giovedì 14 giugno 2007

Incontro con Fusako Shigenobu, fondatrice dell'Armata Rossa

Oggi ho incontrato nel carcere di Kosuge, a Tokyo, la "Primula rossa" Fusako Shigenobu, fondatrice dell'Armata Rossa. Fino a qualche giorno fa era in assoluto isolamento, imposto, come spesso avviene in Giappone (e in altri paesi...) in modo arbitrario, dalle autorità carcerarie, e non, come dovrebbe avvenire, dalla magistratura.
Da qualche giorno ha avuto il permesso di ricevere visite e io sono stato il primo giornalista in assoluto che è riuscito ad incontrarla, dopo il suo arresto, tutt'ora avvolto nel mistero, nel 2000 ad Osaka. Aveva trascorso gli ultimi trent'anni o giù di lì in LIBANO, nella valle della Bekaa.
Leggerete la lunga intervista - dove si parla del caso Moro, della Palestina, degli "anni di piombo" in generale e degli accordi più o meno segreti con la Corea del Nord - fra qualche giorno, sul Manifesto (niente telecamere, altrimenti l'avrei fatta per SkyTG24). Oggi mi premeva segnalare solo un paio di punti:
- l'assenza del minimo spiraglio di una soluzione politica agli anni di piombo versione locale. Shigenobu non ha mai commesso delitti di sangue ed è stata completamente scagionata dalla vicenda dell'occupazione dell'ambasciata francese all'Aja da una testimonianza scritta di Carlos, il terrorista in carcere in Francia. Un documento fondamentale che il publico ministero - che in Giappone (come in Inghilterra) non ha il dovere di rivelare anche le prove a discarico - ha aquisito con una rogatoria ma non ha reso pubblico durante il processo, provocando l'assurda sentenza di vent'anni. Shigenobu ha 62 anni, ed è malata di cancro. Ma non bisogna stupirsi troppo: questo è il Paese dove si condanna a morte un ragazzo di 18 anni e un mese (mettendo alla berlina il collegio di avvocati che lo difende, per i quali il quotidiano "progressista" Asahi ha chiesto la revoca del patentino) e dove lo scorso dicembre sono stati impiccati un non vedente e un uomo di 77 anni costretto su una sedia a rotelle
- lo sguardo tutto sommato sereno e "pulito" di Shigenobu. La quale si è "pentita" degli errori compiuti in passato, ha rinnegato da tempo la lotta armata e penso abbia più che pagato il suo debito - peraltro meno grave di tanti altri - nei confronti della società. Ebbene sì, l'avrete capito. A mio umile giudizio dovrebbe essere rimessa in libertà. Non è un'assassina. La sua detenzione è una ingiustizia, soprattutto pensando a quanti dei suoi "colleghi" internazionali, Italia compresa, spesso colpevoli di crimini ben più efferati, siano liberi e magari contino su una bella rendita da parte dello stato per i servigi forniti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

vogliamo parlare di quel cittadino (una volta italiano) che ha avuto passaporto giapponese ??? Parlane un po', scopri tutte le tue carte...che la gente inorridisca ancora per gli anni '70!!!!