magistratura. Quando il procuratore generale Tosa Sato, su ordine diretto dell'allora ministro della giustizia, Takeru Inukai, fu costretto a stracciare il mandato di cattura contro Eisaku Sato (nessuna parentela), allora segretario generale del partito liberaldemocratico, accusato di corruzione. Il procuratore generale, umiliato e pentito, si ritirò a vita monastica, mentre Eisaku Sato, ringalluzzito, divenne dopo qualche anno addirittura primo ministro e, nel 1974, fu addirittura insigniti del premio nobel per la Pace....se siete interessati alla vicenda, e più in generale all'illuminante storia di quel periodo, eccovi un brillante articolo, in inglese, di Takeshi Tachibana, il giornalista cui si deve l'arresto e la condanna dell'unico politico giapponese arrestato in "flagranza", nel paese a più alto tasso di corruzione politica al mondo (se la batte con il nostro, temo): http://www.jpri.org/publications/workingpapers/wp34.html
Da allora, l'art 14 della legge che disciplina la pubblica accusa (kensatsuchohou), e che riguarda il potere di avocazione da parte del procuratore generale, non ' MAI stato invocato. Con l'avvocatessa, e neanche tanto per scherzo, abbiamo un'idea. Potremmo suggerire al procuratore generale attualmente in carica, persona estremamente sensibile e amante della pubblicità, di farlo per "salvare" il povero SX, reo inconfesso di aver aggredito un tassista.....(segue, 4)
In caso di arresto...istruzioni per l'uso (2)
E veniamo alla parte più istruttiva.
Sx, che continua a negare di aver "picchiato" il tassista, non parla una parola di giapponese. E chiede di parlare con un avvocato, cosa che per la polizia qui è un'ammissione indiretta di colpevolezza. Li fa incazzare da matti, ma la legge riconosce questo diritto e la polizia consente a SX di fare una telefonata. Lui non sa a chi telefonare. Non conosce avvocati, nè li conosce la moglie. Fa la cosa più logica, telefona alla sua ambasciata. La reazione è poco incoraggiante. "Possiamo solo inviare una lista degli avvocati che conosciamo, ma non consigliarne uno, non è corretto". Sx ha bisogno di un avvocato, subito. Chiede un avvocato d'ufficio. Gli spiegano, correttamente, che la legge giapponese prevede un avvocato d'ufficio solo dopo il rinvio a giudizio. Durante tutta la fase istruttoria (la più delicata, che può durare mesi, spesso in condizioni di detenzione) alla difesa hanno diritto solo i ricchi. Un avvocato di fiducia, solo per farlo spostare e venirti a trovare in carcere (non può comunque assistere agli interrogatori) costa 200/500 mila yen. Sx resta senza avvocato, mentre gli interrogatori proseguono.
La moglie nel frattempo mi telefona. Sa che "bazzico" l'ambiente e mi chiede aiuto. Io faccio un paio di telefonate e le trovo subito un avvocato. Una tipa in gamba, difende alcuni condannati a morte e ha tirato fuori dal carcere, due anni fa, il vecchio Bobby Fisher, che le autorità giappponesi stavano tenendo illegalmente al fresco in attesa che gli Stati Uniti trovassero un cavillo giuridico per fargli pagare tutte le malefatte commesse da quando, violentato in un carcere di Pasadena dove era stato rinchiuso per oltraggio, era scappato dagli Stati Uniti e aveva cominciato a sparare cazzate in giro per il mondo. Cazzate, alcune gravissime, ma non bombe.
L'avvocato accetta la difesa e promette di visitare al più presto Sx in carcere. Ci riesce solo alle 11 di sera. La polizia prova a dirle che è fuori orario, ma la tipa è tosta e insiste. La fanno salire. Parla con Sx, per oltre un'ora. Un record, pare. In genere ai difensori viene concesso, in questa fase, un "sekken" (incontro) di 15 minuti.
Sx nel frattempo passa la sua seconda notte in cella di sicurezza, al freddo, senza potersi nè lavare nè cambiare.
Sx, che continua a negare di aver "picchiato" il tassista, non parla una parola di giapponese. E chiede di parlare con un avvocato, cosa che per la polizia qui è un'ammissione indiretta di colpevolezza. Li fa incazzare da matti, ma la legge riconosce questo diritto e la polizia consente a SX di fare una telefonata. Lui non sa a chi telefonare. Non conosce avvocati, nè li conosce la moglie. Fa la cosa più logica, telefona alla sua ambasciata. La reazione è poco incoraggiante. "Possiamo solo inviare una lista degli avvocati che conosciamo, ma non consigliarne uno, non è corretto". Sx ha bisogno di un avvocato, subito. Chiede un avvocato d'ufficio. Gli spiegano, correttamente, che la legge giapponese prevede un avvocato d'ufficio solo dopo il rinvio a giudizio. Durante tutta la fase istruttoria (la più delicata, che può durare mesi, spesso in condizioni di detenzione) alla difesa hanno diritto solo i ricchi. Un avvocato di fiducia, solo per farlo spostare e venirti a trovare in carcere (non può comunque assistere agli interrogatori) costa 200/500 mila yen. Sx resta senza avvocato, mentre gli interrogatori proseguono.
La moglie nel frattempo mi telefona. Sa che "bazzico" l'ambiente e mi chiede aiuto. Io faccio un paio di telefonate e le trovo subito un avvocato. Una tipa in gamba, difende alcuni condannati a morte e ha tirato fuori dal carcere, due anni fa, il vecchio Bobby Fisher, che le autorità giappponesi stavano tenendo illegalmente al fresco in attesa che gli Stati Uniti trovassero un cavillo giuridico per fargli pagare tutte le malefatte commesse da quando, violentato in un carcere di Pasadena dove era stato rinchiuso per oltraggio, era scappato dagli Stati Uniti e aveva cominciato a sparare cazzate in giro per il mondo. Cazzate, alcune gravissime, ma non bombe.
L'avvocato accetta la difesa e promette di visitare al più presto Sx in carcere. Ci riesce solo alle 11 di sera. La polizia prova a dirle che è fuori orario, ma la tipa è tosta e insiste. La fanno salire. Parla con Sx, per oltre un'ora. Un record, pare. In genere ai difensori viene concesso, in questa fase, un "sekken" (incontro) di 15 minuti.
Sx nel frattempo passa la sua seconda notte in cella di sicurezza, al freddo, senza potersi nè lavare nè cambiare.
In caso di arresto.....istruzioni per l'uso 1.
Quanto segue è stato vissuto in...seconda persona. Nel senso che ho seguito il caso da molto vicino. Primo perchè la moglie (giapponese) del mio collega (svedese) l'unica ad essere stata avvertita dell'arresto, non sapeva cosa fare, secondo perchè avendo da sempre interesse in questo settore (sono laureato in legge e sono arrivato in Giappone, inizialmente, come procuratore legale per un dottorato in procedura penale internazionale). A parte i nomi, tutte le informazioni sono assolutamente accurate e di prima mano.
Il mio collega (d'ora in poi lo chiamerò SX) è stato fermato verso le 10 di sera di mercoledì scorso, 28 novembre, Il caso vuole che, poco prima di iniziare la sua (dis)avventura, aveva assistito alla proiezione del fil "Confessioni di un cagnolino" di Gen Takahashi, al press club, un film in cui si parla dello strapotere della polizia e l'assenza, nei fatti, di qualsiasi garanzia per gli imputati, in caso di arresto.
I fatti sono semplici. E le versioni fino ad un certo punto coincidono. SX uscito dal Club, fa quattro passi a piedi e poi prende un taxi. Il tassista, mentre era ancora fermo, gli urla/sussurra/ (non si sa) "no sumoking". Il mio collega gli risponde qualcosa tipo "no problem" (non ha mai fumato in vita sua). Ma il tassista - evidentemente poco contento di tirar su un gaijin - continua a parlargli in giapponese, facendogli capire che non ha nessuna intenzione di proseguire la corsa. Nemmeno SX, che infatti esce dal taxi e ne ferma un altro. Il primo conducente si avvicina al nuovo taxi e comincia a a confabulare. Qui le versioni prendono strade diverse. Sx sostiene di aver cominciato ad insultare il primo tassista e (forse, non ricorda) aver preso a calci la sua vettura. Il tassista - e la polizia che nel frattempo era stata chiamata dal secondo tassista - sostiene invece che SX è passato dalle parole ai fatti e che gli ha tirato almeno 3 cazzotti, lasciandogli dei lividi e facendo uscire del sangue dalla bocca.
La polizia arresta SX, lo ammanetta e lo porta al commissariato più vicino, quello di Tsukiji. SX viene perquisito, fingerprintato, fotografato e sbattuto in una cella frigorifera (nelle celle non c'è riscaldamento) dove ci sono altre 4 persone. Riesce a telefonare alla moglie, ma non perchè glielo permettono, semplicemente perchè riesce a fare il numero dal suo cellulare, prima che glielo sequestrino. Alla moglie riesce solo a dire "I got arrested, Tsukiji police". Siamo oltre la mezzanotte. La moglie (invece di telefonare ad un avvocato) si precipita a Tsukiji, e ovviamente la fanno aspettare fino alle 7 di matttina, dicendole che non c'è nessuno autorizzato a parlare. Nel frattempo, SX viene interrogato per tre ore di fila, mandato a dormire, svegliato dopo un'ora e reinterrogato. Roba da Guantanamo.
Segue 2
Il mio collega (d'ora in poi lo chiamerò SX) è stato fermato verso le 10 di sera di mercoledì scorso, 28 novembre, Il caso vuole che, poco prima di iniziare la sua (dis)avventura, aveva assistito alla proiezione del fil "Confessioni di un cagnolino" di Gen Takahashi, al press club, un film in cui si parla dello strapotere della polizia e l'assenza, nei fatti, di qualsiasi garanzia per gli imputati, in caso di arresto.
I fatti sono semplici. E le versioni fino ad un certo punto coincidono. SX uscito dal Club, fa quattro passi a piedi e poi prende un taxi. Il tassista, mentre era ancora fermo, gli urla/sussurra/ (non si sa) "no sumoking". Il mio collega gli risponde qualcosa tipo "no problem" (non ha mai fumato in vita sua). Ma il tassista - evidentemente poco contento di tirar su un gaijin - continua a parlargli in giapponese, facendogli capire che non ha nessuna intenzione di proseguire la corsa. Nemmeno SX, che infatti esce dal taxi e ne ferma un altro. Il primo conducente si avvicina al nuovo taxi e comincia a a confabulare. Qui le versioni prendono strade diverse. Sx sostiene di aver cominciato ad insultare il primo tassista e (forse, non ricorda) aver preso a calci la sua vettura. Il tassista - e la polizia che nel frattempo era stata chiamata dal secondo tassista - sostiene invece che SX è passato dalle parole ai fatti e che gli ha tirato almeno 3 cazzotti, lasciandogli dei lividi e facendo uscire del sangue dalla bocca.
La polizia arresta SX, lo ammanetta e lo porta al commissariato più vicino, quello di Tsukiji. SX viene perquisito, fingerprintato, fotografato e sbattuto in una cella frigorifera (nelle celle non c'è riscaldamento) dove ci sono altre 4 persone. Riesce a telefonare alla moglie, ma non perchè glielo permettono, semplicemente perchè riesce a fare il numero dal suo cellulare, prima che glielo sequestrino. Alla moglie riesce solo a dire "I got arrested, Tsukiji police". Siamo oltre la mezzanotte. La moglie (invece di telefonare ad un avvocato) si precipita a Tsukiji, e ovviamente la fanno aspettare fino alle 7 di matttina, dicendole che non c'è nessuno autorizzato a parlare. Nel frattempo, SX viene interrogato per tre ore di fila, mandato a dormire, svegliato dopo un'ora e reinterrogato. Roba da Guantanamo.
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In caso di arresto.....istruzioni per l'uso
Quanto segue è stato vissuto in...seconda persona. Nel senso che ho seguito il caso da molto vicino. Primo perchè la moglie (giapponese) del mio collega (svedese) l'unica ad essere stata avvertita dell'arresto, non sapeva cosa fare, secondo perchè avendo da sempre interesse in questo settore (sono laureato in legge e sono arrivato in Giappone, inizialmente, come procuratore legale per un dottorato in procedura penale internazionale). A parte i nomi, tutte le informazioni sono assolutamente accurate e di prima mano.
Il mio collega (d'ora in poi lo chiamerò SX) è stato fermato verso le 10 di sera di mercoledì scorso, 28 novembre, Il caso vuole che, poco prima di iniziare la sua (dis)avventura, aveva assistito alla proiezione del fil "Confessioni di un cagnolino" di Gen Takahashi, al press club, un film in cui si parla dello strapotere della polizia e l'assenza, nei fatti, di qualsiasi garanzia per gli imputati, in caso di arresto.
I fatti sono semplici. E le versioni fino ad un certo punto coincidono. SX uscito dal Club, fa quattro passi a piedi e poi prende un taxi. Il tassista, mentre era ancora fermo, gli urla/sussurra/ (non si sa) "no sumoking". Il mio collega gli risponde qualcosa tipo "no problem" (non ha mai fumato in vita sua). Ma il tassista - evidentemente poco contento di tirar su un gaijin - continua a parlargli in giapponese, facendogli capire che non ha nessuna intenzione di proseguire la corsa. Nemmeno SX, che infatti esce dal taxi e ne ferma un altro. Il primo conducente si avvicina al nuovo taxi e comincia a a confabulare. Qui le versioni prendono strade diverse. Sx sostiene di aver cominciato ad insultare il primo tassista e (forse, non ricorda) aver preso a calci la sua vettura. Il tassista - e la polizia che nel frattempo era stata chiamata dal secondo tassista - sostiene invece che SX è passato dalle parole ai fatti e che gli ha tirato almeno 3 cazzotti, lasciandogli dei lividi e facendo uscire del sangue dalla bocca.
La polizia arresta SX, lo ammanetta e lo porta al commissariato più vicino, quello di Tsukiji. SX viene perquisito, fingerprintato, fotografato e sbattuto in una cella frigorifera (nelle celle non c'è riscaldamento) dove ci sono altre 4 persone. Riesce a telefonare alla moglie, ma non perchè glielo permettono, semplicemente perchè riesce a fare il numero dal suo cellulare, prima che glielo sequestrino. Alla moglie riesce solo a dire "I got arrested, Tsukiji police". Siamo oltre la mezzanotte. La moglie (invece di telefonare ad un avvocato) si precipita a Tsukiji, e ovviamente la fanno aspettare fino alle 7 di matttina, dicendole che non c'è nessuno autorizzato a parlare. Nel frattempo, SX viene interrogato per tre ore di fila, mandato a dormire, svegliato dopo un'ora e reinterrogato. Roba da Guantanamo.
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Il mio collega (d'ora in poi lo chiamerò SX) è stato fermato verso le 10 di sera di mercoledì scorso, 28 novembre, Il caso vuole che, poco prima di iniziare la sua (dis)avventura, aveva assistito alla proiezione del fil "Confessioni di un cagnolino" di Gen Takahashi, al press club, un film in cui si parla dello strapotere della polizia e l'assenza, nei fatti, di qualsiasi garanzia per gli imputati, in caso di arresto.
I fatti sono semplici. E le versioni fino ad un certo punto coincidono. SX uscito dal Club, fa quattro passi a piedi e poi prende un taxi. Il tassista, mentre era ancora fermo, gli urla/sussurra/ (non si sa) "no sumoking". Il mio collega gli risponde qualcosa tipo "no problem" (non ha mai fumato in vita sua). Ma il tassista - evidentemente poco contento di tirar su un gaijin - continua a parlargli in giapponese, facendogli capire che non ha nessuna intenzione di proseguire la corsa. Nemmeno SX, che infatti esce dal taxi e ne ferma un altro. Il primo conducente si avvicina al nuovo taxi e comincia a a confabulare. Qui le versioni prendono strade diverse. Sx sostiene di aver cominciato ad insultare il primo tassista e (forse, non ricorda) aver preso a calci la sua vettura. Il tassista - e la polizia che nel frattempo era stata chiamata dal secondo tassista - sostiene invece che SX è passato dalle parole ai fatti e che gli ha tirato almeno 3 cazzotti, lasciandogli dei lividi e facendo uscire del sangue dalla bocca.
La polizia arresta SX, lo ammanetta e lo porta al commissariato più vicino, quello di Tsukiji. SX viene perquisito, fingerprintato, fotografato e sbattuto in una cella frigorifera (nelle celle non c'è riscaldamento) dove ci sono altre 4 persone. Riesce a telefonare alla moglie, ma non perchè glielo permettono, semplicemente perchè riesce a fare il numero dal suo cellulare, prima che glielo sequestrino. Alla moglie riesce solo a dire "I got arrested, Tsukiji police". Siamo oltre la mezzanotte. La moglie (invece di telefonare ad un avvocato) si precipita a Tsukiji, e ovviamente la fanno aspettare fino alle 7 di matttina, dicendole che non c'è nessuno autorizzato a parlare. Nel frattempo, SX viene interrogato per tre ore di fila, mandato a dormire, svegliato dopo un'ora e reinterrogato. Roba da Guantanamo.
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Giustizia: qualcosa sta cambiando
Piccoli segnali, d'accordo. Ma importanti. Nel caso abbiate la sfortuna di incappare nel sistema giudiziario giapponese (parlo di penale) sappiate che le cose stanno timidamente cambiando e che, non importa se colpevoli o innocenti (non è questo il punto, anche se qui questo concetto, riconosciuto dalla legge, non è stato ancora metabolizzato dalla maggior parte degli "operatori", che continuano a trattare gli "Indiziati" come criminali e i criminali come animali, anzi peggio) si sta aprendo qualche spiraglio di luce nel famigerato inferno del "daihyo kangoku", il fermo di polizia. Che come immagino sappiate è il più lungo al mondo: 23 giorni, rinnovabili, per ciascun singolo addebito. Forse è per questo che la polizia giapponese è nota per il suo alto tasso di estrazione di confessioni.
Ma lo strapotere della polizia ed il principio di "discrezionalità dell'azione penale", che spesso e volentieri sfocia in puro e semplice arbitrio da parte della procura (i procuratori nel 99% dei casi seguono le "indicazioni" della polizia, ed il 99% dei tribunali seguono le richieste, sia giudiziali che extragiudiziali, della procura) comincia a vacillare. I giudici, insomma, (la notizia è questa) cominciano a fare il loro mestiere, che non dovrebbe essere quello che in genere fanno: omologare sentenze già scritte in fase di interrogatorio preliminare! Sabato scorso, 1 dicembre, un giovane magistrato ha per ben due volte respinto la richiesta di convalida d'arresto presentata dal pubblico ministero (a sua volta su richiesta della polizia), per "esigenze istruttorie". Tradotto: il "fermato" si ostinava a "non collaborare" (cioè a non confessare) e la polizia, sostenuta dal pubblico ministero, chiedeva un po' di tempo in più. Vale la pena ricordare che, in fase istruttoria, gli interrogatori avvengono senza alcuna formalità nè limiti di durata, non vengono verbalizzati e tanto meno video/audio registrati, e, ultima ciliegina, SENZA LA PRESENZA DI UN AVVOCATO DIFENSORE. Il giudice (una donna, onore al sesso "forte") ha detto di no. Alleluja.
In questi giorni ho seguito da vicino il caso di un collega svedese, "fermato" e poi "arrestato" per aver - sostiene la polizia - insultato e aggredito un tassista. Il collega, che grazie al nostro intervento ha avuto la possibilità di incontrare un avvocato di fiducia nel giro di 24 ore (in base alla legge giapponese, se non hai o non puoi pemetterti un avvocato di fiducia, l'avvocato d'ufficio viene fornito solo DOPO l'incriminazione/rinvio a giudizio, il che può avvenire dopo mesi e mesi di detenzione), nega la seconda parte delle accuse. Sostiene di aver "solo" insultato il tassista - colpevole di averlo trattato male e di non volerlo trasportare con la scusa che non parlava giapponese - ma non di averlo picchiato.
Ma il punto, dicevo non è questo. Il punto è il trattamento ricevuto dal mio collega. E da come è finita - per ora - la faccenda.
Si tratta di un caso semplice, di una situazione in cui potremmo ritrovarci tutti, all'improvviso. Ho quindi pensato di raccontarvi il caso nei minimi dettagli. Ritengo che leggerne i particolari possa rappresentare, oltre che pura informazione, anche un utile "manuale", just in case.....
Segue (1)
Ma lo strapotere della polizia ed il principio di "discrezionalità dell'azione penale", che spesso e volentieri sfocia in puro e semplice arbitrio da parte della procura (i procuratori nel 99% dei casi seguono le "indicazioni" della polizia, ed il 99% dei tribunali seguono le richieste, sia giudiziali che extragiudiziali, della procura) comincia a vacillare. I giudici, insomma, (la notizia è questa) cominciano a fare il loro mestiere, che non dovrebbe essere quello che in genere fanno: omologare sentenze già scritte in fase di interrogatorio preliminare! Sabato scorso, 1 dicembre, un giovane magistrato ha per ben due volte respinto la richiesta di convalida d'arresto presentata dal pubblico ministero (a sua volta su richiesta della polizia), per "esigenze istruttorie". Tradotto: il "fermato" si ostinava a "non collaborare" (cioè a non confessare) e la polizia, sostenuta dal pubblico ministero, chiedeva un po' di tempo in più. Vale la pena ricordare che, in fase istruttoria, gli interrogatori avvengono senza alcuna formalità nè limiti di durata, non vengono verbalizzati e tanto meno video/audio registrati, e, ultima ciliegina, SENZA LA PRESENZA DI UN AVVOCATO DIFENSORE. Il giudice (una donna, onore al sesso "forte") ha detto di no. Alleluja.
In questi giorni ho seguito da vicino il caso di un collega svedese, "fermato" e poi "arrestato" per aver - sostiene la polizia - insultato e aggredito un tassista. Il collega, che grazie al nostro intervento ha avuto la possibilità di incontrare un avvocato di fiducia nel giro di 24 ore (in base alla legge giapponese, se non hai o non puoi pemetterti un avvocato di fiducia, l'avvocato d'ufficio viene fornito solo DOPO l'incriminazione/rinvio a giudizio, il che può avvenire dopo mesi e mesi di detenzione), nega la seconda parte delle accuse. Sostiene di aver "solo" insultato il tassista - colpevole di averlo trattato male e di non volerlo trasportare con la scusa che non parlava giapponese - ma non di averlo picchiato.
Ma il punto, dicevo non è questo. Il punto è il trattamento ricevuto dal mio collega. E da come è finita - per ora - la faccenda.
Si tratta di un caso semplice, di una situazione in cui potremmo ritrovarci tutti, all'improvviso. Ho quindi pensato di raccontarvi il caso nei minimi dettagli. Ritengo che leggerne i particolari possa rappresentare, oltre che pura informazione, anche un utile "manuale", just in case.....
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