Visualizzazione post con etichetta diritti umani. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta diritti umani. Mostra tutti i post

mercoledì 24 novembre 2010

Nobel for Peace/1 - Dal successo di Hiroshima alla delusione di Rangoon



Eccomi qui di nuovo. Chiedo scusa per la lunga assenza e mi accingo ad aggiornare quei pochi (ma buoni, spero) che ancora mi seguono sugli ultimi avvenimenti. Innanzitutto, scrivo da Bangkok, dove mi sono dovuto fermare e arrendere di fronte al rifiuto del governo birmano di concedermi il visto. Domani avevo un appuntamento con "la signora", per intervistarla e consegnarle due lettere, una di Walter Veltroni, copresidente del Summit dei Nobel per la Pace appena conclusosi, con grande successo, a Hiroshima (vedi post successivo e http://www.nobelforpeace-summits.org) e l'altra del grande Roberto Baggio, che proprio a Hiroshima ha ricevuto un premio dai Nobel ("uomo di pace 2010") anche per la sua lunga e generosa attività a favore di Aung San Suu Kyi ed il ritorno della democrazia in Birmania. Niente da fare. Con le pive nel sacco, mi tocca tornare a Tokyo senza avere l'onore e la gioia di rivedere Aung San Suu Kyi, finalmente libera (ieri ha potuto riabbracciare, dopo 11 anni, uno dei suoi figli), che a suo tempo ho conosciuto e intervistato un paio di volte. Sono davvero triste e deluso. Anche perchè altri colleghi, in questi giorni, sono riusciti ad entrare, come "turisti". Io avevo tentato la stessa strada. Forse sono più "famoso" di altri. Forse, più probabile, solo più sfigato. Fatto sta che non mi fanno entrare. Vade retro. Pussa via.

Peccato, pensavo che dopo la liberazione di Aung San Suu Kyi - e le voci di un neanche troppo inaspettato, probabile "inciucio" che consenta un minimo di "movimento" all'opposizione e alla giunta di restare al potere traghettando, senza ulteriori spargimenti di sangue, la Birmania fuori dall'isolamento internazionale in cui si è cacciata - la morsa del regime contro i "giornalisti" si fosse allentata. E invece no. Ieri mi hanno prima concesso, eppoi immediatamente revocato, il visto. Un bel timbro rosso, sul passaporto nuovo di zecca, mi bolla come "journalist". Categoria evidentemente più pericolosa di pedofili, contrabbandieri, trafficanti e lestofanti di vario tipo e genere, che continuano liberamente ad entrare e uscire, senza problemi.





Pazienza. Mi consola il fatto che tutte, ma proprio tutte, le dittature, PRIMA O POI vengono spazzate via. E che anche i generali sono esseri umani. Prima o poi, schiattano. Spero solo che quando ci lascerà l'attuale tiranno Than Shwe (cfr. ottimo link dell'Economist, molti ignorano le gesta di questo signore, file:///Users/user/Desktop/Myanmar's%20Than%20Shwe:%20A%20tyrant%20nobody%20knows%20%7C%20The%20Economist.webarchive) il mondo non si inchini di nuovo al capezzale del regime, con la scusa del protocollo diplomatico.
Sono ancora vive le polemiche di quando, nel 2007, i pochi ambasciatori occidentali, compreso quello italiano, Giuseppe Cinti, parteciparono ai funerali di stato di Soe Win, l'ex capo della giunta noto come "il macellaio di Rangoon" per il ruolo svolto nella sanguinosa repressione contro monaci e studenti.
Ora, dopo un lungo periodo di assenza di un capo missione, a Rangoon è arrivato come "Incaricato d'affari" un giovane e preparato diplomatico, Polo Bartorelli, che negli ultimi anni aveva seguito come consigliere diplomatico Piero Fassino, inviato speciale per la Birmania dell'Unione Europea. Speriamo che abbia più fortuna, e soprattutto più coraggio, di (alcuni) suoi recenti predecessori.

domenica 2 dicembre 2007

In caso di arresto.....istruzioni per l'uso 1.

Quanto segue è stato vissuto in...seconda persona. Nel senso che ho seguito il caso da molto vicino. Primo perchè la moglie (giapponese) del mio collega (svedese) l'unica ad essere stata avvertita dell'arresto, non sapeva cosa fare, secondo perchè avendo da sempre interesse in questo settore (sono laureato in legge e sono arrivato in Giappone, inizialmente, come procuratore legale per un dottorato in procedura penale internazionale). A parte i nomi, tutte le informazioni sono assolutamente accurate e di prima mano.
Il mio collega (d'ora in poi lo chiamerò SX) è stato fermato verso le 10 di sera di mercoledì scorso, 28 novembre, Il caso vuole che, poco prima di iniziare la sua (dis)avventura, aveva assistito alla proiezione del fil "Confessioni di un cagnolino" di Gen Takahashi, al press club, un film in cui si parla dello strapotere della polizia e l'assenza, nei fatti, di qualsiasi garanzia per gli imputati, in caso di arresto.
I fatti sono semplici. E le versioni fino ad un certo punto coincidono. SX uscito dal Club, fa quattro passi a piedi e poi prende un taxi. Il tassista, mentre era ancora fermo, gli urla/sussurra/ (non si sa) "no sumoking". Il mio collega gli risponde qualcosa tipo "no problem" (non ha mai fumato in vita sua). Ma il tassista - evidentemente poco contento di tirar su un gaijin - continua a parlargli in giapponese, facendogli capire che non ha nessuna intenzione di proseguire la corsa. Nemmeno SX, che infatti esce dal taxi e ne ferma un altro. Il primo conducente si avvicina al nuovo taxi e comincia a a confabulare. Qui le versioni prendono strade diverse. Sx sostiene di aver cominciato ad insultare il primo tassista e (forse, non ricorda) aver preso a calci la sua vettura. Il tassista - e la polizia che nel frattempo era stata chiamata dal secondo tassista - sostiene invece che SX è passato dalle parole ai fatti e che gli ha tirato almeno 3 cazzotti, lasciandogli dei lividi e facendo uscire del sangue dalla bocca.
La polizia arresta SX, lo ammanetta e lo porta al commissariato più vicino, quello di Tsukiji. SX viene perquisito, fingerprintato, fotografato e sbattuto in una cella frigorifera (nelle celle non c'è riscaldamento) dove ci sono altre 4 persone. Riesce a telefonare alla moglie, ma non perchè glielo permettono, semplicemente perchè riesce a fare il numero dal suo cellulare, prima che glielo sequestrino. Alla moglie riesce solo a dire "I got arrested, Tsukiji police". Siamo oltre la mezzanotte. La moglie (invece di telefonare ad un avvocato) si precipita a Tsukiji, e ovviamente la fanno aspettare fino alle 7 di matttina, dicendole che non c'è nessuno autorizzato a parlare. Nel frattempo, SX viene interrogato per tre ore di fila, mandato a dormire, svegliato dopo un'ora e reinterrogato. Roba da Guantanamo.
Segue 2

In caso di arresto.....istruzioni per l'uso

Quanto segue è stato vissuto in...seconda persona. Nel senso che ho seguito il caso da molto vicino. Primo perchè la moglie (giapponese) del mio collega (svedese) l'unica ad essere stata avvertita dell'arresto, non sapeva cosa fare, secondo perchè avendo da sempre interesse in questo settore (sono laureato in legge e sono arrivato in Giappone, inizialmente, come procuratore legale per un dottorato in procedura penale internazionale). A parte i nomi, tutte le informazioni sono assolutamente accurate e di prima mano.
Il mio collega (d'ora in poi lo chiamerò SX) è stato fermato verso le 10 di sera di mercoledì scorso, 28 novembre, Il caso vuole che, poco prima di iniziare la sua (dis)avventura, aveva assistito alla proiezione del fil "Confessioni di un cagnolino" di Gen Takahashi, al press club, un film in cui si parla dello strapotere della polizia e l'assenza, nei fatti, di qualsiasi garanzia per gli imputati, in caso di arresto.
I fatti sono semplici. E le versioni fino ad un certo punto coincidono. SX uscito dal Club, fa quattro passi a piedi e poi prende un taxi. Il tassista, mentre era ancora fermo, gli urla/sussurra/ (non si sa) "no sumoking". Il mio collega gli risponde qualcosa tipo "no problem" (non ha mai fumato in vita sua). Ma il tassista - evidentemente poco contento di tirar su un gaijin - continua a parlargli in giapponese, facendogli capire che non ha nessuna intenzione di proseguire la corsa. Nemmeno SX, che infatti esce dal taxi e ne ferma un altro. Il primo conducente si avvicina al nuovo taxi e comincia a a confabulare. Qui le versioni prendono strade diverse. Sx sostiene di aver cominciato ad insultare il primo tassista e (forse, non ricorda) aver preso a calci la sua vettura. Il tassista - e la polizia che nel frattempo era stata chiamata dal secondo tassista - sostiene invece che SX è passato dalle parole ai fatti e che gli ha tirato almeno 3 cazzotti, lasciandogli dei lividi e facendo uscire del sangue dalla bocca.
La polizia arresta SX, lo ammanetta e lo porta al commissariato più vicino, quello di Tsukiji. SX viene perquisito, fingerprintato, fotografato e sbattuto in una cella frigorifera (nelle celle non c'è riscaldamento) dove ci sono altre 4 persone. Riesce a telefonare alla moglie, ma non perchè glielo permettono, semplicemente perchè riesce a fare il numero dal suo cellulare, prima che glielo sequestrino. Alla moglie riesce solo a dire "I got arrested, Tsukiji police". Siamo oltre la mezzanotte. La moglie (invece di telefonare ad un avvocato) si precipita a Tsukiji, e ovviamente la fanno aspettare fino alle 7 di matttina, dicendole che non c'è nessuno autorizzato a parlare. Nel frattempo, SX viene interrogato per tre ore di fila, mandato a dormire, svegliato dopo un'ora e reinterrogato. Roba da Guantanamo.
Segue 2

Giustizia: qualcosa sta cambiando

Piccoli segnali, d'accordo. Ma importanti. Nel caso abbiate la sfortuna di incappare nel sistema giudiziario giapponese (parlo di penale) sappiate che le cose stanno timidamente cambiando e che, non importa se colpevoli o innocenti (non è questo il punto, anche se qui questo concetto, riconosciuto dalla legge, non è stato ancora metabolizzato dalla maggior parte degli "operatori", che continuano a trattare gli "Indiziati" come criminali e i criminali come animali, anzi peggio) si sta aprendo qualche spiraglio di luce nel famigerato inferno del "daihyo kangoku", il fermo di polizia. Che come immagino sappiate è il più lungo al mondo: 23 giorni, rinnovabili, per ciascun singolo addebito. Forse è per questo che la polizia giapponese è nota per il suo alto tasso di estrazione di confessioni.
Ma lo strapotere della polizia ed il principio di "discrezionalità dell'azione penale", che spesso e volentieri sfocia in puro e semplice arbitrio da parte della procura (i procuratori nel 99% dei casi seguono le "indicazioni" della polizia, ed il 99% dei tribunali seguono le richieste, sia giudiziali che extragiudiziali, della procura) comincia a vacillare. I giudici, insomma, (la notizia è questa) cominciano a fare il loro mestiere, che non dovrebbe essere quello che in genere fanno: omologare sentenze già scritte in fase di interrogatorio preliminare! Sabato scorso, 1 dicembre, un giovane magistrato ha per ben due volte respinto la richiesta di convalida d'arresto presentata dal pubblico ministero (a sua volta su richiesta della polizia), per "esigenze istruttorie". Tradotto: il "fermato" si ostinava a "non collaborare" (cioè a non confessare) e la polizia, sostenuta dal pubblico ministero, chiedeva un po' di tempo in più. Vale la pena ricordare che, in fase istruttoria, gli interrogatori avvengono senza alcuna formalità nè limiti di durata, non vengono verbalizzati e tanto meno video/audio registrati, e, ultima ciliegina, SENZA LA PRESENZA DI UN AVVOCATO DIFENSORE. Il giudice (una donna, onore al sesso "forte") ha detto di no. Alleluja.
In questi giorni ho seguito da vicino il caso di un collega svedese, "fermato" e poi "arrestato" per aver - sostiene la polizia - insultato e aggredito un tassista. Il collega, che grazie al nostro intervento ha avuto la possibilità di incontrare un avvocato di fiducia nel giro di 24 ore (in base alla legge giapponese, se non hai o non puoi pemetterti un avvocato di fiducia, l'avvocato d'ufficio viene fornito solo DOPO l'incriminazione/rinvio a giudizio, il che può avvenire dopo mesi e mesi di detenzione), nega la seconda parte delle accuse. Sostiene di aver "solo" insultato il tassista - colpevole di averlo trattato male e di non volerlo trasportare con la scusa che non parlava giapponese - ma non di averlo picchiato.
Ma il punto, dicevo non è questo. Il punto è il trattamento ricevuto dal mio collega. E da come è finita - per ora - la faccenda.
Si tratta di un caso semplice, di una situazione in cui potremmo ritrovarci tutti, all'improvviso. Ho quindi pensato di raccontarvi il caso nei minimi dettagli. Ritengo che leggerne i particolari possa rappresentare, oltre che pura informazione, anche un utile "manuale", just in case.....

Segue (1)