domenica 6 maggio 2007

Achtung sucidi/1

3 Maggio

ACHTUNG SUICIDI/1

Ci avete mai fatto caso? Le finestre degli alberghi, dal Park Hyatt ai love hotel sono sigillate. E così pure quelle delle abitazioni private: in genere quelle ai piani superiori puoi aprirle solo in parte: per cambiare l’aria. Ci passa il gatto, ma un corpo umano no. Per non parlare delle stazioni. Preoccupate (e seriamente danneggiate) dall’alto numero dei suicidi, le autorità, oltre ad avere iniziato a chiedere i danni ai parenti superstiti (cosa molto poco “giapponese”: tradizionalmente il suicidio elimina ogni pendenza, sia morale che finanziaria) stanno progressivamente trasformando le stazioni in giardini per l’infanzia a prova di graffio. Dopo aver raggiunto, tanto di cappello, il top mondiale per quanto riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche (ce le sogniamo noi, in Italia, certe strutture e attenzione per i disabili) le autorità pare si stiano lanciando in quelle anti-suicidio. Finestrini dei treni bloccati, intercapedini antituffo tra i binari, timide campagne "pubblicità progresso" che cominciano a fare la loro apparizione nei luoghi tradizionali dove la gente si va a suicidare, come la foresta Aokigahara alle pendici del Fuji. Epperò..
Epperò il numero dei suicidi in Giappone continua ad aumentare. Quest’anno il libro bianco della polizia è in ritardo (che stiano ancora valutando se inserire i dati sui suicidi dei gaijin: se un cinese si suicida in Giappone che figura ci facciamo?) ma stando alle indiscrezioni pare che abbiano superato ancora una volta quelli dell’anno scorso, oltre 32 mila, mantenendo dunque il tragico ritmo di uno ogni 15 minuti. Senza parlare degli oltre 20 mila johatsusha (“evaporati”), quelli che la mattina escono per andare in ufficio e non tornano mai più. Fortuna che il governo Koizumi, appena installato, aveva assunto l’impegno di ridurre il numero dei suicidi a 22 mila, entro il 2005. Il governo Abe, tra mille faccende (s)sfaccendato, pare abbia finalmente deciso di metter su una commissione speciale presieduta dal suo (ancora per poco: il tam tam di Nagatacho lo dà per silurato al rimpasto di luglio) capo di gabinetto Yasuhisa Shiozaki: obiettivo dichiarato, ridurre l’imbarazzante tasso dall’attuale 24.2 per 100 mila al 19.4%. Il Giappone è al terzo posto assoluto per numero di suicidi, ma al primo tra i paesi del G8. Meno chiaro è come intendono ridurre il tasso: nel documento governativo si parla di “consultori familiari” e “disincentivazione della pratica degli straordinari”. Auguri.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

....ma se al posto di un filo d'aria, dessero loro un po' piu' di liberta' ???
La cosa piu' triste ? vederli felici solo se ubriachi e vederle felici solo se ubriache e con una borsa di Chanel!!!!!

Anonimo ha detto...

C'e' tanta gente felice che non si ubriaca e non si suicida, pare proprio che in Giappone siano la maggior parte.
Sorprendente vero?
E poi se vogliono la borsa chanel che ti frega. Con tutti gli italiani che sognano la Ferrari, vai a criticare gli altri per una borsetta?

Anonimo ha detto...

Sono stato in numerosi alberghi ed hotel in Giappone, alloggiando in camere dall'ottavo piano in su e le finestre non erano affatto sigillate, in tante ci passavano tranquillamente anche due corpi umani, senza contare le camere con terrazza.

Anonimo ha detto...

Aggiungo per Beatrice: misurare la felicita' di 120 milioni di persone a spanne e dare giudizi sommari, questo e' triste.
Frequenti forse solo quelli che bevono e comprano chanel. Io ne frequento a migliaia che non bevono e non comprano chanel e non hanno nessuna intenzione di suicidarsi, anzi fanno ampi piani per il futuro. Prova a frequentarli anche tu, e' facile.

Genji ha detto...

Sicuramente dare giudizi sommari non porta la discussione da nessuna parte. Il suicidio in Giappone c'era anche prima di Chanel. E ho qualche difficoltà a collegare i suicidi con il consumo di birra Kirin.

Per tornare all'argomento suicidi, alcuni flash.

Tanti anni fa Pinguet scrisse un gran saggio sull'argomento, edita in Italia da Garzanti se non ricordo male: "La morte volontaria in Giappone".

Inoltre, per chi è in Giappone, se riuscita a trovare un vecchio libro (non ricordo autore e casa editrice) "Jisatsu manyuaru" è una lettura interessante.

E' interessante vedere anche alcune forme di suicidio che si stanno diffondendo in Giappone. Gli incontri di aspiranti suicidi in forum di discussione, per poi scegliere di morire in gruppo, per esempio.

Anonimo ha detto...

Un po' di analisi e critica non farebbe male...caro mongo ed anonimo...
state spendendo troppi anni in giappone e state perdendo di lucidita'.
Cosa c'entra poi l'Italia? che fate come i figli che se redarguiti da un genitori rispondono con un fantastico...ma gli altri?? Roba da adoloscenti!
Mancate di lucidita' cari miei, fatevelo dire di chi in Giappone ci ha passato 15 anni della sua vita.
Hanno, bisogno di bere per socializzare? ed e' un dato di fatto; le donne buttano i loro soldi in tonnellate di borse griffate...e' un altro dato di fatto. Hanno gli Hikikomori, ne vogliamo parlare forse?
Non vi piace ammetterlo? E' un vostro problema cari miei, siete un po' ciechi e di strette vedute.
Respirate questo paese, succhiatene l'anima, capitelo.
E' straordinario, lo so, ma non perfetto!!!

Anonimo ha detto...

Bravo Paolo!
Ammettere l'imperfezione e' da sempre segno di grande maturita'. Ammettere i propri errori, idem.
Ti consiglio di fare quattro chiacchiere anche con S.E......