Oggi ho incontrato nel carcere di Kosuge, a Tokyo, la "Primula rossa" Fusako Shigenobu, fondatrice dell'Armata Rossa. Fino a qualche giorno fa era in assoluto isolamento, imposto, come spesso avviene in Giappone (e in altri paesi...) in modo arbitrario, dalle autorità carcerarie, e non, come dovrebbe avvenire, dalla magistratura.
Da qualche giorno ha avuto il permesso di ricevere visite e io sono stato il primo giornalista in assoluto che è riuscito ad incontrarla, dopo il suo arresto, tutt'ora avvolto nel mistero, nel 2000 ad Osaka. Aveva trascorso gli ultimi trent'anni o giù di lì in LIBANO, nella valle della Bekaa.
Leggerete la lunga intervista - dove si parla del caso Moro, della Palestina, degli "anni di piombo" in generale e degli accordi più o meno segreti con la Corea del Nord - fra qualche giorno, sul Manifesto (niente telecamere, altrimenti l'avrei fatta per SkyTG24). Oggi mi premeva segnalare solo un paio di punti:
- l'assenza del minimo spiraglio di una soluzione politica agli anni di piombo versione locale. Shigenobu non ha mai commesso delitti di sangue ed è stata completamente scagionata dalla vicenda dell'occupazione dell'ambasciata francese all'Aja da una testimonianza scritta di Carlos, il terrorista in carcere in Francia. Un documento fondamentale che il publico ministero - che in Giappone (come in Inghilterra) non ha il dovere di rivelare anche le prove a discarico - ha aquisito con una rogatoria ma non ha reso pubblico durante il processo, provocando l'assurda sentenza di vent'anni. Shigenobu ha 62 anni, ed è malata di cancro. Ma non bisogna stupirsi troppo: questo è il Paese dove si condanna a morte un ragazzo di 18 anni e un mese (mettendo alla berlina il collegio di avvocati che lo difende, per i quali il quotidiano "progressista" Asahi ha chiesto la revoca del patentino) e dove lo scorso dicembre sono stati impiccati un non vedente e un uomo di 77 anni costretto su una sedia a rotelle
- lo sguardo tutto sommato sereno e "pulito" di Shigenobu. La quale si è "pentita" degli errori compiuti in passato, ha rinnegato da tempo la lotta armata e penso abbia più che pagato il suo debito - peraltro meno grave di tanti altri - nei confronti della società. Ebbene sì, l'avrete capito. A mio umile giudizio dovrebbe essere rimessa in libertà. Non è un'assassina. La sua detenzione è una ingiustizia, soprattutto pensando a quanti dei suoi "colleghi" internazionali, Italia compresa, spesso colpevoli di crimini ben più efferati, siano liberi e magari contino su una bella rendita da parte dello stato per i servigi forniti.
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1 commento:
vogliamo parlare di quel cittadino (una volta italiano) che ha avuto passaporto giapponese ??? Parlane un po', scopri tutte le tue carte...che la gente inorridisca ancora per gli anni '70!!!!
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