mercoledì 24 novembre 2010
Nobel for Peace/2 - Hiroshima, concluso il Summit dei Nobel per la Pace. Con qualche polemica...ma anche tanta soddisfazione
Con una bellissima, solenne e al tempo stesso sobria cerimonia al Parco della Memoria ( a pochi passi dal Museo della Bomba Atomica) si è concluso a Hiroshima, lo scorso 24 novembre, l'11 Summit dei Nobel per la Pace, dedicato al disarmo nucleare.
(http://www.nobelforpeace-summits.org)
Nonostante alcune importanti defezioni dell'ultima ora (Gorbaciov e Walesa hanno disdetto poche ore prima l'inizio dei lavori), al vertice hanno alla fine partecipato sei Nobel individuali (Dalai Lama, F.W. De Klerk, Mairead Corrigan Maguire, Shirin Ebadi, Mohamed El Baradei, Jody Williams) e 12 "istituzionali" (Amnesty Internazionali, Red Cross, etc etc). Sul palco anche un sopravvissuto della bomba, Tsuneo Tsuboi (86 anni), due rappresentanti dei Nobel "imprigionati" Aung San Suu Kyi (la cui liberazione è giunta mentre eravamo tutti a cena, su una nave messa disposizione dal governatore di Hiroshima, Yuzaki) e Liu Xiaobo.
Inutile dire che in quest'ultimo caso le autorità giapponesi hanno fatto di tutto - senza peraltro riuscirci - per mettere la sordina a Wuer Kaixi, uno dei leader della rivolta di Tien Anmen chiamato a rappresentarlo. La Cina conta un po' più della Birmania, e la prefettura di Hiroshima, come il resto del Giappone, ha bisogno dell'interscambio commerciale e degli investimenti cinesi per mantenere l'attuale, debole ripresa dell'economia. E ai cinesi non deve aver fatto piacere che mentre il loro presidente. Hu Jintao, era a Yokohama, per partecipare assieme ad Obama al vertice dell'APEC, a Hiroshima, difronte alla stampa di tutto il mondo si incontravano due "diavoli": il Dalai Lama e Wuer Kaixi
Walter Veltroni, l'ex sindaco di Roma (città che ha tenuto a battesimo il primo Summit ospitandone poi otto edizioni di seguito) ha aperto e chiuso i lavori, che hanno visto sei sessioni moderate da famosi ed esperti giornalisti (tra i quali, lo dico con grande orgoglio, il direttore di Sky Tg24 Emilio Carelli). Ad allietare tuttim con la sua simpatia e gentilezza d'animo, c'era pure Roberto Baggio, al quale i Nobel hanno offerto il premio "uomo di pace 2010" per il suo impegno costante a favore della pace nel mondo, compreso l'aiuto concreto alla battaglia per la democrazia in Birmania.
Aldilà dei risultati concreti, il disarmo nucleare è un sogno ahimè lontano, e delle polemiche sollevate dalla "pesante" assenza di Barack Obama (presente in Giappone, ma che ha preferito una giornata di relax a Kamakura piuttosto che venire a Hiroshima e sollevare un altro vespaio di polemiche in patria) e dalla mancanza, nel documento finale, di un riferimento diretto alla liberazione del Nobel cinese incarcerato Liu Xiaobo (peraltro approvato dai Nobel, con documento separato), per me è stata un bellissima esperienza sia dal punto di vista professionale (come responsabile dell'Ufficio Stampa), sia, e soprattutto, dal punto dio vista umano. Non capita tutti i giorni di stare a contatto, con tanti uomini e donne, riuniti insieme, che hanno cambiato il mondo. Presiedere la conferenza stampa finale, con sei Nobel e Baggio è stato una delle esperienze professionali più belle.
Sono dunque grato a tutti gli amici del segretariato, Ekaterina, Silvia, Enzo e Matteo. A cooptarmi in questa vicenda è stato Enzo, deus ex machina del Summit (e di chissà quanti altri più o meno noti consessi) che per caso, un giorno, ho incontrato nella "povera", ma bellissima e sempre ricca di sorprese, Calabria. Il mio coinvolgimento in questa stupenda avventura è nato lì, sgranocchiando pistacchi e tartine di 'nduja e guardando lo splendido mare (Tropea, se non mi sbaglio). Eccolo, Enzino, ritratto mentre parla al telefono, il giorno della partenza da Hiroshima. In tedesco. Che stia già "sistemando" le cose per il prossimo Conclave?
Ecco alcuni link per vedere i servizi realizzati per Sky. Ma in rete c'è molto di più.
http://www.youtube.com/watch?v=CHL2haO9o2E
http://www.youtube.com/watch?v=cKnpU1tLBe0
http://www.youtube.com/watch?v=cJ6yBVmgKEY
http://www.youtube.com/watch?v=27jp2tieK3g
Nobel for Peace/1 - Dal successo di Hiroshima alla delusione di Rangoon
Eccomi qui di nuovo. Chiedo scusa per la lunga assenza e mi accingo ad aggiornare quei pochi (ma buoni, spero) che ancora mi seguono sugli ultimi avvenimenti. Innanzitutto, scrivo da Bangkok, dove mi sono dovuto fermare e arrendere di fronte al rifiuto del governo birmano di concedermi il visto. Domani avevo un appuntamento con "la signora", per intervistarla e consegnarle due lettere, una di Walter Veltroni, copresidente del Summit dei Nobel per la Pace appena conclusosi, con grande successo, a Hiroshima (vedi post successivo e http://www.nobelforpeace-summits.org) e l'altra del grande Roberto Baggio, che proprio a Hiroshima ha ricevuto un premio dai Nobel ("uomo di pace 2010") anche per la sua lunga e generosa attività a favore di Aung San Suu Kyi ed il ritorno della democrazia in Birmania. Niente da fare. Con le pive nel sacco, mi tocca tornare a Tokyo senza avere l'onore e la gioia di rivedere Aung San Suu Kyi, finalmente libera (ieri ha potuto riabbracciare, dopo 11 anni, uno dei suoi figli), che a suo tempo ho conosciuto e intervistato un paio di volte. Sono davvero triste e deluso. Anche perchè altri colleghi, in questi giorni, sono riusciti ad entrare, come "turisti". Io avevo tentato la stessa strada. Forse sono più "famoso" di altri. Forse, più probabile, solo più sfigato. Fatto sta che non mi fanno entrare. Vade retro. Pussa via.
Peccato, pensavo che dopo la liberazione di Aung San Suu Kyi - e le voci di un neanche troppo inaspettato, probabile "inciucio" che consenta un minimo di "movimento" all'opposizione e alla giunta di restare al potere traghettando, senza ulteriori spargimenti di sangue, la Birmania fuori dall'isolamento internazionale in cui si è cacciata - la morsa del regime contro i "giornalisti" si fosse allentata. E invece no. Ieri mi hanno prima concesso, eppoi immediatamente revocato, il visto. Un bel timbro rosso, sul passaporto nuovo di zecca, mi bolla come "journalist". Categoria evidentemente più pericolosa di pedofili, contrabbandieri, trafficanti e lestofanti di vario tipo e genere, che continuano liberamente ad entrare e uscire, senza problemi.
Pazienza. Mi consola il fatto che tutte, ma proprio tutte, le dittature, PRIMA O POI vengono spazzate via. E che anche i generali sono esseri umani. Prima o poi, schiattano. Spero solo che quando ci lascerà l'attuale tiranno Than Shwe (cfr. ottimo link dell'Economist, molti ignorano le gesta di questo signore, file:///Users/user/Desktop/Myanmar's%20Than%20Shwe:%20A%20tyrant%20nobody%20knows%20%7C%20The%20Economist.webarchive) il mondo non si inchini di nuovo al capezzale del regime, con la scusa del protocollo diplomatico.
Sono ancora vive le polemiche di quando, nel 2007, i pochi ambasciatori occidentali, compreso quello italiano, Giuseppe Cinti, parteciparono ai funerali di stato di Soe Win, l'ex capo della giunta noto come "il macellaio di Rangoon" per il ruolo svolto nella sanguinosa repressione contro monaci e studenti.
Ora, dopo un lungo periodo di assenza di un capo missione, a Rangoon è arrivato come "Incaricato d'affari" un giovane e preparato diplomatico, Polo Bartorelli, che negli ultimi anni aveva seguito come consigliere diplomatico Piero Fassino, inviato speciale per la Birmania dell'Unione Europea. Speriamo che abbia più fortuna, e soprattutto più coraggio, di (alcuni) suoi recenti predecessori.
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